Habemus Piano di Ricostruzione Ischia edizione 2024: l’isola Monumento Naturale

E’ arrivato il PdRi, il Piano della Ricostruzione di Ischia versione 2024 è stato trasmesso in bozza ai 6 Comuni. Avviato come piano per la ricostruzione post sisma 2017 di Ischia con la sua Legge, non può prescindere dalla tragica alluvione del 2022 e dalle successive disposizioni normative intervenute. Il piano per Ischia è un passaggio nel profondo del Piano Paesaggistico regionale che dalla stanza dei bottoni è considerato necessario per consolidare il percorso di elaborazione del Piano di Ricostruzione di Ischia il Pdri che, nel rispetto del cronoprogramma, proseguirà ora, dopo la consegna della bozza, con una fase di consultazione con i Comuni, propedeutica all’adozione definitiva del Piano entro questo mese di luglio, la successiva apertura della fase delle osservazioni, per poi giungere all’approvazione definitiva del Piano tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Lo ha detto l’assessore Regionale Bruno Discepolo. Si parla soprattutto di Casamicciola e Lacco Ameno, quasi nulla di Forio. E’ indubbia la contrapposizione di interessi e di visioni, il Piano della ricostruzione di Ischia firmato dalla Regione Campania sconfessa tutto quanto detto sin qui. Con un tratto di colore e con il PdRi ribalta tutte le altre scelte e le regolamenta anche quelle già estremizzate. Bastava aspettare per evitarlo?

20 EDIFICI NERI DA DEMOLIRE, IL CELARIO ZONA GRIGIO ARTICOLO 39

Sono circa 20 gli edifici neri da demolire tra Casamicciola e Lacco Ameno. Non più di 5 sono in questo ultimo comune, al Fango. Il Celario e la zona del Gradone teatro della frana del 26 novembre 2022 sono “grigio Articolo 39” del PdRi. Ovvero: Edifici e aggregati da demolire per la realizzazione di interventi pubblici.⁠ ⁠Si tratta degli edifici che, sebbene non rientranti nelle fattispecie di cui all’articolo 39 (nero demolizione), il PdRi considera necessario acquisire alla proprietà pubblica, al fine di consentire, previa loro demolizione, la realizzazione di opere di messa in sicurezza, il miglioramento della dotazione infrastrutturale anche con finalità di Protezione civile, la riqualificazione urbanistica e ambientale degli insediamenti preesistenti.Un orpello di articoli e regoli che però muovo su pochi assunti: “no” a nuovi edificati, “si” a sicurezza e paesaggio. Il PdRi si impegna quindi a intervenire su un luogo identitario, rispondendo alle esigenze di sicurezza e stabilità abitativa della comunità. Va detto che forse che questa ultima versione by Bruno Discepolo e Romeo Gentile, bisogno ammetterlo, è la più razionale rispetto alla reale esigenza di una isola dalle molteplici fragilità e vincoli e soprattutto dal perimetro limitato e dal disagio smisurato. Eppure confligge con quanto fatto sin qui. Ma andiamo a leggere nel dettaglio gli 8 allegati di cui 3 tavole grafiche a colori per categorie di intervento dove si indica cosa ricostruire e cosa no. Il PdRi Piano di ricostruzione dell’isola d’Ischia per i Comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco

