Piano di Sorrento, le due Madonne di Mortora nel racconto del Prof. Ciro Ferrigno

14 agosto 2024 | 19:36
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Piano di Sorrento, le due Madonne di Mortora nel racconto del Prof. Ciro Ferrigno

Piano di Sorrento. Domani si celebra la solennità dell’Assunzione di Maria e ci piace riportare il racconto del Prof. Ciro Ferrigno che parla delle due Madonne di Mortora: «Agosto è il mese estivo per eccellenza, tempo di riposo e di sospensione del lavoro e di tutte le preoccupazioni, di vacanze al mare o in montagna. Eppure i suoi giorni portano momenti importanti nel calendario liturgico, così come occasioni per ciascuno per ritrovare la serenità e la gioia di vivere, magari con la lettura di un libro o solo osservando il cielo stellato. Il mese ci dona importanti ricorrenze, molteplici pause di riflessione e di poesia, che sono le “perle di agosto”. Le preziosità che ci regala il mese più caldo dell’anno, scandiscono i giorni quando trionfa il solleone, con i raggi che rendono scura la pelle e l’afa non consente di dormire.
Il giorno cinque è la festa della Madonna della Neve, che ricorda la miracolosa nevicata estiva, quando il prodigio ricoprì d’un manto niveo quella parte di Roma, dove sarebbe sorta Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa dedicata alla Madre di Dio, nella Città eterna. Segue il dieci San Lorenzo, con la notte delle stelle cadenti, che, per tradizione, è la più calda dell’anno, quando la volta celeste è percorsa da meteore che segnano, nel buio, lunghe scie luminose. L’undici si commemora il transito di Santa Chiara di Assisi, una delle figure più belle del mondo cattolico, creatura umile che amò Dio, frate Francesco, il convento di San Damiano, la sua città e l’umanità intera nella visione più classica dell’Amore cosmico. Ma è anche il mese degli amatissimi santi Alfonso e Rocco.
A Ferragosto si celebra l’Assunta, legata a vecchie tradizioni: i rosari cantati in gruppi riuniti nei cortili, seguendo un cantilenare passato di generazione in generazione, i falò sulle colline, il pane con l’anguria della vigilia, la “mellonessa”, lasciata al fresco nella cisterna, in una grotta o in una cantina, le melanzane e le pere con la cioccolata, prelibatezze nate nei nostri monasteri. Le suore di un tempo usavano ricette che permettevano di trasformare i doni della terra in dolci prelibati.
L’Assunta è particolarmente venerata a Mortora, dove si svolge una processione che si snoda all’interno del centro storico e di sera si accende il falò e tutti mangiano fette di anguria. Quando a fine Cinquecento fu costruita la nuova chiesa parrocchiale, abbandonando l’antica Galatea, prima parrocchia del Piano, fu detta Santa Maria di Mortora, per distinguerla dalla precedente. Ma la specificazione “di Galatea” o “di Mortora”, era sufficiente solo per identificare il luogo del culto, poi si sentì la necessità di attribuire un titolo canonico alla Madonna venerata in loco e si decise che fosse l’Assunta. Infatti questo è il titolo “Maggiore” che, in quanto tale, comprende tutti gli altri. In realtà non bastò più parlare della Madonna specificando con il “di” il luogo di venerazione, ma si sentì la necessità di darle un’identità più precisa. Infatti la Madonna di Pompei è la Madonna del Rosario di Pompei; quella di Lourdes è la Madonna Immacolata di Lourdes, a Rosella è la Madonna delle Grazie di Rosella, e così via. La duplice dedicazione della chiesa ai due titoli della Vergine, di Galatea-Mortora ed Assunta ha portato ad un paradosso: la presenza sullo stesso altare di due statue: l’Assunta sul trono più alto e la Madonnina di Galatea, nella teca marmorea, nella parte più elevata dell’altare. Non si tratta di un inutile doppione: la storia ci ha consegnato un retaggio che, solo in apparenza crea ambiguità. L’attuale chiesa custodisce la sacra icona della Vergine di Galatea, dalla quale eredita l’antichità, il titolo di prima parrocchia e tutta la storia dell’insediamento originario. Forse l’esempio che può aiutarci a capire meglio questa realtà è il confronto con la Cattedrale di Siracusa che poggia una navata su una serie di colonne di un tempio di epoca greca; dunque quella chiesa contiene qualcosa che ci permette di capire che il luogo è sacro fin dalla notte dei tempi. Così a Mortora la Madonnina di Galatea rappresenta la parte “archeologica” sulla quale poggia la chiesa attuale, e testimonia l’antichità del culto mariano in questa terra, che risale ai primi secoli del Cristianesimo. Galatea e l’Assunta sono le immagini della Mamma vecchia e di quella giovane, diverse per età, ma pur sempre volti della stessa Madre.
Nella controra di agosto, col canto delle cicale, così come la notte, con quello dei grilli, è bello lasciarsi andare ai pensieri del tempo antico, fino a capire che certe realtà palesano l’accumulo della storia dei secoli passati che teniamo dentro e ci aiutano a capire chi siamo».