SAN ROCCO E IL SUO CULTO IN PENISOLA SORRENTINA. QUANDO A MAIANO VENNE GIANNI MORANDI
Oggi è San Rocco e deve essere un segno essermi trovato all’ospitale bar Tourist a Sant’Agnello con Franco Gargiulo e Lucio Esposito , senza nessun appuntamento, ho perso anche il cellulare da giorni a Piano di Sorrento senza ritrovarlo e sto riscoprendo il piacere dell’incontro spontaneo di una volta.
Franco Gargiulo ha scritto decine di libri di storia locale e questa volta ha scritto un libro su San Rocco, la sua storia è davvero interessante, e i suoi miracoli che riguardano lebbra e gambe, mi hanno interessato, avendo un serio problema legato alla circolazione linfatica da anni. Ho scoperto questa sera che anche il padre di Franco aveva un problema simile e affidandosi al Santo ne è uscito fuori. San Rocco, come San Pantaleone o Cosma e Damiano a Ravello, è un Santo Taumaturgo. Il fatto che sia arrivato qui in costa di Sorrento lo spiega in maniera illuminante Lucio Esposito, che non finirò mai di ringraziare per il suo apporto, probabilmente era considerato alla stregua di Padre Pio visto che qui non è mai arrivato e pare neanche a Napoli o in Campania.
E Morandi? Ebbene Morandi e altri grandissimi cantanti, come i Camaleonte, sono venuti qui a cantare portati da un comitato spontaneo di cui faceva parte il padre, ospite poi all’Hotel La Pace, struttura eletta dai nobili russi, che in uno dei progetti doveva essere la sede dell’Ospedale Unico della Penisola Sorrentina. Il comitato spontaneo raccoglieva cento lire a settimana per poi arrivare alla cifra desiderata e riuscirono a convincere anche Gianni Morandi. Mentre Lucio Dalla, innamorato di Maiano e dei suoi artigiani, è arrivato qui dalla Costiera amalfitana in vespa, stazionava con la sua barca a Maiori in Costa d’ Amalfi , poi si spostò qui. Maiano è davvero uno dei borghi più belli del territorio, sicuramente quello storico, con Angri, e c’è anche il Castello dei rivoltosi contro i sorrentini, ricordiamo a memoria che i carottesi non li aiutarono quando furono invasi dai turchi, per spiegare le rivalità fra i vari nuclei, insomma solo sotto la dittatura fascista ci fu un Comune unico, non crediamo che ci si arriverà mai spontaneamente. La Creta poi è una storia che Lucio ha avuto l’abilità di spiegarmi in pochi minuti “Qui è il confine fra tufo dovuto dall’eruzione dei campi flegrei e roccia, qui si è formata una creta, non di eccelsa qualità, ma buona per far sviluppare un fiorente artigianato di opere utili per l’edilizia e non solo.. fino a pochi decenni fa erano ancora attivi..” Archeologia industriale da riscoprire.
Sempre grazie a Lucio Esposito tante notizie culturali sul territorio.
Il culto e la devozione a San Rocco, come suggerisce Don Fabio Savarese, nasce sicuramente a ridosso di una ondata di peste o colera, di cui il santo è protettore e taumaturgo. Ricordiamo che grandi ondate di peste nera si sono avute nel trecento e nel seicento. La storia di questo santo e la sua agiografia è ben descritta in Wikipedia, in penisola Sorrentina abbiamo chiese a lui dedicate a Maiano, a Schiazzano e a Gottola, un grande santuario è a Cava Dei Tirreni. Le immagini e i video realizzate dalla redazione cultura di Positanonews, sono relative alle chiese citate. Riportiamo anche il racconto ultimo di Ciro Ferrigno , che ci parla tra l’altro del San Rocco nella Cappella Ciampa di Via Gottola.
GOTTOLA. LA CAPPELLINA DI VILLA CIAMPA DAI RACCONTI DEL LUNEDI DI CIRO FERRIGNO.
