A Piano di Sorrento “Per Rabbia e per amore” il libro dedicato a don Peppino Diana da Raffaele Sardo

A Piano di Sorrento “Per Rabbia e per amore” il libro dedicato a don Peppino Diana da Raffaele Sardo .  Fra decine di eventi in contemporanea in tutti i comuni, e anche nella stessa Piano, i carottesi avevano a Mortora un evento legato alla parrocchia “A cucina con i nonni”, a Villa Fondi , moderato da Vincenzo Iurillo, giornalista de Il Fatto Quotidiano,  è stato presentato un libro che narra le vicende di don Peppino e soprattutto narra la storia la storia del clan dei casalesi», dice Raffaele Sardo. La prima parte del volume è romanzata, avverte l’autore, che ha messo in scena l’incontro «in un luogo non precisato, ma che io immagino sia il Paradiso» tra don Diana e sua mamma, Iolanda di Tella, morta nel 2020. Un libro che speriamo venga ripresentato in altri contesti che non siano quelli agostani, nelle scuole medie superiori, perchè merita, merita il libro sicuramente, ma merita don Peppino, la cui memoria va portata avanti. E’ e rimane un simbolo. Un prete ucciso sull’altare della sua Chiesa nel giorno del suo onomastico, che la Chiesa ancora non ha santificato, con tanti santi e beati fatti a volte in maniera accellerata per motivi politici o mediatici, ci perdonino i santi , mentre Don Peppino lo hanno fatto martire due volte, anche dopo morto, denigrandolo. Forse perchè era uno che “aveva tanta voglia di vivere”, oltre a stare chiuso in Chiesa, condivideva momenti ludici con gli amici, era uno di noi insomma.. Ancora più grande, secondo noi.

“Raccoglieva nei dintorni i ragazzi per portarli in Chiesa con l’auto – ci racconta l’autore -, ma per salire dovevano dire “la camorra fa schifo”.  Insomma ho capito più in mezz’ora di don Peppino  ascoltando Sardo che in tante agiografie . Era uno di noi, la nostra stessa voglia di vivere e di gioire, con un grande senso per il messaggio evangelico vero, quello che tiene fuori dalla porta della Chiesa i camorristi , se non si pentono. Perchè Gesù perdonava chi si pentiva, ma qui non si pentono, anzi vanno dalla mamma per dirle “Non siamo stati noi”. Parliamo degli Schiavone che hanno voluto spiegare alla mamma che don Peppino, fra l’altro, è stato ucciso dall’altra fazione per poi poter provocare la reazione dello Stato contro di loro.

Toccante e commovente il libro, all’inizio sembra strano. Poi davvero capisci che è un libro che esce da un’anima sofferente, quella dell’autore, che era anche amico di don Peppino. Lo immagina in paradiso dove arriva il padre e poi , insieme, aspettano la madre  “Mi riconoscerà?” si chiede il padre, non so perchè questa domanda mi ha straziato il cuore , non sono riuscito a fare neanche una domanda all’autore, ma dentro di me mi sono ripromesso di scrivere due parole sul libro e su questa piccola esperienza di pochi minuti che mi ha toccato a fondo. Un espediente letterario simile ad un viaggio nel terzo Canto dantesco, quello della luce, dove Sardo inscena le vicende religiose del prete ucciso dalla camorra. Perché «quello che manca è soprattutto la parte religiosa – spiega l’autore -. Io parto con l’analisi del suo profilo religioso e lo collego a questa data fatidica del 19 marzo 1994, perché quella data è anche scritta sotto il suo profilo vocazionale. Fu lui a scriverlo di proprio pugno il 19 marzo 1981».

Quella data è incisa nella sua storia e nella storia del suo popolo. “Chi pensava che la morte di don Peppe avrebbe fermato una storia che guardava alla rinascita di una terra inzuppata di sangue, si sbagliava”, scrive Sardo. Dopo quel 19 marzo di trent’anni fa Casal di Principe ha visto una straordinaria partecipazione dello Stato, ma soprattutto della società civile, delle associazioni, dei cittadini che hanno sperimentato la strada della rinascita civile e democratica di un territorio martoriato dal potere criminale.

“Sarà il dialogo tra madre, padre e figlio, a scandire i tempi dei racconti dove si snocciolano i ricordi che hanno segnato la storia di una resistenza contro la camorra che ha avuto tanti protagonisti che animano le pagine di questo libro”, conclude l’autore. Chissà perchè mentre scrivo , e riporto, queste poche righe, vedo don Peppino sorridermi..

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