Maiori due in uno: martedì 30 luglio, ore 17.30 Inaugurazione Orto Botanico e Limoneto del Marchese Mezzacapo, ore 18.00 incontro divulgativo sul “Mal Secco”.
Sul tema dei limoni e del “Mal secco”, a Maiori un doppio appuntamento martedì 30 luglio. Alle ore 17.30, nell’area alle spalle dell’Asilo Nido Comunale, avrà luogo l’inaugurazione del Limoneto del Marchese Mezzacapo e dell’Orto Botanico, un’opera che punta all’educazione dei bambini, alla conoscenza ed alla protezione del patrimonio agricolo.
Alle ore 18.00 nei Giardini di Palazzo Mezzacapo, seguirà un incontro divulgativo sulle linee guida per il trattamento del “Mal Secco” e dell’adozione di pratiche agronomiche di limitazione del patogeno, che ha già compromesso circa il 25% dei limoneti.
A proposito del futuro della limonicoltura in Costa d’Amalfi, si parlerà anche della richiesta fatta al Governo: gli indennizzi agli imprenditori che hanno subito danni, le misure per l’espianto ed il reimpianto dei limoneti compromessi, il piano di monitoraggio epidemiologico.
L’obbiettivo è arginare rapidamente ed efficacemente il fenomeno, e supportare gli agricoltori affinché non abbandonino le colture sui terrazzamenti, per scongiurare conseguenze devastanti sia per la sicurezza idrogeologica del territorio che per l’estetica del paesaggio.
Il mal secco dall’area di origine del limone in Asia centrale, si estese ai paesi sul Mar Mediterraneo, sulle coste del Mar Nero e nell’Asia Minore. Fu osservato la prima volta, nel 1834 sulle isole greche dell’Egeo, mentre in Italia è conosciuto da circa un secolo, avendo causato pesanti perdite tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso nel messinese, dove portò al disseccamento di 3mila ettari di limoneti, tuttavia soltanto nel 1988 si ebbe un decreto ministeriale che tracciava le prime linee guida utili agli agricoltori.
Trasportati dal vento e dalle gocce di pioggia, le spore del Plenodomus tracheiphilus finiscono sulle lesioni dei giovani germogli, causate dagli agenti naturali come grandine, vento, stress termici ecc. oppure anche umani, come potature, danni da urto con mezzi meccanici, potature incaute ecc.
Se il fungo riesce a penetrato dalle lesioni periferiche, il decorso della malattia è lento, ma se si insedia alle radici, danneggiate da lavorazioni meccaniche del terreno o sul tronco, il decorso è più rapido.
È vitale anche offrire alla singola pianta lo spazio libero sufficiente alla sua “dignitosa” sopravvivenza, così come andrebbe fatto anche nelle società umane, nelle quali i contagi di malattie infettive sono facilitati dalla sovrappopolazione.
In condizioni ambientali ad esso favorevoli, ovvero temperature tra 18 e 25°C, una volta a contatto coi vegetali la spora germina, dando inizio al processo infettivo all’interno dei vasi linfatici, dove colonizza dando luogo ad una sintomatologia caratteristica: ingiallimento delle nervature fogliari, caduta delle foglie, colorazione rosa salmone subcorticale, disseccamento dei rametti fino a far seccare tutta la pianta.
Il fungo può vivere per mesi o anni al suolo, tra residui di foglie, potatura e radici, e con più probabilità in terreni argillosi rispetto a quelli sabbiosi, e penetrato all’interno del limone è impossibile eradicarlo.
Tutte le strategie di difesa sono volte dunque alla prevenzione del contagio: dall’utilizzo di prodotti rameici per sanificare le ferite ed impedire al fungo di insediarsi, alle buone pratiche volte a diminuire gli stress alle piante da effettuare sempre con costanza.
L’eradicazione dei focolai mediante potatura o estirpazione degli alberi malati, con bruciatura in situ del materiale infetto, va eseguita preferibilmente in tarda primavera-estate, quando i sintomi della malattia sono evidenti e la possibilità di nuove infezioni è ridotta. Si potano i rami infetti con una cesoia disinfettata, a circa 30cm dalla parte secca, disinfettando i tagli con una pasta cicatrizzante.
I residui potendo trasmettere le spore ad altre piante, vanno subito eliminati, bruciandoli e non gettandoli nel compost.
Per scongiurare il ritorno delle spore, spesso vengono previsti dei trattamenti a base di solfato di rame e calce. Nonostante il largo impiego anche nel biologico, questi trattamenti possono causare danni da avvelenamento se utilizzati durante la fioritura.
Sono fitotossici fino a 20 giorni, e pericolosi per l’ambiente se utilizzati in eccesso, più dannosi nella stagione umida ed anche con il forte caldo anche se asciutto. La Comunittà Euopea ha stabilito un quantitativo di rame annuo pari a 6Kg/ha, ma la sfida è di eliminarlo o ridurne almeno i possibili effetti negativi.
È soprattutto grazie alla cura resiliente dei piccoli agricoltori “eroici”, che finalmente si sta comprendendo l’importanza di osservare pratiche etiche a beneficio della salute oltre che dei profitti, per un’agricoltura più verde, più efficiente e più equa, con un migliore uso delle risorse naturali per poter affrontare il cambiamento climatico, e salvaguardare la biodiversità promuovendo la condivisione delle conoscenze.
Ad entrambi gli eventi di Maiori, parteciperanno tutti i Sindaci della Costa d’Amalfi, Nicola Caputo Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Luigi D’Eramo Sottosegretario di Stato all’Agricoltura, il responsabile del CREA Campania (Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo), ed i rappresentanti delle associazioni sindacali del territorio, a moderare Chiara Gambardella, Direttore del Consorzio di Tutela “Limone Costa d’Amalfi IGP”.