Sant’Agnello serata Troisi per i 40 anni Endas e spiaggia Caterina e Katarì con la via del mare apprezzate dai residenti

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Sant’Agnello serata Troisi per i 25 anni Endas e spiaggia Caterina e Katarì apprezzate dai residenti con le vie del mare. Per amore della verità si sta facendo davvero bene ( anche se secondo noi la soluzione definitiva per il Katarì sarebbe la cessione per sempre, o per un lunghissimo periodo facendo togliere ogni incombenza al Comune, iniziare a fine estate è un problema e gestioni precedenti hanno lasciati strascichi giudiziari e mancati pagamenti, qualcuno diceva che era meglio darlo a Mauro della Marinella , che sicurante è uno dei migliori imprenditori marittimi della Penisola, ma qui c’era un bando e chi lo ha vinto sta facendo , secondo noi molto bene. Ogni tanto sorge qualche voce malevola, l’occupazione, per poche ore, dei lettini sulla spiaggia libera, è avvenuta per inesperienza ed era il primo giorno e non si è più ripetuto, il residente che si lamenta è fuori luogo perché i residenti vengono accolti e hanno uno sconto altissimo, voluto dall’amministrazione, i ragazzi che gestiscono la struttura sono davvero bravi e volenterosi. Insomma è, almeno per questa estate, un’ottima soluzione e le male lingue, che poi vogliono rimanere anonime senza prove delle cose che dicono,  dovrebbero trovare altri posti dove parlare che cercare spazio non il nostro giornale, si fanno ai carabinieri dando nome, cognome, numero di telefono ( così non chiamano il sottoscritto) e prove, solo i vigliacchi o le persone in malafede sono anonime, noi ci abbiamo sempre messo la faccia, se dobbiamo criticare lo facciamo, andiamo, vediamo e diciamo la nostra, ebbene non abbiamo avuto nulla da dire due volte che siamo andati. Dunque complimenti per questa soluzione e auguriamo buona estate a tutti , secondo noi l’amministrazione ha fatto bene e i gestori sono persone per bene e volenterosi, ovviamente come imprenditori devono pure cercare di avere il loro.  E gli auguriamo ogni bene.

Dicevamo che la soluzione si è trovata per quest’anno, poi si vedrà. Da questo punto di vista si è fatto un passo avanti anche nei servizi per la spiaggia come ci informa in un post il sindaco Antonino Coppola.

È attiva da oggi la “Linea mare”, un nuovo percorso di trasporto pubblico locale.
Dopo l’iter necessario per ottenere i pareri favorevoli dalla Giunta Regionale e dalla Città Metropolitana, abbiamo istituto queste nuove corse con fondi comunali, che attraverseranno Corso Italia, via Crawford, viale dei Pini e via Balsamo, per arrivare a Piano di Sorrento, a via delle Rose. Da lì sarà più agevole raggiungere le spiagge, anche usando l’ascensore.
Ringrazio il Sindaco di Piano di Sorrento Salvatore Cappiello e il Comandante della Polizia Municipale Michele Galano per la preziosa collaborazione.
Abbiamo anche implementato con due corse serali la linea già esistente “Mercato – piazza Sant’Agnello – Colli di Fontanelle”, sempre gestite dalla società Torquato Tasso. Si potranno valutare, anche in tempi brevi, eventuali modifiche della nuova linea in base all’affluenza a bordo ed alle esigenze della cittadinanza.
Troverete informazioni e percorsi sulla pagina del Comune di Sant’Agnello.
Ferrara la controfigura di Troisi
Torniamo alla serata alla Marinella, molto bella e suggestiva, anche se ci segnalano problemi per i ritardi nella proiezione e nell’acustica, Troisi è Troisi. Ottima scelta, ecco cosa dice Antonio Volpe .
Stasera a ricordare Massimo Troisi presso la Spiaggia di Caterina a Sant’Agnello la sua “controfigura” ne “Il Postino” il prof. Gerardo Ferrara ,seguirà il docufilm di Mario Martone”Laggiù qualcuno mi ama “col patrocinio del Comune
Il 4 giugno scorso sono trent’anni senza Troisi. Un vuoto che si avverte ancora e sempre più pesante: dopo di lui nessuno ha saputo indossare degnamente una maschera comica e dolente al tempo stesso. L’ultimo, memorabile film di Massimo Troisi è stato “Il Postino”, che l’ha, di fatto, proiettato nel mito; oggi l’attore di San Giorgio a Cremano resta “il postino più amato del mondo”.
