Breve lezione sul manga di e con Aldo Terminiello

Meta (NA) “La fine del manga” è solo il titolo dell’incontro che il 27 agosto, presso la sede del Club del Fumetto della Penisola Sorrentina, ha registrato l’intervento dell’illustratore freelance Aldo Terminiello, il manga, infatti, non abbiate alcun timore, non conosce crisi ed oggi come ieri i fumetti giapponesi continuano a conquistare spazio nelle librerie e nelle fumetterie italiane. Questo prodotto editoriale, cifre alla mano, è passato da 11,2 milioni di euro di vendite nel 2019 a 58,3 milioni di euro nel 2021. I titoli pubblicati nell’anno erano 3.148 nel 2019, sono scesi a 2.748 nel 2020 per la pandemia, sono risaliti a 3.272 nel 2021. Ecco il perché della scelta dello staff del Club sorrentino di incaricare Aldo Terminiello, docente, traduttore e fumettista, di tenere una lezione per i soci del Club del Fumetto. L’evento è iniziato con un excursus sul modello di pubblicazione riguardante questo tipo particolare di fumetto. L’illustratore di Sant’Agata sui Due Golfi ha spiegato ad una attenta platea di partecipanti che solitamente le storie iniziano con un episodio pilota, comunemente chiamato one shot. Questa storia, più lunga di un normale capitolo, serve a tentare di convincere tanto l’editore quanto i lettori a dare una possibilità all’autore di vedere la sua storia serializzata, cioè pubblicata in capitoli settimanali (o con altra periodicità) sulle riviste. Le riviste manga sono grossi volumi stampati su carta riciclata che contengono un misto di one shot e nuovi capitoli di storie già in corso, mentre quelli che noi comunemente acquistiamo come “manga” sono dei tankōbon, raccolte di capitoli precedentemente usciti in rivista di una stessa storia, a volte riveduti e corretti. Durante la serializzazione, gli autori possono subire vari tipi di pressioni editoriali: una storia di grande successo può essere “allungata” a forza, mentre storie di minore popolarità possono venire cancellate dalla rivista prima del tempo. In quel caso, all’autore sono spesso date poche settimane per chiudere la sua storia. Questa struttura di pubblicazione porta dei benefici, ma ha anche controindicazioni: il capitolo settimanale viene pagato all’autore, sebbene poco, e gli autori devono tenere alta la qualità delle storie se vogliono rimanere alti nelle frequenti classifiche di popolarità ed evitare l’ascia (come viene chiamata in inglese la cancellazione dalla rivista, axe); d’altra parte però c’è meno possibilità di lavorare bene sul finale, che invece è più facile da gestire bene nel caso di episodi di durata fissa, come i fumetti italiani da edicola o le graphic novel. Spesso i fumetti giapponesi terminano in modi improvvisi, sbrigativi, non soddisfacenti per i lettori occidentali. Questa tendenza in parte dipende proprio dalle modalità di pubblicazione, che pongono maggiore attenzione allo svolgersi della storia che alla sua conclusione, in un certo senso vista solo come la fine della pubblicazione piuttosto che della storia raccontata. Da questo spunto è nata una discussione con i soci presenti, che sono stati invitati a parlare dei finali migliori o peggiori da loro letti e si sono confrontati sull’argomento, indagando su cosa fa in modo che, chiudendo l’ultimo volume di una storia, il lettore sia felice di averla letta.

A cura di Luigi De Rosa

Generico settembre 2024

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