Bello da morire: è il titolo del romanzo e anche il suo valore
Cosa significa il titolo “Bello da morire”?
Visto che nel primo capitolo viene trovato un uomo bello, affascinante, di successo, ucciso misteriosamente, peraltro orribilmente sfregiato al volto, il riferimento sembra essere proprio a lui, Matteo: così bello da essere ucciso, chissà, forse proprio per punire la sua bellezza.
Ma siccome poi tutto il testo è uno squisito inno alla bellezza, attraverso quesiti esistenziali, descrizioni dell’incanto della Natura che ci circonda, elogio della bellezza dei rapporti tra le persone, della mente umana con le sue potenzialità, delle azioni buone, delle risorse estetiche dell’arte, della cultura, del cinema e della letteratura, il titolo può essere letto in senso filosofico: la bellezza contro la morte, la morte che tenta di uccidere la bellezza, la morte, quale estremo simbolo di violenza e bruttura, come antitesi alla bellezza quale celebrazione di vita e armonia.
Ecco che questo romanzo diventa un lavoro profondo e interessante che lo rende assolutamente originale e peculiare.
C’è la trama del giallo, molto ben congegnata, accattivante e brillante, anche per l’ambientazione in un prestigioso Istituto Bancario dove lusso, soldi, scenari alto-borghesi e vite patinate scatenano sempre la fantasia di chi assiste al racconto. Ogni indizio o elemento descritto ha un senso che sarà poi chiarito, nessuna soluzione che emerge nella narrazione è scontata.
Ma poi c’è tanta cultura, cinema, filosofia, da stimolare riflessioni, proiezioni, ricordi…
E c’è una scrittura perfetta, fluida e poetica, con l’io narrante di Elena Boschi, collega della vittima, a sostenere e dare unità e coerenza al tutto, personaggi vivissimi, dipinti con pennellante di autentica arte e delineati con realisticità nei loro profili interiori, una Parma a fare da teatro alle vicende palpabile nella sua quiete accoglienza.
Sabina Bruschi, bancaria, alla sua prima opera come romanzo, ma già pluripremiata per la sua attività di autrice di racconti e molto attiva nella vita culturale della sua Parma, compagna di uno scrittore di razza del napoletano, Francesco Saverio Torrese, che firma la significativa prefazione, fa centro con un testo che le apre di diritto la carriera di scrittrice di innegabile talento.
Alla fine, “bello da morire” è proprio il suo libro, come si augurava l’autrice che i lettori potessero concludere!
Carlo Alfaro