LA SPECIFICITÀ DEL PIANO,IL PAI E LE DELOCALIZZAZIONI VOLONTARIE

Il Piano di Ricostruzione si distingue nettamente dalla disciplina ordinaria relativa agli strumenti urbanistici, configurandosi come uno strumento di carattere speciale. Unico nel contesto degli strumenti destinati alla ricostruzione dei territori colpiti da calamità. Il PdRi si configura come variante del Piano Territoriale Paesistico vigente per i contenuti e le previsioni non conformi ad esso, nel caso in cui avrà conseguito il preventivo consenso del Ministero per la Cultura, interessa un territorio di tre comuni, configurandosi quindi come un piano intercomunale. Allo stesso tempo però la norma istitutiva assegna al PdRi il valore di piano attuativo. Ciò implica una scala di dettaglio che obbliga a prefigurare quadri di riferimento da approfondire successivamente a livello di progetto architettonico. Il Piano di Ricostruzione assume un duplice ruolo: da un lato agisce come un piano sovraordinato al quale i Comuni dovranno conformarsi nella redazione dei propri piani urbanistici comunali; dall’altro si configura anche come un piano di dettaglio, di livello attuativo. Alcune delle scelte di Piano non possono che essere subordinate alla piena attuazione del Piano degli interventi urgenti per la mitigazione del rischio idrogeologico e Programma degli interventi di mitigazione previsti dal Commissariato straordinario e dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale. Così come un ruolo rilevante è giocato dalle manifestazioni di interesse per le delocalizzazioni volontarie, e dai Piani di demolizione dei fabbricati danneggiati, trasmessi alla Regione dal Commissariato.

ELEMENTI COSTITUTIVI: IL GIS CON DATABASE A DISPOSIZIONE DI TUTTI

Il Piano di Ricostruzione, composto da elaborati cartografici e descrittivi, si articola in due macro-aree principali: il quadro conoscitivo e il progetto di Piano. Essenziale a tal fine la scelta di utilizzare software GIS (Sistema Informativo Geografico) che dopo l’approvazione sarà fruibile a tutti.
Il quadro conoscitivo è articolato nelle seguenti aree tematiche:

Il progetto di Piano si articola in due parti: disciplina ordinaria e disposizioni attuative. La prima comprende la perimetrazione dell’area, la individuazione degli Ambiti territoriali omogenei (ATO) e dello Schema Direttore. Le disposizioni attuative si sostanziano nell’articolazione dell’area del Piano in circa 2.550 Unità Minime di Intervento (UMI), corrispondente a un edificio o un insieme di edifici con i relativi spazi (coperti e scoperti), all’individuazione delle categorie di intervento e alla definizione della disciplina di dettaglio.

IL PROGETTO DI PIANO

In particolare, gli obiettivi generali del PdRi sono:

L’interesse pubblico si definisce, in questo Piano, attraverso una mutua convergenza tra azioni volte ad assicurare il miglioramento della sicurezza dei cittadini e la tutela del paesaggio, operando in un contesto estremamente fragile dal punto di vista geologico-sismico, idro- geologico e paesaggistico.

LA STRATEGIA DI PIANO

Dov’era, non com’era. Il Piano intende consentire, in tutti i casi in cui ciò sia possibile, la per- manenza degli abitati nei siti dove essi si sono sviluppati nei secoli. In particolare, si pro- pone la ricostruzione delle storiche frazioni collinari di Fango, Piazza Maio – via D’Aloisio e Bagni. Gli studi specialistici – di natura geologica, sismica, idrogeologica – confermano la presenza di rischi importanti che, tuttavia possono essere mitigati per consentire un nuovo, sicuro, modo di abitare. Dal punto di vista sismico, gli studi di dettaglio condotti dalla Regione Campania con il sussidio dell’INGV, hanno consentito di localizzare faglie attive e capaci sub-emergenti (di tipo “B”, secondo la classificazione tecnica), la cui fascia di inviluppo (di 160 metri) include una ricostruzione in queste condizioni. Dal punto di vista idrogeologico, fondamentali sono le opere di mitigazione del rischio idraulico e da frana. Il PdRi recepisce tali nuove infrastrutture – strutture paramassi, vasche, adeguamenti dei collettori e realizzazione di nuovi tratti fognari, altre opere necessarie alla messa in sicurezza – predisponendo le condizioni urbanistiche per il loro corretto inserimento ambientale e paesaggistico. Queste opere di mitigazione potranno dunque, per la prima volta in Italia, essere concepite in modo integrato alla ricostruzione.

