Diffamazione, Fnsi “Il carcere per i giornalisti, vergogna italiana”. Solidarietà a Napolitano, a Positanonews arrivano minacce tutti i giorni

Diffamazione, Fnsi “Il carcere per i giornalisti, vergogna italiana”. Solidarietà a Napolitano, a Positanonews arrivano minacce tutti i giorni. Un articolo presunto diffamatorio, nonostante la replica fatta, che dimostra la buona fede e la volontà di non aver voluto nuocere dolosamente, porta al carcere. Lo schifo, consentitemi il termine, è che si accusa i giornalisti italiani di essere proni al potere, ma basta dire una parola, a volte anche un punto interrogativo, che si ricevono minacce di tutti i tipi, anche di aggressioni fisiche, di denunce, di mandarti in galera, e arrivano le denunce, con le citazioni a risarcimenti stratosferici e ingiustificati, alle quali personalmente siamo sottoposti in continuazione con un andirivieni in tribunale che al novanta per cento si risolve positivamente, appunto il 90 per cento, basta un punto e virgola, dimenticare un’udienza, un magistrato che non spessa entra bene nelle logiche dell’online e della difficoltà di un direttore di poter controllare tutto e ti ritrovi in galera, in carcere, magari anche solo per una responsabilità oggettiva, per articoli scritti da altri e sfuggiti. Una situazione che limita gravemente la libertà di stampa e riduce anche la volontà di esercitare con durezza quella funzione da watchdog che ti viene richiesta dalla società e dalla comunità che non conosce le problematiche che si fivono.

Il cronista Pasquale Napolitano condannato a 8 mesi per un articolo relativo a una vicenda del 2020, siamo anche noi, mettete pure il nostro nome, e forse capirete il perchè spesso siamo così prudenti, a meno di pretendere che trascorriamo una vita in galera, eppure di cause e citazioni e minacce ne abbiamo in continuazione, spesso per difendere i deboli, per evidenziare situazioni di ingiustizia, a volte solo per aver pubblicato un semplice comunicato stampa dei carabinieri, o per aver difeso il nome de nostro paese e la sua vivibilità, oramai sono rassegnato, mi è passata la rabbia verso gli haters che non capiscono, e conoscono, il nostro lavoro, chi offende e aggredisce la categoria dei giornalisi, ignorando le problematiche che ci sono dietro. Siamo nell’analoga situazione di Napolitano , se non peggio, perchè un piccolo giornale non ha il paracadute della tutela giudiziaria, in questo ringrazio chi mi sta vicino e mi presta assistenza puntuale e professionale, come l’avvocato Luigi Alfano, ma lo stress è tanto e troppo, l’andirivieni dai tribunali da Torre Annunziata a Salereno, l’ansia, il pathos, è troppo ed eccessivo. La segretaria generale Alessandra Costante: «In un Paese democratico punire con la reclusione i cronisti non è accettabile». Il Sugc: «Pronti ad assistere il collega in appello. Proprio da una causa che lo riguardava partì il ricorso che portò la Consulta a dichiarare il carcere incostituzionale».

«Il caso del cronista del Giornale condannato al carcere ricorda a tutti – giornalisti, politica e opinione pubblica – quella che è una vergogna italiana: in Italia, nel 2024, il codice penale prevede ancora le manette per i giornalisti che dovessero essere riconosciuti colpevoli di diffamazione a mezzo stampa». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.

«Ma al di là del caso specifico – prosegue – quello che la Federazione nazionale della Stampa ripete da anni è che in un Paese democratico punire con la reclusione i cronisti non è accettabile. I giudici fanno il loro lavoro applicando le leggi esistenti. Restiamo in attesa che anche il legislatore faccia il proprio lavoro: recepire le indicazioni della Corte costituzionale e eliminare il carcere dalle pene previste per la diffamazione, senza per questo prevedere sanzioni economiche tanto spropositate da avere sulla libertà di stampa quell’effetto raggelante più volte denunciato nelle sentenze delle Corte europea dei diritti dell’uomo».

Otto mesi di carcere per diffamazione a mezzo stampa oltre al risarcimento dei danni e delle spese legali. È questa la sentenza emessa dal Tribunale di Nola per il giornalista Pasquale Napolitano. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania, al quale il collega è iscritto, fa sapere di aver già attivato il proprio ufficio legale «per preparare un ricorso in Appello contro la decisione del giudice onorario che riteniamo assolutamente sproporzionata».

L’articolo di mille battute, quindici righe appena, è stato pubblicato dal giornale online Anteprima24 e riguarda l’Ordine degli avvocati di Nola per una vicenda del 2020. «Proprio per una causa che riguardava Pasquale Napolitano – ricorda il sindacato regionale – il Sugc presentò l’eccezione di incostituzionalità che ha portato poi alla decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il carcere per i giornalisti. È singolare che una sentenza del genere arrivi da un giudice non togato e che non contempli in alcun modo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, seppure per un altro articolo di legge, sul carcere per i giornalisti».

Avvocato Michele Cinque direttore@positanonews.it

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