Francesco Cossiga a Positano, quel luglio del 1991 c’eravamo anche noi

Francesco Cossiga a Positano, quel luglio del 1991 c’eravamo anche noi. Che bei tempi ricordiamo che d’abitudine il Presidente della Repubblica veniva puntualmente nella perla della Costiera amalfitana subito dopo aver trascorso il Capodanno a Napoli, ma nel 1991 il Presidente arrivò in piena estate. E che presidente , era Francesco Cossiga, provato dal caso Moro, preso di mira dalla stampa estera e non solo. Noi eravamo corrispondenti de Il Mattino, il principale quotidiano della Campania, per poi passare al Corriere del Mezzogiorno, inserto del Corriere della Sera e tutto quello che succedeva in Costa d’Amalfi lo riportavamo, mandare un articolo non era semplice come una foto, oggi è tutto telematico. Vogliamo condividere il bel ricordo di Sigismondo Nastri

CON FRANCESCO COSSIGA A POSITANO

Francesco Cossiga arrivò a Positano nella mattinata del 15 luglio 1991 e vi si trattenne fino a pomeriggio inoltrato. Difficile che me ne possa dimenticare. Seguii la visita come cronista per raccontarla l’indomani, fino ai dettagli, su un quotidiano di Salerno. Questo mi consentì di avere con lui un rapporto diretto.

La giornata era bella, soleggiata, seppur tormentata da un vento fastidioso che rendeva il mare increspato.

Il Presidente della Repubblica fu accolto da una piccola folla, schierata su balconi e terrazze, lungo le scalinate e la marina, e da gruppi festosi di bambini con le bandierine dai tre colori in mano. Sulla banchina c’era l’abituale protocollare schieramento di autorità: sindaco, prefetto, questore, comandanti delle varie armi e così via, in trepida attesa, oltre ai tanti operatori TV, fotografi, giornalisti.

Cossiga giunse a bordo dello yacht Paolucci della Marina Militare, che gettò l’ancora a un centinaio di metri dal molo. Lo potemmo vedere subito, affacciato sul ponte, compiaciuto dello scenario che gli si parava dinanzi. Era in tenuta sportiva, con giubbotto da marinaio e cappellino con visiera. Una motovedetta si accostò, lui scese a passo svelto la scaletta e vi si imbarcò. Quella motovedetta, però, non riuscì a guadagnare la riva. Vi provò ripetutamente, ma veniva sempre respinta dalla risacca.

Il Capo dello Stato, anziché spazientirsi, appariva divertito. Nei volti dei responsabili della sicurezza, invece, si leggeva la tensione per una situazione paradossale, tra il drammatico e il comico: che, però, divenne esilarante quando, dalla spiaggia, si levò alto il grido di Teresa Lucibello, mitica noleggiatrice di piccole imbarcazioni: 《Levàteve ‘a miezo tutte quante, ‘o faccio sbarcà io ‘o Presidente!》

La donna, risoluta, fece scivolare in acqua una barca e, a colpi di remi, raggiunse velocemente la motovedetta. Nessuno provò a trattenerla.

Cossiga accettò di buon grado l’invito, vi montò con l’agilità di un provetto uomo di mare e, accompagnato da calorosi applausi, fu condotto a terra. Sano e salvo.

Divertito sì, eppure per niente disposto a rinunciare a una delle sue feroci

esternazioni: più tardi, nel corso del pranzo di gala all’Hotel Sirenuse – rivolto al Comandante di porto di Salerno, Colonnello De Bartolomeis ̶ disse, con aria sfottente: 《I suoi uomini sono marinai da piscina.》

La prima sosta del Capo dello Stato era stata alla Buca di Bacco, cuore della mondanità e del by night. All’invito: 《Gradisce un buon caffè?》, aveva replicato con stizza: 《Non esiste un buon caffè o un cattivo caffè. O è caffè oppure non lo è》. Spiegando, da intenditore, che, prima di gustarlo, bisogna sempre bere dell’acqua per sciacquarsi la bocca.

Nel percorso in salita dalla marina all’albergo cercavo, col microfono del registratore aperto, di captarne ogni frase. Favorito dal prefetto Corrado Catenacci che con squisita sensibilità s’era leggermente defilato per lasciarmi il posto accanto a lui. A un certo punto, con un po’ di sfrontatezza, gli sussurrai: 《Presidente, quando torno a casa e riferisco a mio figlio Antonio che sono stato con lei, non mi crederà.》 《Davvero?》 replicò di scatto. Mi chiese di passargli un foglio di carta. Gli porsi il dépliant dell’albergo, sul quale era stampato il menù. Tirò fuori la penna da una tasca e lesto vi scrisse: 《ad Antonio, con amicizia ed auguri! Francesco Cossiga》.

《Glielo faccia vedere》, aggiunse. In quello stesso momento, mi vidi comparire di fronte proprio Antonio in un gruppo di ragazzi e ragazze, che a Positano erano venuti per fare baldoria, per divertirsi. Accennò un sorriso, senza fermarsi. Alla sua età era attratto da ben altri interessi.

©Sigismondo Nastri

Un ricordo condiviso anche da noi di Positano news, all’epoca lì presenti insieme ad altri giovani giornalisti, un gruppo eterogeneo, uniti da un unico grande amore: quello per la scrittura e per il giornalismo.

Lettera Cossiga

Oggi ricorrono 11 anni dalla scomparsa di Francesco Cossiga. Il ricordo della sua visita a Positano nel 1991

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