Sciopero dei balneari: ombrelloni chiusi a Maiori in segno di protesta

Questa mattina, gli ombrelloni lungo le spiagge di Maiori sono rimasti chiusi in segno di protesta, aderendo allo sciopero indetto dalle principali associazioni di categoria, Sib-Fipe e Fiba-Confesercenti. La manifestazione è stata organizzata per richiedere un equo indennizzo per coloro che potrebbero perdere le proprie concessioni balneari a causa delle gare pubbliche previste nei prossimi mesi.

Il motivo della protesta affonda le sue radici nelle recenti sentenze del Consiglio di Stato, che hanno stabilito che le concessioni balneari sono già scadute e che qualsiasi proroga automatica, come quella estesa dal governo fino alla fine del 2024, è illegittima. Questa proroga è stata ritenuta in contrasto con i principi di concorrenza e libertà di stabilimento sanciti dalla Direttiva Bolkestein, non ancora pienamente recepita dall’Italia, e dall’articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

La chiusura simbolica degli ombrelloni è stata pensata per richiamare l’attenzione del governo italiano sulla necessità di chiarire i punti ancora incerti riguardanti l’applicazione della direttiva europea. Quest’ultima impone all’Italia di avviare immediatamente le procedure di gara per l’assegnazione delle concessioni balneari, in un contesto di vera concorrenza, aperto non solo agli operatori italiani ma anche a quelli europei.

Le preoccupazioni dei concessionari sono molteplici. Senza linee guida chiare da parte del governo, circa 30.000 concessioni attualmente in vigore rischiano di cessare senza che i titolari ricevano alcun indennizzo. Questo scenario ha spinto le associazioni di categoria a prendere una posizione forte, nella speranza di ottenere risposte concrete da parte delle autorità.

Se il governo non dovesse fornire risposte entro il 14 agosto, le associazioni hanno annunciato una protesta ad oltranza, che vedrà la chiusura degli ombrelloni ogni giorno fino alle 10:30. La manifestazione non è solo un grido d’allarme per la tutela dei diritti dei concessionari, ma anche un richiamo alla necessità di un dialogo costruttivo tra governo, operatori del settore e Unione Europea, al fine di trovare una soluzione equa e sostenibile per tutti gli attori coinvolti.

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