Il Positano Teatro Festival omaggia Enzo Moscato a sei mesi dalla sua scomparsa con Roberto Maria Azzurro

Lunedì 29 luglio, in piazza dei Racconti, alle 20,30, calcherà le scene un veterano molto amato dal pubblico del Positano Teatro Festival, Roberto Maria Azzurro, protagonista e regista della pièce “Scende giù per Toledo”, dal famoso romanzo del 1975 di Giuseppe Patroni Griffi, accompagnato al pianoforte da Tom Tea.

 Roberto Maria Azzurro

É la storia di Rosalinda Sprint, gracile e titanica creatura che emerge sopra tutte le figure dei cosiddetti femminielli napoletani, per fragile possanza e isterico ma innocente romanticismo – scrive Azzurro nelle note di regia – in quel mondo che dopo gli anni Settanta ha lasciato il posto a una contemporaneità che ha perso purtroppo poesia e meraviglia. E mentre la vediamo aggirarsi per una Napoli – nessun altro luogo avrebbe potuto dare vita a una storia come questa – ancora variopinta e incantata di quel tempo di sogni, e dunque su una scena teatrale desolata ma vitale, entriamo con lei in una visione della vita ancora superba e infantile allo stesso tempo, e ci imbarchiamo in sua compagnia su un piroscafo dei desideri verso le bianche scogliere di una irraggiungibile felicità. Perché se una Butterfly e un Pinkerton sono tragicamente riassunti in una sola figura, la solitudine è l’unico infelice approdo cui si possa auspicare”.

“Restano le parole. Sempre. Da che mondo è mondo, che non è soltanto una frase fatta, ma qualcosa che rappresenta l’eternità di un modo di esistere, che è quello che caratterizza la razza umana. Gli uomini hanno bisogno di immagini e sono le parole a creare immagini. In fondo “in principio era il verbo”, come si disse e appunto scrisse. E sarà ancora la parola a condurci per le strade di Napoli, questa volta, e nelle cosiddette pieghe dell’anima di questo personaggio che andiamo a raccontare e a interpretare adesso, proprio grazie alle parole che si fanno teatro e a un immancabile pianoforte che contrappunta i paesaggi reali e interiori di un mondo perduto ma ancora sognato e realizzato grazie al teatro, unico luogo fantastico dove le parole possono farsi vita e far rinascere appunto la vita ogni sera e per sempre.

Abbiamo quasi perso tutto, in quel “riposo” forzato di qualche anno fa, in quel letargo imprevisto, in quel carcere infetto a cui siamo stati sottoposti: ma non le parole. Noi siamo vivi perché ancora parliamo. Ma non tutte le parole, attenzione, sono foriere di immagini. Le parole fantasiose, ben organizzate, significative, di certo lo sono. Quelle, per intenderci, che raccontano le storie belle, e che sollecitano dunque immagini fantasiose. E Giuseppe Patroni Griffi ha raccontato non soltanto storie belle, e originali, nei suoi romanzi e nelle sue commedie, spesso grottesche eppur allo stesso tempo così possibili, ma ha inevitabilmente anticipato tempi e fatto scandalo, come solo i grandi artisti possono e sanno fare.

E spesso le ambienta a Napoli, le sue storie, per cui le sue parole diventano ancora più pregne di fantasia e irresistibilmente divertenti e pericolose, piene di salsedine e imprevisti e stavolta anche di un linguaggio aggressivo ma poetico, violento ma romantico, di sole eppur di incubi, di iperboli e quindi di meraviglie. Le parole sono state il modo più efficace, formidabile e stupefacente con cui abbiamo comunicato da quando l’uomo ha appunto deciso di condividere quello che gli si agitava dentro. E Patroni Griffi ha fatto tutto questo sin da subito, dagli inizi folgoranti della sua carriera, dall’uscita nel 1975 del suo primo romanzo, appunto “Scende giù per Toledo”.

Roberto Maria Azzurro

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