SALITA E SALUTE passeggiate alla scoperta del territorio
Il viaggio alla scoperta delle bellezze di Sant’Agnello al secondo appuntamento della rassegna “Salita e Salute”, fortemente voluta dall’assessore Ester De Maio e immediatamente accolta dall’assessore al turismo Marcello Aversa e dal sindaco Antonino Coppola. Ad ogni appuntamento c’è sempre una tappa ristoro con prodotti a km0, con pane e…
SABATO 27 LUGLIO 2024 SANT’AGNELLO E L’ARCO DI SANT’ELIA, secondo appuntamento. Per il primo appuntamento “Sant’Agnello vista dal mare” per coloro i quali volessero approfondire : Appunti storici archeologici per una visita
Partenza ore 06:00 dalla chiesa di San Rocco
Si prosegue per via Armieri, San Vito, Galatea, Mostrano, Cepano, Nastro D’Argento, Frevignone, Nastro Azzurro, Piazzale dei Colli di Fontanelle, Belvedere, Arco di Sant’Elia, Pizzo e Cardillo Si ritorna al Piazzale dei Colli per proseguire per Passarano, Trasaella, Tordara, Maiano.
Il percorso si sviluppa su una lunghezza di circa 8 km con un dislivello in salita di circa 450 mt. adatto a chi ha già una buona preparazione atletica.
Munirsi di abbigliamento idoneo e scarpe antisdrucciolo adatte a camminare su strade lastricate e in terra battuta. Portarsi almeno due litri di acqua.
Note di viaggio
LA CHIESA DI SAN ROCCO dal libro di Franco Gargiulo
Sorge nel terziere Maiano, uno dei più antichi del Comune, conosciuto per la produzione dei mattoni. La piccola chiesa è stata fondata nel l428 da Urbano Gargiulo, come documentano gli Atti della Visita di Mons. Leopoldo Ruggiero, conservati nell’Archivio ~ella Curia Arcivescovile. Dai citati Atti del 1584, si apprende che appariva:
“Longa palmi 30, larga 20, coperta a tetto, col suolo lastricato. In capo ha una tribuna posta al muro, di palmi l l , inclusa nella longhezza della cappella. Nella quale tribuna è un‘altare, longo palmi 7, largo 3, alto 4, senza Ancona, con figure antiche dipinte al muro, scabello novo, proporzionato”. Vi erano, inoltre “due panni d‘altare, uno d‘auropelle vecchio con la figura di S(an)to Rocco, l’altro di damasco cannosino con la francia bianca e gialla”.
Sulla parete alle spalle dell’altare, possiamo ammirare un quadro, che per alcuni richiama i modi di Giacomo De Castro, raffigurante La Vergine tra Angeli e i santi Rocco e Antonio di Padova.
Sulla parete a destra, sono custodite le statue del Cuore di Gesù e di San Rocco, che era anticamente portata in processione in occasione di epidemie; in un angolo, la piccola statua di San Giuseppe con abito in stoffa. Sulla parete a sinistra, possiamo ammirare le statue dellaMadonna Addolorata, di Maria Ausiliatrice, ed una piccola statua di San Giovanni Bosco. Sulla parete di fondo vi è la cantoria che custodisce l’organo. Anche la facciata è molto semplice, impreziosita da un quadro maiolicato di San Rocco, collocato nella parte superiore.
Nella sagrestia è custodita una statua di San Rocco, più grande di quella esposta in chiesa, che ancora oggi, in occasione della festa, che si celebra per antica tradizione l’ultima domenica di agosto, viene portata in processione dai giovani dell’Associazione “Amici di San Rocco” avente la sede in questa chiesa. Questo dinamico gruppo, formato da giovani e adulti del Rione, da qualche anno ha mpresso alla “Festa di San Rocco” un’impronta ben precisa, intesa a valorizzare e preservare
La statua di San Rocco conservata in sacrestia – L’antica statua di San Rocco il ricordo dell’antica arte dei cretari, organizzando una manifestazione dedicata agli artisti della ceramica. Nei giorni della festa, i caratteristici vicoli del rione vengono visitati da migliaia di persone, provenienti anche da altre regioni, per poter ammirare i lavori in ceramica esposti negli androni delle case e negli angoli più belli del borgo.
