La notte dei fiati: danzando in musica

12 luglio 2024 | 13:13
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La notte dei fiati: danzando in musica
La notte dei fiati: danzando in musica
La notte dei fiati: danzando in musica

Questa sera, a Cetara alle ore 21,30, sul Sagrato della Chiesa di San Pietro Apostolo, i Solisti della Filarmonica Campana, Vincenzo Scannapieco, Giovanni Borriello, Sabato Morretta, Marco Alfano e Christian Di Crescenzo, saranno ospiti della rassegna “Concerti al borgo”

Di Olga Chieffi

E’ vanto delle massime orchestre creare il maggior numero possibile di gruppi da camera utilizzando i musicisti del proprio organico. L’indimenticato Herbert von Karajan stimolava ininterrottamente i suoi musicisti in questo senso. Essi devono imparare ad ascoltarsi a vicenda, devono comunicare musicalmente nel più piccolo e amichevole dei cerchi, per poi affiatarsi nella grande famiglia musicale che un’orchestra è. Stasera sarà la notte dei legni della Filarmonica Campana a Cetara, quando sul Sagrato della Chiesa di San Pietro, alle ore 21,30, si accenderanno i riflettori sul quintetto di fiati composto dal flautista Vincenzo Scannapieco, con Giovanni Borriello all’oboe, Sabato Morretta al clarinetto, Marco Alfano al fagotto e Christian Di Crescenzo al corno, ospiti della rassegna Concerti al Borgo, inaugurata la scorsa settimana dai Solisti brass evolution, Saverio Barbarulo e Donino Gaudieri alla tromba, Antonio Proto al corno, Gioacchino Mansi al trombone, Matteo Coppola alla tuba e Rosario Barbarulo alle percussioni. La serata avrà inizio con  l’opera più amata del compositore Ferenc Farkas , le Antiche danze ungheresi del XVII secolo che  comprende Intrada, Allegro moderato,  Lassú, un Moderato, maestoso, Lapockás tánc, Allegro quasi scherzo, Chorea. Moderato, e Ugrós un  Allegro, costruiti, in piccole danze di otto battute sotto forma di rondò e, utilizzando l’armonia e il contrappunto dell’antico barocco, unitamente alla Serenata che ascolteremo in seguito, con impostazione formale di chiara e solida fattura, sicuramente di gusto latino, pur possedendo un organico legame con l’atmosfera del paesaggio ungherese. “Ogni qualvolta Il barbiere vive dinanzi a noi la sua breve vita, – affermava Ildebrando Pizzetti – noi abbiamo l’impressione del rinnovarsi di un fenomeno naturale: è come la luce che sorge ogni mattina a rischiarare il mondo, e che non è oggi quella di ieri, ma non è un’altra, …”. Ed ecco l’ouverture del Barbiere di Siviglia di Rossini, elogio assoluto degli strumentini, introdotti dall’ oboe con il suo Andante sostenuto d’apertura alternante accordi poderosi a brevi scalette e a note ribattute, misteriose e incerte, prima di cedere il passo all’Allegro con il primo tema, celeberrimo, giocato sulla lamentosa ripetizione del semitono discendente Do-Si, che pare mostrare ironicamente le tristezze della vita, e concludere in tonalità maggiore, con il famoso tema gaio e giocoso. La prima parte della serata verrà chiusa dalle Five Easy Dances del compositore ungherese, poi naturalizzato americano Denes Agay , Polka, Tango, Bolero, Waltz e una Rumba, danze e ritmi dal mondo musica che racconta della vita, che celebra il ritmo del corpo. E’ una musica strutturata per raccogliere energia, per comunicarla, “dividerla” e restituirla collettiva attraverso la danza. E’ una musica che non separa mai il divertimento e l’ “impegno”, anche quando è apparentemente priva di significati, è la musica dell’ “Incontro”. Si continuerà con due arrangiamenti particolari di Giovanni Borriello, Moment for Morricone e  Yo soy Maria di Astor Piazzolla. Tutti avranno ascoltato nella propria vita un “Tribute to Ennio Morricone”: dietro quelle colonne sonore sonore che tutti conosciamo, fischiamo, canticchiamo, e vengono eseguite da qualsivoglia formazione, ragazzini, bande, orchestre giovanili, concerti da camera, grandi arene, c’è l’uso elegante di tecniche modernissime, come il serialismo e la musica concreta, combinate con elementi di popular music, influssi folk, canti celtici, canto gregoriano, trombe mariachi e un complesso di esecutori della taglia di un’orchestra sinfonica. Morricone ha voltato le spalle alle convenzioni hollywoodiane per il western e alla loro enfatizzazione dei profili melodici e dei caratteri armonici propri delle canzoni tradizionali e dell’inedia, e, così, ha definito un nuovo modello di riferimento per la colonna sonora di questo genere. Si continua col tango, stavolta di Astor Piazzolla e l’aria di sortita di Maria de Buenos Aires “Yo Soy Maria”, una metafora della rinascita della città stessa, che eternamente risorge dalle proprie ceneri, sulle ali delle ragioni estetiche del Nuevo tango che smette gli abiti di una musica esclusivamente legata alla danza e al canto, per farsi pura espressione musicale, assorbendo tutto lo spirito elegiaco, la malinconia che scaturisce dalla certezza dell’ineluttabilità e dell’amarezza della vita, proprie del viejo tango. Gran finale con una arrangiamento in CrossOver della Quinta Sinfonia di Beethoven, su un ritmo di bossa nova.