Campi Flegrei, Carlo Doglioni: “Non c’è evidenza di magma che stia risalendo”

16 maggio 2024 | 23:03
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Campi Flegrei, Carlo Doglioni: “Non c’è evidenza di magma che stia risalendo”

Lo ha detto il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nell’audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera relativa alla situazione del bradisismo e del rischio sismico nell’area flegrea

Redazione – Su quello che sta accadendo nei Campi Flegrei Carlo Doglioni dichiara: “Nessuna evidenza di magma che stia risalendo”.

Lo ha detto il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nell’audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera relativa alla situazione del bradisismo e del rischio sismico nell’area flegrea.

Si sa che “in profondità c’è magma, come in tutti i vulcani” e “come Ingv lavoriamo 24 ore su 24” per monitorare la situazione.

Si fanno misure di ogni tipo, riferendosi a quelle di tipo geochimico, che riguardano soprattutto la Solfatara, dove le emissioni di anidride carbonica sono pari a 4mila tonnellate al giorno, o quelle del campo gravitazionale.

“I Campi Flegrei sono il vulcano più monitorato al momento, anche se abbiamo tanto ancora da fare per capire e per avere capacità predittive più avanzate”, per cui “bisognerebbe investire di più”. Sul monitoraggio del vulcano “come Ingv stiamo facendo il massimo e tutto l’Ingv nazionale sta contribuendo all’analisi dei dati”.

Dal 1538 nei Campi Flegrei non ci sono eruzioni ma solo dei terremoti superficiali, per cui certamente il problema deve essere affrontato in termini di vulnerabilità.

La causa del bradisismo è dovuta all’innalzamento del suolo di circa 20-30 millimetri al mese, con un picco di 4 centimetri nei mesi scorsi, mentre tra il 1982 ed il 1984 fu di 9 centimetri al mese.

Ma mette in risalto che un altro elemento noto è la “correlazione fra la sismicità ed il sollevamento del suolo”, si sa che “c’è una camera magmatica a 7-8 chilometri di profondità”, così come “abbiamo indicazioni che ci sono intrusioni di magma più superficiali, ma confinate alla profondità di 4-5 chilometri” e che “il sollevamento del suolo è legato sia alle intrusioni magmatiche sia all’effetto idrotermale di fluidi”.