Di San Rocco mi piace riportare un episodio tramandatoci da Monsignor Bonaventura Gargiulo, nativo di Maiano:
“Tutti sanno che nel1836 vi fu colera anche a Sant’Agnello: ed ecco San Rocco in processione alla chiesa parrocchiale; ma cessato il colera, San Rocco fu restituito alla sua cappella, avvolto in un lenzuolo e caricato in una sporta. San Rocco zittì, ma quando ricomparve il colera nel 183 7, e si fu a cavarlo una seconda volta fuori dalla sua .. nicchia, San Rocco stette duro, e tira e strappa, gli slogarono un piede,onde poi gli stivali d’argento. Così il popolino. Raccontano pure che nella famosa peste del 1656, San Rocco fu visto in Son-ento e in Meta, passeggiar di notte radiante di luce, con un campanello in mano che ad ogni’ tJivio o quadrivio suonava dicendo: Confessatevi che il castigo di Dio è venuto; però da Maiano il Santo cacciò la peste affinché non nuocesse ai Maianesi; e la Zì Candida che era di buon spirito, vide San Rocco che la cacciava, col suo bastone proprio presso casa Cesaro, e la peste ispida e lurida, con capelli irsuti, occhi incavati, magra e butterata, sicchè faceva schifo e terrore. Queste sono le leggende popolari; ma certo è che per San Rocco, dichiarato patrono di Sant’Agnello, le campane della parrocchia suonano a festa,e sino ai beatissimi tempi, il Municipio di S01nnto gli dava il tributo del dì della festa, e la gente di Meta mandava l‘olio. E con questo lzo finito “. Nel 1927 ricorreva il VI Centenario della nascita al cielo di San Rocco; allora come oggi, la festa veniva celebrata la quarta domenica di agosto; ill6 agosto l’allora rettore, Don Antonino Gargiulo, fece ampliare e ristrutturare la chiesetta, sostituendo il pavimento con uno nuovo di marmo, fornendo di tamburo la porta d’ingresso, rifacendo e ridipingendo l’intonaco interno, il tutto con il denaro raccolto tra i fedeli. Alla cappella mancavano la sagrestia ed il campanile, costruiti alcuni anni dopo. Credo sia doveroso ricordare la figura di Mons. Luigi De Maio, per anni Rettore; a Lui si sono succeduti Don Antonino Gargiulo e Don Nicola De Maria. Attualmente la carica di Rettore è ricoperta da Don Pasquale Bilancio.
Torre degli Armieri
Il Grillo stabilì il suo quartiere generale proprio a Maiano nella Torre La Forma con sentinelle dislocate lungo le strade d’intorno.Si può immaginare il trambusto di uomini armati e il loro concitato andirivieni negli angusti vicoli del borgo alla luce delle torce e dei lumi a petrolio, le ansie e i timori delle famiglie per i loro cari armati alla meglio e peggio addestrati nella maniera di usarle. È verosimile che in quel frangente l’area circostante la torre sia stata destinata alla logistica delle operazioni militari e la stradina prospiciente adibita ad armeria da cui poi, in seguito, quel tratto è stato confermato con l’indicazione toponomastica di via Armieri. Per la cronaca ricordiamo solo che l’operazione finì male per i pianesi e i massesi e ancora peggio per Giovanni Grillo il quale, arrestato presso Positano, fu fucilato a Napoli il 9 settembre del 1648 davanti alla porta di Castelnuovo.
Chiesa di San Vito dal libro di Franco Gargiulo
La chiesa, fondata nel XV secolo, sorge nell’antico rione sviluppatosi alle pendici della collina dei Colli di Fontanelle. La struttura è molto piccola: si accede attraverso un cancello che delimita un piccolo sagrato dove, in un lato .. protetto in una edicola in muratura, circondato da cespugli di rose, vi è un Crocifisso. Appena varcata la porta, l’attenzione è carpita dalla bella statua della Regina della Pace con Gesù Bambino che domina l’altare; ai lati della Madonna, sono custodite in due nicchie le statue dell’Ecce Homo e del Cuore di Gesù. L’altare è impreziosito da tre eleganti lampadari pendenti dalla volta arcuata dipinta di bianco. Sul lato sinistro, addossato alla parete, vi è il tabernacolo. Retrostante l’altare vi è la piccola sagrestia. Nella parete sinistra, in una nicchia è la statua dell‘Addolorata; sulla parete opposta la statua di San. Vito, da pochi anni restaurata. Sovrastante la porta d’ ingresso, è il palco dell’organo che, come mi dice il sig. Antonio Generoso, unitamente alla moglie Rosanna e alla signorina Immacolata Morvillo, che da qualche anno cura il decoro della chiesa, andrebbe restaurato. Oggi questa chiesa, restaurata circa venti anni fa, si presenta bella ed accogliente all’interno, mentre la facciata, anch’essa dalla linea estremamente semplice, con l’immagine del Santo che dà il nome alla frazione, dipinto nella parte sovrastante la porta d’ingresso, avrebbe bisogno di una accurata manutenzione. Anche questa chiesa, come tante alt re della nostra Diocesi, molto spesso resta chiusa; oggi, a celebrarvi la messa nei giorni festivi, è Don Vincenzo Esposito, succeduto a Don Giovanni Aponte. La chiesa e questo rione nascono per la presenza dell’acqua, testimoniata dal pozzo ancora visibile dietro la Chiesa. Stazione di sosta dall XV secolo in poi, per persone e merci che dalla piana dirigevano verso Ceremenna e poi il porto dello Scaricatoio, secoli in cui il golfo di Salerno era più importante di quello di Napoli.
