Una sentenza del tribunale ha riconosciuto a Rock e Carlos, il titolo di “famiglia multispecie”. Nel millennio della denatalità, una svolta dovuta, ma quanto condivisa?

24 luglio 2024 | 11:01
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Una sentenza del tribunale ha riconosciuto a Rock e Carlos, il titolo di “famiglia multispecie”. Nel millennio della denatalità, una svolta dovuta, ma quanto condivisa?

Una sentenza storica che si spera faccia scuola a livello globale, arriva dal Brasile con una storia che risale allo scorso maggio quando Rock, l’amico a quattro zampe di Carlos Merlini Neto, un 46enne senza tetto di Curiba, era stato portato in un rifugio gestito dal comune, per essere curato.

Da quel momento Carlos non ha avuto più notizia del suo cane, e solo dopo diversi giorni di ricerca, ha scoperto che era stato inserito nella lista delle adozioni e che stava per essere adottato, perché erano già state fatte delle richieste.

Circostanza triste che purtroppo si verifica anche in Italia, tanto che di cani e gatti salvati e poi introvabili, spesso si legge nei tam-tam di blog e social-media, con sconcerto e trustezza.

Il prosieguo della vicenda di Rock, è che Carlos sconvolto dalla notizia, non si rassegna e chiede aiuto ad un giudice, il Difensore pubblico dello Stato di Paraná, per avere giustizia del suo caro amico.

Con una sentenza storica il Tribunale ha obbligato il Comune a localizzare il cucciolo ed a riconsegnarlo all’uomo. Per il giudice Carlos e Rock costituiscono una “famiglia multispecie”, un nucleo composto da un essere umano e un cane, ma pur sempre portatore di diritti.

Ma cos’è unaFamiglia Multispecie?

La motivazione della sentenza ha fatto notizia, non tanto per la definizione in sé, ma per il suo utilizzo: il termine “famiglia multispecie” indica un gruppo dove vivono più animali e finora non era mai stato utilizzato in relazione ad una persona ed un animale.

Le famiglie multispecie possono includere una varietà di animali domestici (cani, gatti, conigli, uccelli e pesci), che nel quotidiano formano relazioni sia con gli esseri umani che tra di loro, interagendo con gli altri animali e con gli umani in un ecosistema familiare interdipendente, nel quale ogni animale, indipendentemente dalla sua specie, riceve amore ed attenzione.

Eppure l’anno scorso inaspettatamente Papa Francesco, durante l’udienza concessa ai prefetti della Repubblica italiana, parlando del problema della denatalità in Italia, ha erroneamente ricondotto tale fenomeno alla tendenza delle coppie a voler «cagnolini al posto dei figli», piuttosto che ricondurre tale bisogno, ad una rinuncia consapevole di non procreazione da parte delle nuove generazioni, che a ben vedere, origina da altri molteplici motivazioni.

I fattori che inducono a posticipare la decisione di avere figli o addirittura a rinunciarvi sono molteplici: le giovani coppie sono spesso colpite da precarietà lavorativa, accesso limitato al mercato immobiliare e costi elevati per l’educazione dei figli, ma un ruolo determinante è anche il calo della fecondità dovuto all’inquinamento, unitamente all’evoluzione del ruolo della donna nella società.

Fattori che però non sono necessariamente tutti negativi, poiché si può valutare il fenomeno anche come l’opportunità del nuovo millennio, per realizzare finalmente una migliore ridistribuzione, sia  delle risorse che della sopravvivenza del pianeta.

A differenza di Papa Francesco, il grande teologo Ratzinger, Papa Benedetto XVI, seppur tanto rigido deontologicamente è stato un animalista convinto.

Nei Giardini Vaticani infatti, era presente una colonia felina, alla quale era molto affezionato, e che ha curato personalmente durante tutto il suo pontificato fino alla sua morte.