Il Washington Times scrisse: «Il Postino rappresenta quel trionfo internazionale che Troisi sperava di avere e che non ha fatto in tempo a godersi»; mentre il New York Times – che ha inserito il film nella sua lista dei mille migliori film di sempre – scrisse che «Troisi dà al suo personaggio una verità e una semplicità che significa tutto». Il grande Philippe Noiret – che nel film è il coprotagonista vestendo i panni di Neruda – dichiarò: «Penso che in tutta la storia del cinema, non ci sia nessun film simile. (…) Una cosa che mi faceva sorridere era la sua maniera di parlare, io recitavo in francese, lui né in italiano né in napoletano; recitava come solo lui sapeva fare».
Non della risaputa trama del film vi vogliamo parlare, ma regalare ai cinefili e non solo, succose curiosità che lo riguardano.
Ispirato al romanzo “Il postino di Neruda” (Ardiente paciencia) dello scrittore cileno Antonio Skármeta.
– molto amato da Troisi – il film, come ha dichiarato lo stesso produttore Vittorio Cecchi Gori non voleva farlo nessuno, perché si riteneva la storia “troppo locale” e che da Firenze in su non sarebbe andato a vederlo nessuno. Il Postino ha invece incantato pubblico e critica di tutto il mondo: numerosi i premi vinti tra cui l’Oscar alla colonna sonora di Luis Bacalov (più avanti parleremo ancora di lui) su cinque candidature tra cui quella allo stesso Troisi come Miglior Attore, fatto abbastanza raro perché ha recitato non in lingua inglese, tra l’altro doppiato per il mercato statunitense niente di meno che da Robert De Niro. A oggi “Il Postino”, con i suoi circa ottanta milioni di dollari, è il secondo film italiano – dopo “La vita è bella” di Benigni – che ha più incassato in tutto il mondo.
Solo in Italia – sicuramente per una questione “di botteghino” – Massimo Troisi è accreditato come co-regista del film, mentre in tutto il mondo è accreditato alla regia il solo Michael Radford.
In realtà il provino per ottenere il ruolo di Beatrice fu vinto dalla cantante Mietta, che superò le “colleghe” Monica Bellucci e Manuela Arcuri; la scelta cadde a sorpresa su Maria Grazia Cucinotta.
Durante la lavorazione a causa dei problemi di cuore – si era resa urgentissima un’operazione – per alcune scene in cui Troisi era ripreso di profilo, fu utilizzata una controfigura, Gerardo Ferrara.
Nel 2013, dopo una causa durata 18 anni, il compositore Luis Bacalov ha riconosciuto al già defunto cantautore Sergio Endrigo – oltre a Riccardo Del Turco e Paolo Margheri – la «co-paternità» della colonna sonora del film. Ci sono volute quindi due sentenze perché il maestro Bacalov ammettesse di «aver copiato» alcuni passi dal brano di Endrigo intitolato “Nelle mie notti”.
Molte le differenze tra il romanzo e il film. Pablo Neruda in realtà, nel 1952 visse per un periodo a Capri e poi a Ischia; il film, infatti, è ambientato proprio nel 1952 con un’appendice nel 1957 mentre il romanzo si svolge dal 1969 al 1973. Il cognome del postino Mario nel romanzo è lo spagnolo Jemenez, diventato nel film il più verace Ruoppolo. Nel romanzo accade che sia Mario ad assistere l’amico poeta in punto di morte, avvenuta il 23 settembre 1973, e non che il postino muoia prima; quindi il figlio di Mario e Beatrice nel film – al contrario del libro –nasce dopo la morte del padre.
