Politica e Religione a Minori: La Festa di Santa Trofimena Diventa Campo di Battaglia
Recentemente è stata pubblicata una filessione a firma di Francesco Criscuolo, che ha suscitato non poche reazioni tra i cittadini e gli osservatori delle tradizioni locali. È opportuno, dunque, riflettere criticamente sulle affermazioni del Criscuolo, mettendo in luce alcuni punti controversi e proponendo una diversa chiave di lettura.
In primo luogo, Criscuolo descrive la partecipazione delle autorità locali alla processione come un “imprevedibile e incomprensibile coup de théatre”. Questo giudizio appare eccessivamente severo. La presenza dei rappresentanti istituzionali, che hanno portato a spalla la statua di Santa Trofimena, patrona di Minori, può essere vista da una parte considerevole della popolazione come un gesto di vicinanza e partecipazione alla vita comunitaria. È innegabile che la separazione tra Stato e Chiesa sia un principio cardine della nostra Costituzione, tuttavia, le tradizioni locali rappresentano momenti di unione e condivisione per tutti i cittadini, a prescindere dal loro ruolo istituzionale. La partecipazione delle autorità, in questo contesto, non dovrebbe essere interpretata come una violazione della laicità dello Stato, ma piuttosto come un riconoscimento dell’importanza culturale e sociale di tali eventi.
Criscuolo suggerisce che la presenza delle autorità sia stata un atto di prevaricazione e di invadenza nel sacro, ma questa critica potrebbe risultare infondata. Molti cittadini potrebbero percepire questa partecipazione come un segno di rispetto e sostegno verso la comunità e le sue tradizioni religiose. L’accusa di “commistione e violazione dello spazio squisitamente spirituale e sacrale” sembra dunque poco appropriata. Invece, tale partecipazione potrebbe essere vista come un tentativo di riconoscere e celebrare la ricchezza delle tradizioni locali, che rappresentano un patrimonio comune.
Nel suo articolo, Criscuolo cita il profeta Amos per criticare la partecipazione delle autorità, associandola a un atteggiamento di oppressione verso i poveri e gli umili. Tuttavia, questa connessione appare forzata. La partecipazione delle autorità locali a un evento religioso non implica automaticamente un’azione di sopraffazione o prevaricazione. Al contrario, potrebbe rappresentare un gesto di vicinanza e di supporto alla comunità, dimostrando che le istituzioni sono presenti e partecipi nella vita dei cittadini.
Inoltre, l’autore fa riferimento a figure storiche come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, noti per la loro critica alle autorità civili, militari e religiose. È fondamentale ricordare che questi sacerdoti combattevano contro le ingiustizie e le prevaricazioni, non contro la collaborazione e il dialogo tra le diverse componenti della società. La presenza delle autorità locali alla processione non dovrebbe essere vista come un atto di dominio, ma come un segno di partecipazione attiva e di rispetto per la vita comunitaria.
Criscuolo sottolinea la necessità che l’esercizio della potestà amministrativa sia svolto con gravitas, misura e moderazione. Su questo punto non si può che concordare. Tuttavia, la gravitas non esclude la possibilità di partecipare a eventi che sono parte integrante della vita comunitaria e che rafforzano il legame tra le istituzioni e i cittadini.
Un aspetto che emerge in modo implicito ma significativo riguarda il contesto politico che potrebbe aver influenzato le critiche di Criscuolo. È noto che la figlia del Criscuolo era candidata alle recenti elezioni comunali, svoltesi appena un mese fa, ma non è stata eletta, ottenendo invece un posto come consigliere di minoranza. Questo retrofondo politico non può essere ignorato, poiché suggerisce che l’attacco alla partecipazione delle autorità locali possa avere anche una motivazione politica, volta a colpire la maggioranza comunale attuale di Minori.
In conclusione, è importante considerare che la partecipazione delle autorità locali alla processione della festa patronale di Minori possa essere interpretata come un gesto di rispetto e di sostegno alla comunità, piuttosto che come un atto di prevaricazione. La festa patronale rappresenta un momento di unione e condivisione per tutti i cittadini, e la presenza delle autorità può essere vista come un riconoscimento del valore di queste tradizioni.
In un contesto in cui le tradizioni locali rischiano di essere dimenticate, la partecipazione delle istituzioni può contribuire a mantenerle vive e a trasmetterle alle future generazioni. La critica di Criscuolo, sebbene legittima, dovrebbe essere rivista alla luce di una visione più inclusiva e comprensiva del ruolo delle autorità nella promozione e nel supporto delle tradizioni culturali e religiose della comunità.