Le “catene di Sant’Antonio”: il santo di oggi c’entra poco

Le catene di Sant’Antonio sono un fenomeno ben conosciuto e diffuso, ma la loro origine e sviluppo rappresentano un viaggio affascinante attraverso la storia e la cultura. Anche se il santo odierno ha poco a che fare con queste catene, la loro storia è ricca e complessa.

Prima delle moderne catene di Sant’Antonio, esistevano le “lettere dal cielo”. Queste erano elaborate lettere calligrafiche attribuite a origini divine, spesso attribuite a Dio, Gesù o ai santi. Contenevano preghiere e rivelazioni divine e si credeva che proteggessero chi le possedeva. Queste lettere erano considerate oggetti sacri da conservare.Secondo gli studiosi, le catene di Sant’Antonio si sono evolute da queste lettere tra il XIX e il XX secolo. Le prime catene mantenevano un carattere religioso, ma la loro attribuzione divina si perse, sostituita da un’appello ad altre autorità. I testi divennero più brevi e semplici, poiché il valore non risiedeva più nell’oggetto fisico ma nel messaggio da trasmettere. Questi dovevano essere copiati e inviati velocemente a un certo numero di persone per garantire protezione o evitare sfortune. In Italia, il primo esempio documentato di una catena di Sant’Antonio risale al 9 gennaio 1849, quando la Gazzetta del Popolo di Torino criticò una catena che doveva essere inviata a nove persone. È probabile che questa lettera fosse stata tradotta dal francese, e il contesto storico della Prima guerra di indipendenza italiana contribuì alla sua diffusione. L’autore dell’articolo reagì con toni esagerati, forse dovuti alla tensione del periodo.

Il vero boom delle catene di Sant’Antonio avvenne nel 1905, come riportato da vari articoli indignati dell’epoca. Queste catene spesso ritornavano ciclicamente, e una preghiera del 1848 riapparve con una modifica significativa: la minaccia per chi rompeva la catena.

Durante la Prima guerra mondiale, le catene di Sant’Antonio proliferarono, spesso utilizzate per spingere le persone a partecipare al rito con la speranza di porre fine alla guerra. Durante la Seconda guerra mondiale, un dossier dell’Oss (Office of Strategic Services) del 1943 suggerì di utilizzare catene di Sant’Antonio come strumento psicologico per preparare il terreno agli Alleati in Sud Italia, sfruttando le superstizioni locali.

Tra le due guerre mondiali, le catene iniziarono a perdere il loro carattere religioso, evolvendosi in lettere della buona fortuna, che promettevano buona sorte a chi le inoltrava e sventure a chi le ignorava.

L’associazione con Sant’Antonio sembra essere comparsa per la prima volta nel 1928 in un articolo del Corriere, diventando poi sinonimo di queste catene. Non è chiaro perché Sant’Antonio sia stato scelto, ma è possibile che una catena particolarmente famosa abbia invocato il suo nome.

Nonostante gli sforzi per debunkare e contrastare le catene di Sant’Antonio, esse continuano a evolversi e diffondersi, adattandosi ai nuovi mezzi di comunicazione come i social network e le app di messaggeria. Se prima richiedevano un notevole impegno per essere copiate e trasmesse, oggi la tecnologia ha reso questo processo quasi istantaneo.

A causa dei social network e delle piattaforme di messaggistica, le catene di Sant’Antonio continueranno a prosperare, mantenendo vivo questo interessante fenomeno del folklore contemporaneo.

(foto dal web)

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