Curiosità o meno, “Il Postino” resta un film di rara bellezza poetica, delicato e divertente grazie a una sceneggiatura scritta da Troisi con Anna Pavignano spumeggiante e impeccabile; è una di quelle pellicole che non ci si stanca mai di rivedere
Ma non guardate Il postino se non sapete chi era Massimo Troisi
Ardente paciencia
Come in una sorta di telefono senza fili intercontinentale, Il postino è un film che nasce in un modo e, passaggio dopo passaggio, muta e si trasforma in quello che conosciamo oggi, cioè un’opera che si meritò tra le altre cose cinque nomination agli Oscar (con una sola vittoria, purtroppo). La prima versione del postino è un film del 1983, Ardente paciencia, scritto e diretto da Antonio Skármeta e che viene visto da un numero di persone inferiore a 10; maggior successo ottiene il suo omonimo adattamento letterario, firmato dallo stesso Skármeta e pubblicato nel 1985, che piace così tanto a Massimo Troisi da convincerlo a comprare i diritti per un film e lavorare a una sceneggiatura.
Ardente paciencia, che in Italia arriva con il titolo Il postino, è una classica storia alunno/mentore ambientata in un villaggio costiero del Cile negli anni Settanta. Troisi decide che la storia di questo famoso poeta e del ragazzino che se lo fa amico e ne approfitta per farsi insegnare la vita è un archetipo che si può declinare anche in altri luoghi, con altri tempi e altre facce, e scrive un film ambientato nella Procida degli anni Cinquanta, nel quale l’adolescente dell’opera di Skármeta viene sostituito da lui stesso, al tempo quarantunenne ma mai così a suo agio come in questo film nel ruolo (archetipico anch’esso) del ragazzone che non è mai davvero cresciuto, che non ha un lavoro, vive con il padre e vive in una sorta di limbo esistenziale per uscire dal quale avrà bisogno di una mano.
La mano in questione gli arriva dalle metafore, e dalla sorprendente e un po’ burbera umanità della persona alla quale dovrà consegnare ogni giorno la posta in quella che è la sua prima occasione di cominciare a rendersi indipendente: Pablo Neruda, poeta cileno, comunista in esilio e ospite d’onore dell’isola campana; lo spunto è lo stesso del romanzo di Skármeta, ma tutto il resto – ambientazione, età del protagonista, persino la situazione politica che fa da invadente sfondo alla vicenda – è frutto della fantasia di Troisi, che si presenta da Michael Radford con la sceneggiatura e si sente rispondere qualcosa tipo “mi piace il tuo entusiasmo, ma questa roba non funziona”. Troisi la scrive e la riscrive fino a convincere il regista di Another Time, Another Place a trasferirsi a Procida e a cominciare le riprese, non prima di aver ingaggiato Philippe Noiret per il ruolo di Neruda e Maria Grazia Cucinotta per quello di Beatrice, musa ispiratrice della neonata passione di Mario (questo il nome del protagonista) per la poesia e le metafore.
È qui che la storia di un progetto nato da una passione e un’intuizione di Troisi si scontra con la realtà, e la favola diventa tragedia: poco prima dell’inizio delle riprese Troisi comincia a stare male, ha problemi di cuore, una valvola da sostituire e un trapianto da affrontare; ma lui non vuole, non prima di aver finito di girare Il postino. Comincia così quella che si rivelerà essere la sua ultima esperienza su un set: Troisi può girare solo un’ora alla volta prima di stancarsi, e addirittura, sapendo che corre il rischio di non riuscire a finire le riprese prima di doversi sottoporre al trapianto, registra tutti i suoi dialoghi all’inizio della produzione.
Un film con Troisi e su Troisi
Al di là della storia che racconta, al di là del romanzo, al di là del ritratto dell’Italia che fa Radford e che si colloca decisamente in area “splendida cornice”, il film è prima di tutto il canto del cigno di Troisi, la sua ultima esperienza da attore, il suo epitaffio, un progetto al quale teneva talmente tanto da mettere a repentaglio la sua salute pur di portarlo a termine (e infatti morirà d’infarto il giorno dopo la fine delle riprese principali e prima di poter girare le ultime scene del film). È in questo senso un’opera il cui valore meta-cinematografico, o para-cinematografico ha ormai superato quello puramente cinematografico, un messaggio di addio girato da un Troisi palesemente stanco e sfiancato (parte della flemma del protagonista è figlia non della caratterizzazione del personaggio ma delle condizioni di salute dell’attore), ma altrettanto visibilmente innamorato di quello che sta facendo, del set, del raccontare, dell’opportunità di diventare qualcun altro, per quanto Mario Ruoppolo sia uno dei suoi personaggi più autobiografici.
