Piano di Sorrento, il consigliere Mario Russo ricorda Don Nicola De Maria a sette anni dalla scomparsa

Piano di Sorrento. Il consigliere Mario Russo ricorda la figura di Don Nicola De Maria a sette anni dalla sua scomparsa con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook: «Ho conosciuto abbastanza Preti e Vescovi per capire appieno il senso del Vangelo che ha accompagnato la messa funebre di Don Nicola De Maria. E’quel passo che parla degli Scribi e dei Farisei.
Nella vita bisogna schierarsi, a viso aperto, difendere i principi e le idee. Il resto è ipocrisia ed opportunismo.
La prima volta che incontrai “il Pazzo” fu per strada vicino Mortora. Mi fermò e chiese dove poteva trovare … me. Qualcuno gli aveva detto che avrei potuto aiutarlo, era disperato perché aveva la festa di S. Biagio e la facciata della chiesa tutta rovinata. Avevo vari problemi e lo liquidai malamente, ma quella disperazione mi colpì profondamente e un indicibile rimorso divenne mio padrone.
Lasciai tutto e la mattina andai a S. Biagio. Mi ritrovai attorno clochard e mendicanti che cercarono di aiutarmi e tante risate, ma non erano le nostre. Erano quelle di chi mi conosceva, del politichetto di passaggio, di chi dal pulmann guardava quella insolita squadra al lavoro. Passò altro tempo ed altre volte incontrai quella disperazione ed allora costruimmo un gabinetto nella sacrestia e poi una doccia per i clochard. Ancora prima di Francesco. Ed ancora dopo mettemmo un pavimento nella sua stanza da letto, una camera di 2 metri per 3. E poi il pavimento nella Sacrestia, la fontana fuori la chiesa, le contropareti ai locali fradici d’acqua. Rifacemmo la grande finestra sulla facciata con i vetri a piombo di Sepe. E’ stata restaurata la grande porta di ingresso e pitturata la chiesa. Tutto ciò con i suoi soldi o con quello che riusciva ad ottenere da chi non si sentiva allineato. Don Nicola ha liberato dalla privatizzazione l’oratorio di S. Martino e ne ricevette minacce a cui mai si sottomise, vendette tutto ciò che aveva per fare per i poveri, per dare accoglienza ed aiuto a tanti che lo hanno anche sfruttato ed ingannato.
Gli si contestava di aver messo lapidi contro il vescovo ma recuperò locali per la chiesa. Anche di disturbare la quiete dei vicini. E’ vero, diceva messa con il megafono ma io ed i miei operai lo abbiamo spiato dalla casa di fronte dove facevamo lavori e visto pregare per ore e ad ogni chiamata lanciare soldi a chi li chiedeva. Questo prete ha vissuto il disagio dapprima su se stesso. Viveva in una canonica con sola acqua fredda, un gabinetto al piano di sotto ed una doccia “aperta” nel soffitto, tra i tarli e gli scarafaggi di una vecchia chiesa. Chiedete al Sagrestano di accompagnarvi alle sue stanze e cercate di immaginarle come potevano essere prima di qualche lavoro di miglioria. Il Vescovo si guardi attorno, si guardi allo specchio, guardi le sue vesti e visiti invece le canoniche dove vivono “i preti buoni”, si domandi dei privilegi dei familiari diretti ed indiretti dei parroci, della ricchezza delle vesti e casule con lapislazzuli e perle, dell’aver spogliato Santi e Madonne degli ori per vestirne loro, dello stile di vita, di quali beni era composto il proprio patrimonio ad inizio e fine “Carriera”, di cosa hanno lasciato alla comunità ed alla Chiesa e soprattutto visti i tempi si renda conto che i lavori pagati dai fedeli con le offerte (come a Mortora ultimamente) sono parte sostanziale della reggenza e sostentamento del clero e della chiesa, motivi fondanti dello Jus Patronatus, ovvero la riconoscenza della chiesa ai propri benefattori che si vuole annullare per stabilire un primato che va contro la storia ed il diritto ed il sentimento dei Fedeli.
La chiesa di S. Biagio è stata restaurata nella “Facciata” ma è chiusa come tutte quelle che non “rendono” e S. Biagio riapre solo per far cassa il 2 febbraio».

Piano di Sorrento, il consigliere Mario Russo ricorda Don Nicola De Maria a sette anni dalla scomparsa

Commenti

Translate »