Piano di Sorrento attende la Madonna delle Grazie, il racconto della Processione Nera: “La campana di San Giovanni”

Domenica prossima, 7 luglio, la statua di S. Maria delle Grazie del borgo di Marina di Cassano percorrerà in processione le strade di Piano di Sorrento insieme alla tradizionale “barchetta” con una piccola statua mariana. Un appuntamento molto sentito in città dove la Madonna viene attesa con fede e devozione.
Come di consueto, la processione percorrerà anche Piazza Cota dove è previsto il tradizionale momento di preghiera.
La sosta in Piazza Cota della statua mariana rappresenta uno dei momenti più intensi della processione perchè simboleggia il saluto e l’omaggio della città alla Vergine Maria. Ogni anno nella piazza principale viene allestito una sorta di altare che nasconde sempre un messaggio ed un simbolismo legati alla storia ed alle tradizioni carottesi.
Ed a pochi giorni da questo momento così importante la “Processione Nera” (ovvero l’Arciconfraternita della Morte ed Orazione), con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook ricorda una delle tante domeniche di luglio in cui Piazza Cota ha accolto la Madonna delle Grazie: «L’album dei ricordi: la prima domenica di luglio.
Manco ‘na campana salutaje’ po’ rre!
Francesco II e la campana di San Giovanni.
L’altare allestito in Piazza Cota da sempre rappresenta l’accoglienza del cuore della città alla processione della Madonna delle Grazie. La tradizione vuole che anche le autorità civili e militari prendano parte alla processione dopo la breve ma intensa preghiera che si svolge con sullo sfondo l’artistico altare preparato molte ore prima.
Da sempre è così; forse è così da quella prima processione di fine ottocento, inizio novecento, che vide arrivare la comunità della Marina di Cassano, con la nuova statua lignea, sotto al “barraccone”, il luogo simbolo dell’anima commerciale di “Caruotto”. Forse improvvisarono un altare su un carretto della frutta, poi furono sparati dei mortaretti per salutare la Madonna in visita ad un popolo in festa. Un popolo in festa: questa la costante nello scorrere del tempo.
In questi anni tantissimi sono stati i promotori di quell’accoglienza in Piazza: Vincenzo Maresca (alias Vincenzo ‘e Martin’ ), il nostro Giosuè Perrella e tanti, tanti ancora. Ma la vera svolta si è avuta con il Comandante Pietrantonio Iaccarino, vero e proprio genio assoluto nel dare un senso ed una chiave di lettura storica alla creazione che si andava a fare.
Così nel retrobottega del negozio del comandante Pietrantonio, che si apre sulla stradina che collega via san Michele alla Piazza Cota, settimane prima si preparava tutto il necessario per la lunga notte che precedeva la domenica della processione. Giosuè e l’inseparabile Vittorio erano addetti a reperire “fondi” e materiale; il Comandante Pietrantonio e il Comandante Gargiulo, con l’aiuto e la consulenza del maestro Bruno Balsamo e di qualche giovane maestranza, erano deputati alla creazione del tutto.
Più del giorno della festa era bello vivere proprio queste settimane prima del grande evento; era bello ascoltare spunti storici della nostra terra che si intrecciavano con luoghi e personaggi che rivivevano nell’appassionato racconto del nostro comandante Iaccarino. Così come quell’anno in cui proprio il comandante, sfruttando la disponibilità della campana della cappella di San Giovanni, smontata per aggiustarne l’asse ormai consumato, ci raccontò di quando il re Francesco II fece visita al Principe Carlo Filangieri, nel palazzo di Sopramare, per convincerlo ad assumere la Direzione del Governo del Regno delle Due Sicilie.
Così si decise di ricreare quel fatto storico vissuto dalla nostra comunità. Il Maestro Bruno Balsamo avrebbe realizzato il quadro che rappresentava la spiaggia di Cassano dove approdò la barca a vapore, proveniente da Napoli, che portava il Re fiducioso di convincere il Principe ad accettare l’importante incarico. Era il giugno del 1860, Carlo Filangieri, già comandante delle truppe napoletane impegnate nel 1848 nella riconquista di Messina (dopo i moti del 48’) e successivamente dell’intera Sicilia, aveva già ricoperto proprio l’incarico di capo del governo dal 1859 al 1860 ma, a pochi giorni dallo sbarco a Marsala di Garibaldi, il 14 maggio 1860, si era ritirato a vita privata presso il meraviglioso palazzo posto sulla Ripa di Cassano, ospite del Duca Maresca di Serracapriola.
La scena descritta dal comandante Pietrantonio era quella del crepuscolo di un regno e del suo sovrano; nessuna comunità in festa ad attendere il re, nessun drappello d’onore: tutto faceva presagire al diniego del Principe Filangieri. Erano le battute finali di quello che era stato uno degli regni più potenti e ricchi d’Europa e che si stava piegando al nuovo che avanzava. Tutto così tranne che Angela, una delle tante donne della Marina di Cassano, moglie di un maestro calatafaro (quelli che rendevano impermeabili i bastimenti) che abitava a Via San Giovanni, vedendo scendere Francesco II nella assoluta indifferenza corse prima nella cappella della Madonna delle Grazie, per accogliere al suono della piccola campanella il re, per poi precedere il suo arrivo nel palazzo di Sopramare, con il più forte rintocco della Campana della cappella di San Giovanni.
Francesco II, si racconta, abbia poi confidato a Carlo Filangieri, che più che di principi, duchi e generali, lui avrebbe avuto bisogno di soldati fedeli come quella donna. Il Re, non potendo più sperare in nulla, forse pentito dei tanti errori fatti, scendendo alla spiaggia per ripartire in fretta e furia per Napoli, si narra, abbia affidato le sorti del suo regno alla Madonna delle Grazie venerata nella piccola cappella della Marina.
Per anni le persone anziane avrebbero ripetuto all’arrivo di una persona in vista ma decaduta questo proverbio: “Manco ‘na campana salutaje’o rre!”.
Così quella mattina della prima domenica di luglio di centocinquanta anni dopo, non Angela, ma il Comandante Pietroantonio, al suono di quella stessa campana, non accolse un re ormai al crepuscolo, ma una Regina Madre delle Grazie che, giunta a Piazza Cota, veniva accolta da un popolo in festa; un popolo che sa che passeranno gli anni, gli uomini ma mai le preghiere di una Madre che non smetterà mai di proteggere ed accompagnare i figli nel cammino della vita».

campana di san giovanni

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