Una considerazione ancora più estrema: se non fosse arrivato in quel momento della vita di Troisi, Il postino sarebbe ricordato come un buon film che cede troppo spesso alla tentazione di cartolinizzare l’Italia che vuole raccontare, popolando Procida di figure quasi macchiettistiche (tra cui segnaliamo il Giorgio di Renato Scarpa, che sembra un antesignano del Bisio di Benvenuti al sud) e tutte al servizio della grande storia d’amore tra Mario e la sua Beatrice, con Neruda in persona a fare da Cyrano improvvisato. Michael Radford, poi, si perde fin troppo spesso in svolazzi (accompagnati dalla colonna sonora di Luis Bacalov, unico Oscar vinto dal film) e lungaggini che vogliono celebrare la bellezza di Procida ma che, alla cinquantesima inquadratura del mare al tramonto mentre aspettiamo di conoscere il destino di Mario, appesantiscono in parte l’opera.
L’arte e l’artista
Ma queste sono considerazioni critiche già fatte più volte negli anni e che poco hanno a che fare con il cuore del film, e il cuore del film è Mario ed è Massimo Troisi, che come disse Noiret “non parlava né in italiano né in napoletano, parlava come parla Massimo Troisi” e che qui regala un sunto del troisismo: understatement, autoironia, parole farfugliate, umiltà estrema, sorriso malinconico, battute taglienti, e un’orgogliosa naïveté che nasconde un’intelligenza fuori dal comune e un’altrettanto straordinaria capacità di leggere e riassumere la realtà in poche semplici parole. “Volete dire che il mondo intero è la metafora di qualcosa?” Mario chiede a un certo punto a Neruda, che gli ha appena spiegato, a colpi di metafore, che cosa sia una metafora.
Massimo Troisi si innamorò di Il postino di Neruda di Antonio Skármeta quanto il suo Mario si innamora di Beatrice, e decise che nulla era più importante di raccontare questa storia che parla di un postino, della poesia e di un modo di guardare alla realtà che sta sospeso tra il neorealismo italiano e il realismo magico sudamericano (per cui forse “neorealismo magico” diventa la definizione perfetta per il film). Se ne innamorò al punto che diede letteralmente la vita pur di completarlo, trasformandolo in un testamento e in un’opera che trascende il racconto per diventare un discorso d’addio e un epitaffio, e che in quanto tale acquista pienamente significato solo se sovrapposta alla biografia del suo autore. Forse questo è uno di quei casi in cui non ci sarebbero polemiche se ci fosse un disclaimer all’inizio del film che contestualizza Il postino e spiega perché, 30 anni dopo, è ancora un’opera straordinaria.
Una bella serata anche per festeggiare i 40 anni dell’ENDAS una delle più belle associazioni della Penisola Sorrentina presiedute dal geniale e creativo professor Antonio Volpe , un grandissimo esperto di cinema e uomo di cultura straordinario, oltre che politico onesto, che a Roma nel Liceo che Presiede ha continuato a portare avanti tanti grandi progetti di successo
Il 26 luglio di quarant’anni fa veniva costituito innanzi al Notaio Dott. Carlo Iaccarino l’Associneclub Piano di Sorrento ,associazione senza fini di lucro per promuovere la cultura e lo spettacolo cinematografico.
In quarant’anni tante rassegne cinematografiche con tanti film da ricordare o dimenticare,da elogiare o stroncare …a voi la libertà di parola.
Ricordo oltre la più longeva rassegna “Incontri al buio”, anche “Cinestate”, “Cinelandia”, “Cine-cibo”,”Settembre al cinema”,”Inter-net cineforum”, “OttoToto’ “…e tante altre.
Vorrei ringraziare i tanti Sponsor che ci hanno sempre sostenuto, le Amministrazioni comunali che ci hanno patrocinato e finanziato,i soci e i tantissimi amici che ci hanno seguito con immutato entusiasmo in questi primi quarant’anni.

 

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