Per i trogloditi 3.0 la vita di un gattino non vale nulla: filmato choc sui social indigna sul web.
Un sentimento di forte sdegno ed una condanna senza appello, per l’ultimo episodio di violenza sugli animali, reso noto in questi giorni da un’articolo Ansa, circa un filmato choc girato sui social: in Sardegna, a Lanusei in Ogliastra, un ragazzino si è fatto riprendere nel lancio di un gattino da un ponte, tra le risate di due amici presenti.
Le orribili immagini, rimbalzate da una chat all’altra, hanno indignato gli utenti della rete, e le associazioni animaliste Aidaa, Lega italiana dei diritti degli animali e Zampe hanno denunciato alle Procure competenti l’autore del gesto ed anche gli altri due ragazzini, identificati grazie ai fotogrammi che li ritraggono.
Il video racconta gli ultimi istanti del cucciolo indifeso e spaesato, che resta immobile sul palmo della mano del suo aguzzino, prima del lancio nel vuoto.
“Ancora una volta sono i giovani a rendersi protagonisti di crudeltà inenarrabili nei confronti degli animali – commenta la presidente della Lida di Olbia, Cosetta Prontu -. E’ solare che qualcosa nella società non vada nel verso giusto. Gli autori di atti come questi sono figli di una cultura retrograda, secondo cui la vita di un animale vale meno di niente, che scaricano le proprie insoddisfazioni sui più deboli, probabilmente alla ricerca di gratificazioni che non sono capaci di trovare in una professione o in un percorso di studi. O semplicemente per avere successo sui social network”. Da qui l’appello: “Servono provvedimenti seri e pene severe, che siano da monito e soprattutto idonei a porre fine a questa crescente ondata di violenza dilagante e incontenibile”. (Ansa)
Per questo giovane si configura il reato di maltrattamento di animali, e per gli altri due, di concorso nel reato per la stessa imputazione, e si auspica il massimo della pena prevista, affinché possa servire da monito per altri pitenziali violenti.
Gli individui che maltrattano o uccidono gli animali, prendono di mira proprio quelli più piccoli ed indifesi, e tendenzialmente si tratta di sogetti destinati a trasformarsi nei serial killer di domani, in stalker, rapinatori o stupratori.
È arrivato il momento di trattare in maniera più significativa questo tipo di reati perché si tratta a tutti gli effetti di “persone” tendenti alla devianza sociale.
È stato ormai ampiamente dimostrato che il maltrattamento degli animali è il primo gradino della scala della violenza, ed in quanto tale è predittivo di future violenze. A sostenerlo ricerche e studi condotti non solo a livello mondiale, ma anche in Italia, dove per la prima volta è stato delineato il profilo zooantropologico criminale del maltrattore e/o uccisore di animali, in seguito ad una ricerca effettuata all’interno delle carceri.
Emerge che gli abusatori sono nella quasi totalità di sesso maschile, e l’87% dei detenuti intervistati si è reso responsabile di episodi di maltrattamento di animali prima e di malavita e bullismo dopo, a danno soprattutto di donne, minori ed anziani.
La crudeltà fisica su animali è tra i sintomi del “disturbo della condotta” considerato l’anticamera del disturbo antisociale in età adulta, e dovrebbe diventare d’obbligo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una preventiva classificazione di quei soggetti a rischio a partire dall’età scolare, affinché si realizzi la giusta percezione del fenomeno e delle sue implicazioni sociali.