ISCHIA MONUMENTO NATURALE

Il PdRi propone un restauro territoriale, paesaggistico, fisica e culturale, riporti in piano piano il valore semantico delle forme geografiche dei monumenti naturali che strutturarono la matrice relazionale polis greca. Questo patrimonio fragile, archeologico e geologico, unico al mondo, costruito nei millenni dal vulcanesimo e dall’uomo esplicita una rinnovata vocazione di ‘centro antico’ della più vasta dimensione urbana e territoriale istituita dalla città metropolitana partenopea nel 2015. È Ischia, con Cuma e l’arcipelago flegreo, il luogo d’origine, il nucleo fondativo della Napoli contemporanea che oggi, come l’antica polis, è tornata ad includere nel suo perimetro l’intero territorio provinciale, dal Golfo a settentrione” e al “Golfo del Cratere”. L’obiettivo è dunque valorizzare i terrazzamenti vulcanici del paesaggio, potenziando sulla direttrice est-ovest le attrezzature e gli spazi pubblici panoramici già esistenti sul ciglio a mezzacosta, connotato dalle emergenze della Piccola e della Grande Sentinella. Far riemergere la matrice naturale, oggi occultate da un abitato diffuso e di scarsa qualità. Interventi architettonici puntuali, nuovi percorsi, parchi attrezzati e mobilità sostenibile possono riconfigurare le polarità dei campi relazionali urbani riportando in primo piano il patrimonio archeologico, le forme-figure dei duomi e dei terrazzamenti naturali costruiti nei millenni dal vulcanesimo, complementari ai valloni e agli improvvisi affioramenti delle sorgenti termali da sempre note nel mondo per la varietà e le proprietà terapeutiche delle acque che costituiscono il corollario dell’essenza vulcanica dell’isola.

SISTEMI DI OPERE, LE CRITICITA’ COME IL CELARIO

Sulla base di questo scenario, si costruisce la strategia di piano, articolata nei sistemi di opere:

L’infrastruttura verde, disegnata interpretando le condizioni geomorfologiche, idrauliche e vegetazionali esistenti, contiene e territorializza le opere di irreggimentazione idraulica, di consolidamento dei versanti e di protezione degli abitati, necessarie e propedeutiche alla mitigazione degli elevati rischi rilevati. Dove questa mitigazione non è possibile, neanche realizzando opere di tale fatta, come nella zona del Celariogià impattata dalla frana del 2022, il Piano si assume la responsabilità di proporre la demolizione di tutti i manufatti residenziali ancora presenti, talvolta ancora abitati, prevedendo la completa rinaturalizzazione dell’area.

L’infrastruttura verde definisce planimetricamente una sorta di pettine, con il manico saldamente ancorato alla terrazza di pedemonte e i denti protesi verso la costa, coincidenti con le incisioni torrentizie.All’infrastruttura verde si sovrappongono ulteriori sistemi di infrastrutturazione territoriale: relativo alla viabilità di valenza strategica; della mobilità lenta: i percorsi pedonali, le mulattiere e la sentieristica; degli spazi pubblici rilevanti.

LA VIABILITA’

La viabilità di valenza strategica consta di un anello, prevalentemente appoggiato sulla struttura viabilistica esistente – da Lacco a Casamicciola: via Morgera, via Cava, Provinciale Lacco-Fango, via Borbonica, via Montecito, via Roma, corso Vittorio Emanuele, corso Luigi Manzi (Sp 270) – con un pendolo che, mediante l’adeguamento stradale delle attuali via Cava e via Pendio, arriva ai piedi di via Casa Mennella, con un parcheggio di attestamento, strategico anche come area di ammassamento in caso di emergenza. Il corretto funzionamento dell’anello viario strategico richiede dunque la realizzazione di alcuniadeguamenti della sezione stradale e di limitate nuovi tracciati di raccordo:

La realizzazione di queste opere viabilistiche, per i quali saranno sviluppati specifici progetti di fattibilità tecnico-economica, non solo consentirà un migliore deflusso del traffico e l’accessibilità per i mezzi in caso di emergenza ma, anche in condizioni ordinarie, sarà capace di decongestionare dal traffico di attraversamento, dando la possibilità ad alcuni spazi pubblici rilevanti – in primis, ma non solo: le storiche “piazze” di Bagni, Maio e Fango – di caratterizzarsi come luoghi fortemente attrattivi, valorizzando straordinarie risorse artistiche, architettoniche, archeologiche, ambientali e paesaggistiche oggi fortemente compresse. Il sistema viabilistico si completa con alcune aree di parcheggio pubblico di attestamento che, individuate sul bordo degli abitati storici, renderà possibile una loro progressiva pedonalizzazione, costituendo, al contempo, luoghi sicuri per l’ammassamento degli abitanti e le attività dei soccorritori in caso di emergenza.

