Mafia, disposta vigilanza per giornalista Francesca Fagnani dopo le minacce
“Non ho paura. È una vita che svolgo questa professione e che mi occupo di questi temi”
Francesca Fagnani non ha paura per le minacce ricevute. “Ho fatto solo il mio lavoro di cronista sulla criminalità organizzata romana sugli atti giudiziari”, ha detto a La Stampa. Eppure, l’allarme resta alto, tanto che il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si è tenuto mercoledì pomeriggio in Prefettura a Roma, ha disposto una VGR, acronimo di Vigilanza Generica Radiocontrollata, nei luoghi frequentati dalla giornalista e conduttrice televisiva Rai di Le Belve. Secondo quanto appreso da LaPresse da fonti della questura, una pattuglia delle forze dell’ordine effettuerà dei passaggi sotto l’abitazione della giornalista e nei pressi dei luoghi di lavoro. Fagnani aveva denunciato di aver ricevuto alcune minacce dopo la pubblicazione del romanzo “Mala. Roma Criminale”, in cui la giornalista parla, tra gli altri, del boss della camorra Michele Senese detto “O pazzo”.
Al momento non ci sono state minacce di morte o che facciano temere per la sua incolumità. Ma le parole di astio e il livore nei suoi confronti sono stati tali da preoccupare la procura guidata da Francesco Lo Voi. Durante un’inchiesta della Dda, infatti, condotta dall’aggiunto Ilaria Calò e dal pm Francesco Cascini, era emersa la circostanza delle minacce e la notizia, alcune settimane fa, è stata riferita al prefetto Lamberto Giannini.
Di qui la convocazione di un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per affrontare la questione.
La VGR è una misura di controllo che rappresenta il primo step nella scala della vigilanza alle persone a rischio. Dopo che i carabinieri hanno informato la giornalista della circostanza, lei si è definita “tranquilla. Non ho paura perché io mi sono limitata a unire tutti i puntini delle tante indagini a Roma supportate dagli atti giudiziari. È una vita che svolgo questa professione e che mi occupo di questi temi. L’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik’, l’ho seguito dal primo momento e ho voluto approfondire il tema dello spaccio”. Come ha riportato La Stampa, Fagnani ha ritenuto importante occuparsi del “cartello del narcotraffico partendo dal suo vertice e dai suoi vice re di maggiore caratura. Ma ho fatto tutto in base agli atti, anche per questo sono serena”.
Il suo libro, racconta le criminalità organizzate che si contendono la piazza della Capitale. Lo spunto da cui prende il via la narrazione è proprio l’omicidio di ‘Diabolik’, capo degli ultras “Irriducibili” della Lazio, ai vertici della cosiddetta “batteria di Ponte Milvio”.