Corpus Domini a Ravello: quando il regio governatore sfidò la tradizione

Corpus Domini a Ravello: quando il regio governatore sfidò la tradizione, da un post di Luigi Buonocore

Per una consolidata tradizione della Ravello d’antico regime, le prime due aste del pallio erano rette dal sindaco dei nobili e dall’eletto dei nobili, altre due erano assegnate ai nobili mentre le ultime erano affidate al sindaco e all’eletto del popolo.

Nel giovedì santo del 1712, però, il regio governatore Nicola Mariconda, trovandosi a Ravello, asserì che le aste più degne fossero quelle che stavano indietro e si rifiutò di portare quella che gli era stata offerta, tra lo stupore di nobili e popolo.

Gli eletti del popolo, infatti, non volevano soggiacere a tale innovazione mentre i nobili temevano di offendere la preminenza da sempre avuta. Il saggio vescovo Giuseppe Maria Perrimezzi, pertanto, per non arrecare pregiudizio alle due parti, affidò le aste a sei sacerdoti e ordinò di sottoporre la questione ad un attento esame.

Emerse così che «la pratica del Regno» non era uniforme e che l’usanza ravellese, comune ad altre città come Benevento, Molfetta o Crotone e rispettosa del coerimoniale episcoporum, doveva essere conservata. Dal Fondo Frezza di San Felice

 

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