Piano di Sorrento – Con il regista Danilo Mauro Malatesta, riflessioni sull’Africa, ricordando Pan Chalù
Piano di Sorrento (NA) Ho incontrato Danilo Mauro Malatesta presso l’Hotel Royal Hills, tra gli alberghi più panoramici sulle colline che dominano la città di Piano di Sorrento, lungo la strada per Positano, che con il direttore Giovanni Del Duca è tornato ad avere quell’allure, che una volta, questo luogo aveva conquistato nei memoir di viaggio degli inglesi agli inizi del Novecento, “attrazione” che sembrava ormai relegata solo negli scritti di romanzi storici come “Il mistero dei Pantanelli” di Carlo Knight (La Conchiglia). Danilo Malatesta, classe ’66, nato a Chicago, quest’oggi (8 giugno N.d.R.) impegnato con la RAI per la trasmissione Unomattina Weekly in diretta da Positano, ma prim’ancora che per la RAI collaboratore del Corriere della Sera, La Repubblica, Panorama, Espresso e Paris Match ha dedicato buona parte della sua ventennale carriera al reportage di guerra, testimoniando con la sua arte fotografica avvenimenti come “Il Raid americano a Tripoli del 1988 (La Repubblica), La ritirata delle truppe cubane dall’Angola 1989 (Epoca) Lo sminamento della frontiera tra Namibia e Sud Africa 1989 (Panorama), L’intervento americano in Kuwait 1990 (L’Espresso), La ritirata delle truppe sovietiche dell’Afghanistan 1991 (Time), La caduta di Siad Barre in Somalia, guerra civile e campi profughi 1994 (le maggiori testate italiane ed europee), Le atrocità della guerra Rwanda – Burundi e le operazioni di evacuazioni delle popolazioni Hutu e Tutzi, 1995 (L’Espresso). Proprio quest’ultimo reportage d’Africa è stata occasione per me di riportare alla memoria Gaetano Pagano, ingegnere e giornalista di Piano di Sorrento che visse e testimoniò stagioni storiche altrettanto importanti, legate a figure come Fidel Castro, Olof Palme e Agostinho Neto. Gaetano Pagano di Melito, classe ’26, figlio di diplomatici, un “italiano cresciuto in Cina” come lo ha definito Eugenio Lorenzano su Il Manifesto, che da adolescente ebbe il coraggio e l’avventatezza di spingersi da solo, a cavallo di una vecchia moto in Mongolia e tra i mongoli guadagnarsi il soprannome di “Pan Chalù” salvando la vita ad una principessa. Pagano negli anni Settanta lavorando per la tv svedese, ebbe modo di conoscere e stringere profonda e sincera amicizia con il premier svedese Olof Palme, tra i leader occidentali dell’epoca il più fermo oppositore all’apartheid sudafricano. Proprio in occasione dei tanti servizi d’inchiesta giornalistica che condusse nelle colonie portoghesi, Gaetano Pagano realizzò il suo capolavoro di documentazione giornalistica. L’ingegnere giornalista riuscì, infatti, a filmare e documentare nel 1978 il barbaro eccidio commesso dalle truppe sudafricane a Kassinga in Angola in una storica battaglia che vide le truppe della SWAPO (l’organizzazione politico-militare per l’indipendenza della Namibia) appoggiate da quelle cubane contro l’esercito razzista sudafricano. Furono proprio le immagini, che coraggiosamente Pagano riuscì a filmare, a mettere spalle al muro il Sud-Africa e gli ascari alleati dell’UNITA (guerriglia angolana sostenuta da USA e Sud-Africa) davanti all’assemblea dell’ONU. Fotoreporter come Danilo Mauro Malatesta e Gaetano Pagano di Melito, in questo delicato momento storico che stiamo vivendo, con le loro immagini ci pongono ancora una volta di fronte alla cinica e cruda riflessione che fece a suo tempo un altro grande fotoreporter, Robert Capa: “I campi di concentramento brulicavano di fotografi e ogni nuova immagine dell’orrore serviva solo a diminuire l’effetto totale. Adesso, per un breve giorno, tutti vedranno che fine hanno fatto quei poveri diavoli in quei campi; domani, a pochissimi importerà cosa accadrà loro in futuro.” Ecco, se tutto questo non ci indigna, se i profughi di oggi provenienti dalla Palestina, Ucraina, Libia, Nigeria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Centro Africana, Repubblica democratica del Congo e Uganda, non ci indignano che per l’attimo di un’occhiata ad una foto di un lancio d’agenzia, beh di quell’orrore, con la nostra indifferenza, saremo diventati noi stessi in qualche modo complici.
di Luigi De Rosa
info Danilo M. Malatesta : https://danilomalatesta.it/about/
Fidel Castro con Gaetano Pagano di Melito (immagine del Corriere della Sera 12 01 2014)
Con Danilo Mauro Malatesta, regista RAI e fotoreporter