Festa della Liberazione: la memoria storica è ancora di moda?

25 aprile 2024 | 16:09
Festa della Liberazione: la memoria storica è ancora di moda?

La memoria storica è il “…tentativo di capire quello che è accaduto…” (La Stampa) per vivere il presente con maggiore attenzione, per non commettere gli stessi sbagli e carpire le azioni positive, e permette, infine, di guardare con maggiore speranza al futuro.
Mai come oggi, giorno in cui si festeggia l’anniversario della Liberazione, la memoria storica serpeggia tra l’evocazione del passato, la visualizzazione del presente, il vaneggiamento del futuro. Il nostro tempo, e in particolare la seconda metà del XX secolo in cui la memoria con la dimenticanza è stato spesso strumento consapevole dei nuovi saperi, è stato caratterizzato da uno sviluppo tecnologico e scientifico vertiginoso che ha avuto ricadute immediate sulla vita quotidiana e sulla società in genere. La storia tramandata dalla tradizione si configura quindi come strumento di ricerca per una continuità, un mezzo che attraverso la memoria storica definisce la coscienza di ciò che è accaduto al fine di interpretare ciò che è. Avere una memoria storica ha costituito in passato il desiderio di poter dimenticare ciò che è stato, l’ambizione di ricordare e trovare una continuità con ciò che è avvenuto, cercando di fare della teoria “storia maestra di vita” la pratica. Uno dei filosofi che si è interessato a darne una spiegazione è stato Nietzsche. Partendo dalla convinzione che l’infelicità dell’uomo sia causata dal pesante fardello del passato, giunse alla conclusione che “ciò che non è storico e ciò che è storico sono ugualmente necessari per la salute di un individuo, di un popolo e di una civiltà”. Dunque è necessario alla vita, la possibilità di dimenticare il passato per vivere il presente.
Simmetricamente opposta è la concezione della storia e del passato di un altro filosofo, Hegel. Egli affermava che “…la realtà stessa è la storia…”. Quindi al pessimismo vi è la contrapposizione di un ottimismo basato sull’idea che ciò che avviene nella storia è opera di un’entità più grande che tende alla felicità. Dunque si pone la questione: in quale misura la memoria storica è oggettivamente utile all’uomo?
In un’epoca informatica e “globalizzata” scompare l’uomo che pensa per far posto alla macchina che elabora; il senso della memoria è il motivo consapevole che porta un uomo a porsi davanti al suo passato e alla storia, cercando di trarre da essa una strategia di comportamento per la vita nel futuro.