Tommaso Losavio: Lo psichiatra che ha chiuso il manicomio di Roma

13 maggio 2024 | 23:30
Share0
Tommaso Losavio: Lo psichiatra che ha chiuso il manicomio di Roma
Fanpage

Tommaso Losavio: Lo psichiatra che ha chiuso il manicomio di Roma

A distanza di anni dall’approvazione della legge 180, meglio conosciuta come la legge Basaglia, che segnò una svolta epocale nel trattamento delle persone con disturbi mentali in Italia, una figura emerge come simbolo di cambiamento e di progresso nel campo della salute mentale: il dottor Tommaso Losavio.

Il percorso di Losavio verso la chiusura del manicomio di Roma, il Santa Maria della Pietà, è stato caratterizzato da determinazione, impegno e una visione umanistica della cura della mente. Nel 1993, Losavio accettò l’incarico di direttore del Santa Maria della Pietà con una precisa missione: chiudere per sempre le porte di quell’istituzione e garantire una migliore qualità di vita per i pazienti.

Prima di assumere questo incarico, Losavio aveva già sperimentato il cambiamento e la deistituzionalizzazione dei manicomi durante il suo lavoro a Trieste, al fianco di Franco Basaglia. Fu proprio lì che imparò l’importanza di trattare i pazienti con rispetto e dignità, e di lavorare per integrarli nella società piuttosto che emarginarli.

Il ritorno di Losavio a Roma rappresentò una sfida ancora più grande. Nonostante l’approvazione della legge Basaglia, il processo di chiusura dei manicomi e la deistituzionalizzazione richiedevano un impegno costante e una visione a lungo termine. Losavio si trovò ad affrontare una realtà difficile, con pazienti che erano stati relegati in istituzioni per decenni e che spesso non conoscevano altro che la vita all’interno dei muri del manicomio.

Il suo approccio alla cura dei pazienti era basato sulla domanda fondamentale: “Cosa possiamo fare per loro?“. Questo atteggiamento centrato sul paziente e sulla sua dignità ha guidato il lavoro di Losavio nel suo progetto di chiusura del Santa Maria della Pietà.

Uno dei momenti più significativi del suo lavoro fu il “progetto Giuseppina“, che vide la trasformazione della vita di una paziente, Giuseppina, considerata una “cava occhi” dalle infermiere del manicomio e spesso legata a sedie e termosifoni. Grazie all’impegno di Losavio e del suo team, Giuseppina e altre sette persone trovarono una nuova casa e una nuova speranza nella periferia di Roma, lontano dai confini opprimenti del manicomio.

L’eredità di Losavio è un monito costante sull’importanza di trattare le persone con disturbi mentali con rispetto, umanità e dignità. Il suo lavoro ha dimostrato che è possibile portare avanti un cambiamento radicale nel campo della salute mentale, se c’è volontà, impegno e una visione orientata al benessere dei pazienti.

Fanpage