Ravello: A che punto siamo? – Prima parte

Circa un quarto di secolo fa a Ravello veniva concepita l’idea di realizzare un auditorium. L’utero che accolse quell’embrione si chiamava “Progetto Ravello”; parafrasando la ginecologia moderna, si potrebbe dire che un’operazione di fecondazione assistita con protagonisti “molti padri” portò alla nascita di una creatura alla quale venne imposto il nome di “AUDITORIUM OSCAR NIEMEYER”.
Fiumi di inchiostro, ore di trasmissioni, social media a gogò, esperti, critici, praticamente il mondo, hanno discusso e dibattuto su e per l’auditorium; tuto finito? Neanche per idea: il dibattito è ancora aperto.
E’ proprio di questi giorni l’ultima pagina della storia, una pagina bella, una pagina positiva che si somma alla percentuale altissima di pagine positive e belle.
A scriverla un Italiano in Brasile, Leopoldo Schettino, un architetto che ha discusso la sua tesi di Master a San Paolo presso la facoltà di Architettura e urbanistica di quella università, dal titolo intrigante: “Auditorio Oscar Niemeyer de Ravello – trajetoria de uma ideia”. La foto iniziale è appunto la locandina dell’evento di discussione, allegate all’articolo le slide proiettate durante la presentazione.
Dico subito in apertura due parole a Leopoldo Schettino: Bravo e Grazie, lo faccio subito non per paura di dimenticarmene, ma semplicemente perché se le merita tutte.
Se le merita perché la sua lettura del “percorso” dell’idea auditorium di Ravello, è stata una lettura onesta, corretta, per nulla superficiale, non circoscritta e/o limitata al segno architettonico del progetto e della sua realizzazione, ma estesa all’inquadramento spazio- temporale e socio-economico di Ravello.
Forse, per chiarire meglio e subito la portata del lavoro svolto, è il caso di anticipare una dichiarazione di uno dei docenti intervenuti alla discussione,. Nel suo intervento molto articolato, uno dei professori membro della Commissione di valutazione, ha detto che con il suo lavoro, Leopoldo Schettino, gli aveva fatto cambiare idea sull’opera di Niemeyer: “quando mi parlasti del tuo argomento di tesi, pensavo che il progetto di Ravello non fosse uno dei migliori progetti di Niemeyer; oggi posso dire che ritengo quel progetto uno dei migliori realizzati dal nostro grande maestro”. Scusate se è poco, mi verrebbe da dire.
Leopoldo Schettino mi cercò diverso tempo fa, per chiedermi la disponibilità a dedicargli un poco di tempo per il suo lavoro di ricerca e di tesi. Fui felicissimo della richiesta e per ore ci siamo intrattenuti in diverse videochiamate e scambio di documenti, foto e notizie. Un percorso di anni fu sciorinato in tutte le sue sfaccettature, senza tralasciare gli aspetti economici e socio-culturali e politici; non nascondo che ero fra il preoccupato e il curioso per quanto avrebbe travasato nel suo lavoro, lo ero perché mi è capitato diverse volte di imbattermi in ricostruzioni parziali e/o imprecise e non vere di quegli anni; alla fine mi è arrivato l’invito a presenziare alla discussione – ovviamente in video call -, e sono stato felice di poter apprezzare l’ottimo lavoro fatto.
Appena la presentazione e l’ottima valutazione della commissione di esame hanno fatto sedimentare i sentimenti che vi ho descritto sopra, una serie di domande si sono materializzate nella mia mente; la sintesi di queste domande potrebbe essere: ma a Ravello, oggi, a che punto siamo?
Ho aggiunto al titolo “Prima Parte”, perché per oggi mi fermo qui per non rovinare questa pagina bella; bella per me, ma soprattutto per Ravello; ed è anche a nome di Ravello che ancora ringrazio Leopoldo Schettino e quanti hanno contribuito a far nascere prima il “Progetto Ravello” e poi uno dei suoi pilastri portanti: l’auditorium “Oscar Niemeyer”.

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