Piano di Sorrento accoglie la Madonna delle Grazie, il racconto della Processione Nera: “La barca del Comandante”

Questa mattina la statua di S. Maria delle Grazie del borgo di Marina di Cassano ha percorso in processione le strade di Piano di Sorrento insieme alla tradizionale “barchetta” con una piccola statua mariana. Un appuntamento molto sentito in città dove la Madonna viene attesa con fede e devozione.
Come di consueto, la processione ha attraversato anche Piazza Cota dove si è svolta la tradizionale sosta con un momento di preghiera. Uno dei momenti più intensi della processione perchè simboleggia il saluto e l’omaggio della città alla Vergine Maria. Ogni anno nella piazza principale viene allestito una sorta di altare che nasconde sempre un messaggio ed un simbolismo legati alla storia ed alle tradizioni carottesi.
E la “Processione Nera” (ovvero l’Arciconfraternita della Morte ed Orazione), con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, ricorda una delle tante domeniche di luglio in cui Piazza Cota ha accolto la Madonna delle Grazie: «L’album dei ricordi: la prima domenica di luglio. La barca del Comandante.
Non più tardi della prima decade di giugno, con Giosuè, ci recavamo dal Comandante Pietroantonio Iaccarino per iniziare a parlare dell’allestimento dell’altare che, la prima domenica di luglio, avrebbe accolto la Processione della Madonna delle Grazie all’arrivo a Piazza Cota. Così, come sempre, anche quell’anno.
Nel retrobottega del suo negozio trovammo il Comandante Iaccarino, aiutato dai due collaboratori e dal Comandante Gargiulo, intento ad armeggiare con seghe circolari, pialle e attrezzi di varia natura. Quel luogo, per noi così familiare, a stento riuscivamo a riconoscerlo per come era stato trasformato in una sorta di falegnameria: più precisamente in un cantiere nautico.
Ad accoglierci il caro Tonino, figlio del comandante, che guardandoci anticipò la nostra domanda dicendoci: “i Maestri d’ascia, sono dentro!” Capimmo dal sorriso che accompagnava quella indicazione cosa bolliva in pentola: gli artisti già erano all’opera per l’altare di Piazza Cota. Il sorriso di Tonino era il risultato dell’ammirazione per le continue creazioni geniali del padre sommato alla santa rassegnazione di chi sa che le cose devono andare così. Man mano che ci avvicinavamo agli artisti, riusciva ad essere sempre più riconoscibile la sagoma di una imbarcazione, più precisamente un gozzo. In realtà del gozzo era rimasto solo lo scheletro, il grezzo. Vedendoci il Comandante ci accolse con gli occhi che gli brillavano. Conoscevamo quegli occhi e la loro luce; quella luce parlava di passione, entusiasmo, creatività; parlava di sogni da realizzare, di idee da creare.
Tanto più li vedevamo brillare, tanto più quello che si doveva realizzare aveva dell’incredibile. Quel gozzo Pietroantonio lo aveva costruito tanti anni prima con il papà; aveva “preso il primo mare” proprio una festa della Madonna delle Grazie di tanti anni prima. Una volta il primo bagno, o tutto quello che era legato al mare si doveva fare rigorosamente solo dopo che la Madonna, con la sua processione, avrebbe solcato le acque benedicendole. Nel gioco di sguardi, quasi contemporaneamente, incrociai occhi preoccupati: erano quelli di Giosuè!
Giosuè era affascinato da tanta fantasia e genialità; a tratti, coinvolto, dava sempre il suo validissimo contributo di idee, ma era una persona pratica. Alcune idee, che al suo cuore apparivano bellissime, necessitavano, per il suo “modus operandi” (e la sua serenità) mesi e mesi di preparazione! Troppo pochi venti giorni per “sistemare” (in effetti ricostruire) un gozzo. Ma il Comandante ci raccontò che quella piccola barca era stata per tanti anni la fedele compagna di tantissime giornate spensierate al mare, sempre e solo dopo la festa “Marina”.
Così aveva pensato che quell’anno, dopo tanto tempo, quel gozzo avrebbe rivisto la Madonna delle Grazie, non a mare ma a Piazza Cota; avrebbe fatto da sfondo alla statua al suo arrivo al centro del Paese. Così fu! Alle quattro del mattino di quella domenica di luglio, una decina di uomini di buona volontà, armati di falanghe e “Sivo” (la sugna, mista a sapone) per far scivolare meglio il tutto, fecero salire il comandante nel gozzo (per l’opera creata si meritava di guidare quella “ciurma” dalla barca stessa) e dal vicoletto, che dal retrobottega del laboratorio porta alla piazza, si giunse, “navigando” gli antichi basoli come le onde del nostro mare, fino a dove si doveva allestire l’altare.
La mattina della prima domenica di luglio è stata anche questo: un momento incantato, indimenticabile! Dobbiamo essere riconoscenti per quanto abbiamo vissuto e a chi lo ha reso possibile; tutto questo ha reso le nostre vite più belle».