Arco di Sant’Elia
Costituisce la prima emergenza notevole che si incontra appena iniziata la discesa. Sono rimasti solo i due blocchi laterali della roccia montagna, mentre il centro, coevo, è precipitato da circa un secolo e mezzo. Lo spuntone destro, guardando il mare, è quello che, alla sommità lato sinistro, conserva, chiaramente leggibili. tracce della roccia che costituiva l’arco e che si staccò. Il fascino unico e suggestivo del paesaggio orografico della località Sant’Elia e delle sue immediate vicinanze. Questo luogo, che si innalza a meridione della “Terra delle Sirene”.
Sant’Elia si trova in una posizione che offre viste spettacolari, con pendici che si gettano ripide nel mare e colline adornate di ulivi. Questa caratteristica topografia ha reso il luogo un sito ideale per l’isolamento e la meditazione, condizioni che hanno attratto monaci e altri cercatori di tranquillità spirituale, spesso provenienti dall’Oriente. Il luogo è parte della storia del Ducato Amalfitano, che nel suo periodo di massimo splendore si estendeva fino a Punta Campanella e includeva anche l’isola di Capri. Questo territorio, culturalmente e commercialmente influenzato dalla potente Repubblica Marinara di Amalfi, ha mantenuto una certa resistenza agli influssi esterni, preservando così una propria identità.
Il nome di Sant’Elia, così come quelli di San Costanzo, Santa Maria di Costantinopoli, Santa Sofia e altri, suggeriscono una forte influenza orientale nella toponomastica e nella cultura religiosa del luogo. I ruderi della chiesa di Sant’Elia, situata a Furore in provincia di Salerno, testimoniano una lunga storia di devozione e culto religioso. L’area è anche ricca di leggende e riferimenti mitologici.
L’Impatto del Ducato di Amalfi
Durante l’apice del Ducato di Amalfi, XI sec. la regione si sviluppò notevolmente, integrandosi nel più ampio sistema commerciale e culturale del Mediterraneo. Questo sviluppo è documentato attraverso opere storiche e archeologiche, come il ciborio ligneo della cappella laterale sinistra, della chiesa di Sant’Elia a Furore un particolare esempio di arte religiosa dell’epoca.
In conclusione, Sant’Elia rappresenta non solo un punto geografico di interesse, ma anche un crocevia di influenze culturali, religiose e storiche che ne fanno un luogo di grande fascino e mistero.
Punta Sant’Elia prende nome da una chiesa dedicata appunto a S. Elia;
di questa chiesa si hanno le prime notizie nel 1502. E’ presente ancora nel 1643, ma pochi anni dopo andò in rovina; restaurata dal rev. D’Antonio Schisani di Torca, fu successivamente profanata.
SANT’ELIA
Le antiche carte riportano questo piccolo promontorio del golfo di Salerno sotto il nome di “Tonnara di Sant’Elia” ed infatti fino al 1928 vi si calava ancora una tonnara che in epoche remote era anche detta di Sant’Eligio il che lascia presupporre che Santa Elia sia corruzione dell’antica denominazione. Che il pescato fosse di qualche rilevanza trova conferma nei sentieri ancora oggi percorribili che dal promontorio risalgono verso i sovrastanti casali . Va anche detto che su punta Sant ‘Elia, che peraltro non si inoltra molto nel mare, vi è una casetta bianca con accanto un pino che fornisce al territorio l ‘ ulteriore denominazione di: casa janca.