Se l’infrastruttura verde è un pettine e la viabilità di valenza strategica un anello, incardinato ai porti di Casamicciola e di Lacco Ameno, la rete dei percorsi della mobilità lenta non può che rappresentarsi attraverso la figura di una ragnatela.

SPAZI PUBBLICI RILEVANTI

L’opera di infrastrutturazione va a compimento conspazi pubblici rilevanti, costituiti prevalentemente da aree già di proprietà pubblica e da aree da acquisire per effetto delle delocalizzazioni o di vincoli espropriativi apposti dal Piano. Tali ambiti, che includono sia spazi aperti – piazze, parchi e slarghi – sia attrezzature pubbliche esistenti – edifici scolastici, talvolta dismessi e altri edifici di interesse comune – costituiscono ambiti di progettazione unitaria di valenza strategica in quanto la loro riqualificazione è vista come un volano per l’attuazione dell’intero piano. Topologicamente, questo sistema di spazi pubblici si configura come un insieme di nodi, articolati su tre dorsali longitudinali: quello collinare, con le piazze urbane storiche del Maio-via d’Aloisio, di Bagni e di Fango, quella costiera, con gli interventi che vanno dal fronte del Pio Monte della Misericordia a Piazza Marina, al Promontorio a Mare presso l’Ospedale Rizzoli, a Piazza Capitello; Tra le due si colloca la dorsale intermedia, quella di ciglio di mezza costa, con il sistema delle attrezzature panoramiche del Paradisiello, del Museo Civico e di alcu- ni edifici scolastici , dell’Osservatorio, fino alle terme La Rita. Un approfondimento specifico è inoltre sviluppato per il sistema archeologico di Villa Arbusto e di Piazza Santa Restituta, con l’accesso al Parco Archeologico.

CONSUMO SUOLO ZERO

Il Piano di ricostruzione non prevede l’urbanizzazione di aree rurali: la sua attuazione è realizzata senza consumo di suolo, attraverso il riuso, la rifunzionalizzazione e la valorizzazione di strutture già esistenti, anche mediante acquisizione alla proprietà pubblica per la realizzazione di residenza di tipo sociale. Anche per quanto attiene alle aree di ricollocazione degli abitanti sfollati dall’ambito maggiormente critico, infatti, si prevede il riuso di immobili preesistenti, senza il ricorso ad alcun nuovo insediamento residenziale, neanche di tipo pubblico. Uno dei pilastri della strategia di piano è la tutela, la gestione attiva e la valorizzazione dello spazio rurale: le aree forestali del M. Epomeo e dei versanti collinari. Per la profondità storica delle diverse forme d’uso e delle civiltà materiali che questo patrimonio di risorse ha sapientemente gestito nel corso dei millenni, lo spazio agroforestale deve essere a tutti gli effetti considerato come il centro storico verde dell’isola: un paesaggio identitario dalla cui integrità ed equilibrio dipende fortemente la vitalità delle diverse attività economiche, turismo compreso, il brand e la reputazione dell’isola, la sicurezza degli insediamenti e delle infrastrutture, oltre che fondamentali di prevenzione dei dissesti e di protezione degli insediamenti. Stesso approccio per i sistemi di terrazzamenti storici che sostengono le produzioni agricole tradizionali, svolgendo nel contempo un’essenziale funzione di difesa e conservazione dei suoli vulcanici di straordinaria fertilità. La maggior parte delle quali rientra nella definizione di “boschi di protezione diretta”.