Da Positano a Sorrento i tedeschi ci spiegano la crisi della Germania che non si fermerà alla Volkswagen e travolgerà anche noi
La crisi della Volkswagen è anche la crisi dell’Europa e di scelte deleterie come quella di fare sanzioni o di imporre le auto elettriche immediatamente senza pensare alle conseguenze sia sui posti di lavoro sia sull’approvvigionamento dell’energia per cui nessun paese ne ha a sufficienza
Da Positano a Sorrento i tedeschi ci spiegano la crisi della Germania che non si fermerà alla Volkswagen e travolgerà anche noi. Migliaia di licenziamenti per la chiusura degli stabilimenti, la Germania sotto choc, comincia ad affiorare la paura, la destra incalza, e, non lo negiamo, sembrano evocare fantasmi che richiamano ai tempi cupi del nazismo hitler, non nacque anche per la crisi economica quella dittatura devastante per il mondo? Non ci fidiamo dei giornali e dei media, poi siamo un giornale locale, attingiamo notizie dal territorio dai tedeschi che sono qui in Costiera amalfitana e Penisola sorrentina
“E’ vero c’è paura e grande nervosismo, basti pensare che si può scatenare una lite violenta per un nulla, anche per un posto auto per parcheggiare”. Insomma il clima è deleterio in questo momento, almeno stando ai nostri amici sul territorio , che poi rispecchiano le notizie dei media europei.
La Germania è alle prese con la crisi del settore automobilistico, a partire dalla Volkswagen (Vw), a causa della transizione dai motori a combustione ai veicoli elettrici entro il 2035, ma esperti prevedono che altri settore produttivi potrebbero presto seguire.
“Non è solo questo – chiosa il nostro amico imprenditore -, con la guerra della Russia con l’Ucraina e le sanzioni che si sono fatte per loro e per la Cina, volute dall’Europa, dalla Nato e dagli USA, per una cosa che non ci dovrebbe riguardare, visto che è una guerra politica, mentre altrove facciamo finta di non vedere, le ripercussioni ci sono state anche con le esportazioni e la Volkswagen lavorava molto con le esportazioni ”
Il presidente del Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung (Istituto Tedesco per la Ricerca Economica, o Diw), Marcel Fratzscher, ritiene che “le aziende non hanno colto la trasformazione” dell’economia e dell’industria e che molte, come la Vw, sono “rimaste indietro”.
“E’ rimasta indietro la Germania e l’Europa ha perso il senso della realtà – dice il nostro interlocutore a Positanonews -, basti pensare che le auto elettriche , che ora sono solo al dieci per cento, fanno andare in crisi anche il sistema di energia della nazione, i black out non si contano , e siamo solo al dieci per cento. Inoltre come ci approvvigioniamo dell’energia elettrica sufficiente? Da altri paesi che hanno il nucleare che noi non abbiamo , con costi sempre superiori”
Ma sentiamo i media europei . “Non si tratta solo del settore automobilistico, ma anche di quello dei macchinari, del farmaceutico, chimico, è un problema che hanno in molti”, ha dichiarato Fratzscher a Euronews.
L’incapacità di rinnovarsi dell’economia in Germania
Il più grande produttore chimico del mondo, Basf, che ha la sua sede centrale in Germania, sta valutando la possibilità di licenziare lavoratori in Germania (e di trasferire parte della produzione in Asia) di fronte all’incremento dei prezzi dell’energia causato dalla guerra in Ucraina e della burocrazia tedesca.
“Le aziende tedesche hanno già dislocato molta produzione in Cina, in India e altrove, e questo continuerà”, spiega Fratzscher. Tuttavia, con la Cina che inizia a sovvenzionare le proprie aziende, “diventa più difficile per le aziende tedesche competere”, anche a causa della differenza del costo del lavoro tra Europa e Asia.
Cosa succederà ora all’economia tedesca in recessione?
Il Diw prevede una “stagnazione dell’economia tedesca quest’anno e una graduale ripresa nei prossimi anni”. La crescita si è nuovamente contratta nel secondo trimestre del 2024: la Germania è tecnicamente in recessione e con la produzione industriale che continua a diminuire.
L’industria automobilistica è stata particolarmente colpita dalla scarsa domanda di veicoli elettrici, dovuta alla lentezza degli investimenti nelle infrastrutture. Tuttavia, Fratzscher si dice ottimista e ritiene che le grandi aziende tedesche “siano sempre state molto innovative”, dopo essersi reinventate più volte.
“Hanno bisogno di riadattarsi, di riformarsi. E questo è il caso della Volkswagen e di molte aziende tedesche”, ha aggiunto, e senza bisogno di un intervento del governo come invocato da più parti.
Per Fratzscher una “selezione naturale” delle aziende è funzionale allo sviluppo dell’economia. “Il cambiamento significa spesso consolidamento. Ma le aziende devono anche trasformarsi per poter investire e sviluppare nuove tecnologie”, ha affermato l’esperto.
Si tratta di un ricambio generazionale delle aziende, che non è limitato alla Germania. Fratzscher ritiene saranno necessari investimenti per i prossimi cinque anni per gestire questa transizione anche a livello europeo.
Ma la crisi della Volkswagen è anche la crisi dell’Europa e di scelte deleterie come quella di fare sanzioni o di imporre le auto elettriche immediatamente senza pensare alle conseguenze sia sui posti di lavoro sia sull’approvvigionamento dell’energia per cui nessun paese ne ha a sufficienza
Poiché l’economia tedesca dipende in larga misura dall’industria automobilistica, rimane il timore che i sacrifici e i licenziamenti che accompagneranno i nuovi investimenti abbiano un impatto negativo sulla società e sulla politica.
Dopo la vittoria dei partiti di estrema destra ed estrema sinistra alle elezioni elettorali in Sassonia e Turingia, si attende un exploit analogo di Alternativa per la Germania e dell’Alleanza Sahra Wagenknecht nel voto in Brandeburgo, con i pensieri ormai rivolti alle elezioni federalli del prossimo anno.
Insomma la Germania da locomotiva d’Europa rischia di diventare una polveriera di instabilità avendo, come nel passato, correlazioni fra la crisi economica e quella politica. La paura della povertà e delle difficoltà economiche scatena spesso reazioni violente ed aggressive porta al buio della ragione e a questo punto il problema più che con la Russia e con Israele o gli immigrati lo abbiamo al nostro interno, proprio nel paese più forte della CEE.
Questa crisi , poi, travolgerà pure noi, direttamente con le commesse alla Volkswagen che non ci saranno più, inoltre anche la Stellantis, ex Fiat per intenderci, sta per chiudere stabilimenti, poi indirettamente anche con una fetta consistente di economia, anche turistica, per alcune aree come Rimini e Ischia in Campania, che dipendevano da questo settore. Poi gli effetti a catena per il momento sono ancora imprevedibili..