Atrani: Francesco Corvino, in un post su Fb, afferma che ci fu una seconda vittima dell’alluvione del 9 settembre 2010, suo nonno
Domani, 9 settembre, segna un anniversario doloroso per Atrani, il piccolo borgo della Costiera Amalfitana, in quanto ricorrono quattordici anni dall’alluvione che ha colpito duramente la comunità. Quel tragico evento del 2010 ha visto la scomparsa di Francesca Mansi, trascinata via dalla colata di fango che ha devastato il paese. Tuttavia, le conseguenze di quell’alluvione hanno anche portato alla morte di Francesco Corvino, un uomo di 84 anni che, secondo la sua famiglia, è deceduto pochi giorni dopo a causa dei danni subiti durante la catastrofe.
La famiglia di Corvino, rappresentata dal nipote che porta lo stesso nome e cognome del nonno, ha chiesto che venga riconosciuto come la seconda vittima dell’alluvione di Atrani, sottolineando quanto fosse conosciuto e amato all’interno della comunità locale. Questo appello si inserisce nel contesto del ricordo e della commemorazione delle vittime di un evento che ha segnato profondamente la storia del borgo della Divina Costiera.
Riportiamo il post che Francesco ha messo su fb:
“Oggi vorrei raccontarvi il mio ricordo dell’alluvione ad Atrani in memoria di mio nonno…giusto per precisare alcune cose.
Buona lettura……
Il pomeriggio di Giovedì 09 settembre del 2010 mentre ero a casa impegnato a studiare uno dei tanti esami universitari, ricevevo una chiamata da Raffaele Rispoli titolare del bar la Risacca in piazza Umberto I.
Raffaele chiede preoccupato a mio padre di scendere per recuperare mio nonno ottantenne riparatosi nel bar a causa della troppa pioggia e di aiutarlo a salire a casa.
Mio padre subito raggiunge mio nonno al bar.
Intanto dal balcone che affaccia sul corso di Atrani guardavo impaurito le auto parcheggiate che vengono trascinate giù dalla forza del fango.
Mia mamma presa dal panico chiama il bar la Risacca, ma ormai non c’è più linea.
Io e mio fratello decidiamo stoicamente di scendere da casa: percorriamo via arte della Lana e giunti nella traversa della piazza Umberto I, assistiamo ad uno spettacolo atroce: Tutta la piazza sommersa dal fango, il bar la Risacca con le porte chiuse, la gente che urlava.
Non potendo attraversare la piazza decidiamo di salire da una viuzza laterale per sbucare in via case Vecchie e da lì sullo “Stradone”. Dall’ alto abbiamo visto la piazza sommersa e le auto che scendevano dal corso con una furia inaudita.
Proviamo a riscendere verso la piazza per capire cosa stesse accadendo nella Risacca.
Appena la furia dell’ acqua si è placata, vediamo uscire mio padre che trascina fuori dal locale mio nonno in stato di shock, entrambi sporchi di fango.
Portato mio nonno a casa, mio padre mi racconta nel dettaglio cosa è accaduto nel bar:
Nel bar erano presenti mio padre, mio nonno, Raffaele Rispoli e Francesca Mansi. Vedendo l’acqua piovana che scendeva verso la piazza decidono di chiudere le porte per evitare di allagare il bar. Tale scelta è stata criticata da qualche “intellettualoide” locale ma in realtà non avevano idea della quantità di acqua e fango che sarebbe di li a poco piombata su di loro e quindi hanno agito in buona fede, decidendo di serrarsi all’ interno e aspettare la fine della tempesta. All’ improvviso una delle porte del bar viene sfondata da alcuni motorini trascinati dalla furia del fango riempiendo completamente i locali. Mio padre che si trovava nella prima stanza, trovò rifugio in alto rompendo i vetri della piccola finestra che affaccia sul mare: Forte è in lui il ricordo dei motorini che rotolavano sotto le sue gambe, la tanta paura e il pensiero per il padre. Mio nonno, si trovava nella seconda stanza del bar insieme a Raffaele e Francesca: nonostante l’età (84 anni) riesce a sopravvive a stento e dopo aver vagato nel fango raggiunge un posto alto. Mio nonno fu portato a casa e seguito domiciliarmente dai medici nel migliore dei modi, ma nell’ arco di qualche giorno la sua salute precipitò paurosamente, a causa dei traumi subiti. Poco dopo sopraggiunse il decesso e quindi la disperazione tra noi.
Purtroppo non è stato mai riconosciuto come vittima forse anche a causa della poca attenzione che noi come famiglia in preda al dolore abbiamo dato alla cosa e non abbiamo perorato la causa. Ma credo che al di là del risarcimento e della responsabilità chiedo a gran voce che mio nonno Francesco Corvino venga riconosciuto come seconda vittima dell’ alluvione. Non mi interessa mandare qualcuno in galere o avere risarcimento, voglio solo il riconoscimento per mio nonno che citando le parole di mia nonna Ada” non meritava di fare quella brutta fine!” Non ho bisogno ne di opere d’arte dedicate ne di intitolazioni di strade ma ripeto solo riconoscimento!
Resto fiducioso nel potere delle istituzioni e nella fattiva collaborazione della civitas atranese unita nei momenti difficili ed esempio di sinergia comunitaria. Colgo l’occasione per rinnovare anche il ricordo della povera Francesca Mansi venuta anch’essa a mancare in quel tragico evento nella speranza che tali eventi non si ripetano mai più.”
Tanti i commenti che continuano a susseguirsi dopo queste parole.