La Villa Ciampa si trova nell’antico rione di Gottola, ma non è visibile dalla strada, in quanto nascosta da case e giardini. Fu costruita per volontà dello svizzero Vowiller, un ricco banchiere, che nel 1897 la vendette a Francesco Ciampa, della celebre famiglia di armatori. Il Ciampa ristrutturò ed ingrandì il fabbricato a due piani, abbellendo la facciata con fregi e bassorilievi ed il vasto scalone interno con statue. È evidente nell’attuale prospetto del palazzo l’influenza dello stile Liberty o Floreale allora in auge. La cappella gentilizia, abbellita da stucchi a motivi geometrici, era al piano terra.
La Villa ha due ingressi: in quello principale, che porta alla Via Francesco Ciampa, vi erano le scuderie e gli alloggi per gli stallieri, oggi trasformati in abitazione. L’altro è a Gottola, poco distante dal Palazzo Mastellone. Erano pertinenze della Villa la casa colonica ed un florido e vasto agrumeto frammisto a piante esotiche e grosse palme. Motivi ornamentali erano la vasca in marmo, in seguito venduta a Sophia Loren, e la gabbia in ferro per le scimmie. L’intero complesso era fornito di acqua potabile con un sistema di distribuzione a vapore, unico nella penisola a quel tempo, originale e tecnologicamente avanzato.
Con il declino dell’attività della famiglia, intorno agli anni trenta del Novecento iniziò anche quello della Villa. Ancora oggi l’edificio, di valore architettonico ed ambientale, testimonia la ricchezza ed il prestigio raggiunti in passato dagli armatori Ciampa.
Appartiene alla Villa la cappellina della Madonna delle Grazie che si trova all’incrocio di Via Francesco Ciampa con la Traversa Gottola. Presumibilmente fu costruita con l’edificio nel primo quarto del XIX secolo. Un bel dipinto che raffigura la Madonna che allatta il Bambino sovrasta l’unico altare in marmo e stucco, la Vergine ha una postura regale, ma è colta nell’atto tenerissimo di porgere il seno al piccolo lattante. Sulle pareti laterali del tempietto due immagini dipinte su legno raffigurano San Rocco, sulla sinistra, e Sant’Antonio Abate, sulla destra. Sembrano opere successive, rispetto al quadro dell’altare e di minor pregio, forse commissionate a qualche pittore locale. Ciò che incuriosisce è la scelta dei Santi, il cui culto è diffuso in tutto il Meridione d’Italia, in quanto protettori delle attività agro-silvo-pastorali praticate in particolare nelle zone interne ed appeniniche, ma meno sentito nelle località marittime. Stupisce trovare quelle immagini, proprie della cultura contadina, nella dimora di una famiglia di armatori marittimi. Possiamo ipotizzare che i due dipinti altro non siano che quadri votivi per i Santi, invocati in periodi di gravi epidemie. Infatti a San Rocco e a Sant’Antonio Abate erano riconosciute particolari capacità di proteggere i fedeli dalla peste, dal fuoco di Sant’Antonio e da tutti i grandi flagelli virali che, in epoche non troppo lontane, si ripresentavano puntuali per mietere vittime. Basterebbe solo citare le epidemie di colera degli anni 1836-37, 1854, 1866, 1886 per non parlare del vaiolo o della Spagnola alla fine degli anni dieci del Novecento, tutte date compatibili con le pitture di Gottola. In un momento particolarmente difficile di angoscia, afflizione e paura per l’infierire di un’epidemia, qualcuno sentì il bisogno di affiancare alla Madonna delle Grazie, le immagini di due Santi potenti e taumaturgici. Possiamo pensare che fu la piccola comunità di Gottola a volere i due dipinti, trovando per essi una collocazione dignitosa nel tempietto della Villa del Vowiller?
La cappellina che conserva anche un antico pavimento in maiolica, oggi è amorevolmente curata dagli eredi Ciampa, che progettano i restauri, necessari per contrastare l’umidità, lo smog, la polvere e gli agenti atmosferici che, a lungo andare potrebbero rovinarla. Gli stessi la inondano di fiori in occasione del due luglio e del passaggio della processione della Madonna delle Grazie della Marina di Cassano, consapevoli di essere i custodi di un piccolo monumento che è una pagina preziosa della nostra storia paesana.
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno