Demolizioni Pubbliche ad Ischia, ora è caos. Anche il “blocco 3” dice “no”

2 milioni di euro per abbattere in Piazza dottor Verde, via Spezieria e Via Nizzola. I Taliercio si oppongono al Piano Legnini: “Non demolirà una famiglia storica, noi restiamo qua!”. Minacciate azioni e richiesta di risarcimento danni
Demolizioni pubbliche nel Cratere di Ischia. Lievitano i costi per abbattere, ma lievitano anche le polemiche, i malumori nella popolazione colpita e le nette opposizioni legali agli abbattimenti dei fabbricati fronte strada che non danno certezza nella ricostruzione post sisma ed alluvione. Ciò alla luce delle norme dai Salvaguardia del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Autorità di Bacino e del Piano della Ricostruzione di Ischia (PdRi) della Regione Campania in dirittura di arrivo. Abbattere ora per molti dei soggetti colpiti non da garanzie, non tutela il diritto alla ricostruzione e per questo, colpiti dal provvedimento varato dal Commissario Giovanni Legnini, si sono rivolti ad un legale per far valere le proprie ragioni. Ora siamo quasi ad una decina di opposizioni solo nell’ultimo periodo tra Lacco Ameno e Casamicciola Terme. A settembre sono stati stanziati altri 4 milioni di euro a valere sulla contabilità speciale di Legnini per buttare giù le case di Casamicciola e Lacco. 2 milioni serviranno sono per abbattere un angolo di Casamicciola Alta e ad occuparsene sarà sempre la stessa ditta, la Epsilon 2000 di Quarto.Da Piazza Majo le ruspe del commissario si sono spostate in Piazza dottor Verde, Via Spezieria, Via Nizzola e, per l’occasione, la Piazza e via Spezieria cambiano nome e diventano via Ottringolo. Potere di Google Maps! Ma andiamo a leggere gli atti. Con un apposito articolo dell’ordinanza speciale n.9, varata il 13 settembre, viene stabilito l’incremento, con ulteriori 4 milioni di euro, del Fondo per le demolizioni pubbliche, il cui programma per i decisori istituzionali deve procede speditamente. Con determina dirigenziale n. 408, varata dal RUP del Commissario, Arch. Marco Raia appena una settimana prima degli ulteriori impegni economici, prevede interventi per poco meno di 1,8 milioni di euro per far partire un’altra fetta del piano “demolizione manufatti gravemente danneggiati dal sisma del 2017”. Siamo alle spalle di via Nizzola (teatro delle demolizioni mancate) su via Spezieria, proprio nella zona tunnel di ferro e lamiere delle messe in sicurezza post sisma.Il progetto è stato sottoposto, al Comitato Tecnico, con la partecipazione del Comune di Casamicciola Terme e della Soprintendenza di Napoli- spiega Raia- che nella seduta del 05 agosto 2024 hanno espresso “parere favorevole con prescrizioni della Soprintendenza da fornire in merito alle modalità di ripristino dell’area liberata dai fabbricati”. Il tutto per un importo complessivo dell’appalto di 1.127.594,9 3€. Ma l’opera di abbattimento costerà molto di più fino ad arrivare a 1.733.004,16 €. Interventi di demolizione, fin qui individuati nei programmi in via di definizione e mai certi che oggi con nuove risorse economiche diventano un fatto. A questo intervento si aggiunge a pochi passi l’abbattimento di un altro isolato, dove per le medesime demolizioni pubbliche sono stati accorpati gli abbattimenti di Via Nizzola con quelli Via Spezieria. A queste cifre già spropositate vanno, dunque, ad aggiungersi in un vertiginoso gioco al rialzo i costi delle demolizioni dei fabbricati limitrofi, che ricado sulle due strade e che saranno oggetto di un unico intervento con costi che lievitano a € 265.561,05 dagli iniziali circa 100 mila euro. Tutte le ditte fin qui incaricate da oltre un anno, hanno infatti abbandonato l’incarico, rescindendo il contratto per non meglio precisata i motivi di antieconomicità e logistica, l’unica che resta è la Epsilon che dopo il Majo, abbatterà anche qui la ex Casa Miragliuolo con la casa di Raffaella Iaccarino, Casa Di Massa-Mattera, Casa Taliercio, Villa Daniele e tante altre . Raia spiega che si è ritenuto per evitare disagi dovuti alla presenza di due cantieri limitrofi, affidare, agli stessi operatori incaricati per gli “interventi di demolizione manufatti gravemente danneggiati presso via Spezieria, anche i lavori e servizi tecnici supplementari relativi agli “interventi di demolizione manufatti gravemente danneggiati alla via Nizzola”. Non si comprende perchè accelerare e forzare la mano e non attendere l’entrata in vigore del PdRi a fine ottobre.
SENZA PIÙ MEMORIA
Oggi tutte le strade del borgo antico di Casamicciola sono accomunate da un unico destino: la demolizione e la cancellazione di ogni storia antica (senza neanche più memoria delle sue strade) che dal 1883 ad oggi era valsa la pena di raccontare. Ai posteri la storia moderna lascerà la desertificazione di un paese nel nome delle macerie. Dopo la “casa del Maresciallo”, il “Palazzo di Beresino”, “Spezieria dei monaci”, il paese dirà addio anche a “Villa Daniela”, eccellenza dell’albergo diffuso che fino agli anni 80,capace di essere la zona, traino e punta di diamante del turismo termale locale, ma anche a Casa Taliercio, l’immobile appartenuto ad una delle più numerose famiglie di possidenti terrieri e contadini. Però c’è chi dice “no“. Dopo Raffaella Iaccarino con il “blocco 5” anche la Famiglia Taliercio nella stessa zona con il “blocco 3” ha tentato la levata di scudi contro le ipotesi demolitorie. I fratelli Giovan Giuseppe e Mario Taliericio con la madre Maria Mucibello si sono affidati, come gli altri, ai legali Aniello e Gianluca Palomba per difendersi e rintuzzare l’offensiva Legnini. Con una lettera raccomandata da parte di Legnini, prima dell’avvio dell’esecuzione dell’intervento da parte della Struttura Commissariale con l’affidamento in appalto dei lavori, si invita, infatti, il proprietario delle su indicate unità immobiliari ad esprimere l’eventuale volontà di procedere alla demolizione delle stesse, con conseguente diritto a percepire il contributo pubblico nei limiti delle previsioni delle ordinanze commissariali vigenti. Trattandosi di aggregato tale volontà dovrà essere espressa unanimemente da tutti i proprietari. «Qualora la S.V. volesse procedere autonomamente alla demolizione, dovrà comunicarlo, entro il termine perentorio di 7 giorni dalla ricezione della presente comunicazione- scrive il commissario Giovanni Legnini rivolgendosi ai Taliercio-In tal caso dovrà assumere l’impegno a procedere all’avvio dei lavori entro i successivi 20 giorni. Trascorso tale termine senza nulla ricevere, la scrivente Struttura Commissariale provvederà alla demolizione pubblica dell’aggregato “blocco 3”, decurtando il relativo costo pro-quota sostenuto per la demolizione dal contributo ammissibile per la ricostruzione o per la delocalizzazione delle singole unità immobiliari. In caso di mancata comunicazione entro il termine suindicato di 7 giorni con la conseguente esecuzione dei lavori da parte della Struttura Commissariale, al soggetto in indirizzo si intenderà assegnato il termine di ulteriori 15 giorni per procedere alla rimozione e al ritiro di eventuali beni mobili presenti nel fabbricato, con oneri a suo carico, anche per consentire che i lavori si svolgano in condizioni di sicurezza». Ancora scrive Legnini parlando di condoni« si rappresenta che la realizzazione degli interventi di demolizione pubblica non pregiudicherà in alcun modo i diritti e gli interessi legittimi dei soggetti titolari degli immobili demoliti, sia con riguardo al contributo pubblico per la ricostruzione che per quello spettante per la delocalizzazione. Pertanto, in presenza di eventuali istanze di condono pendenti, si potrà provvedere a concludere le procedure pendenti, integrando obbligatoriamente le pratiche incomplete con la documentazione indicata onde consentire la definizione nella Conferenza Speciale di Servizi Preliminare che sarà opportunamente convocata. In caso di mancata integrazione entro il termine di 15 giorni dal ricevimento della presente, le pratiche di condono saranno comunque iscritte d’ufficio all’ordine del giorno della Conferenza preliminare di servizi, la quale provvederà ad esaminarla allo stato degli atti».Per qualunque ulteriore informazione, spiega il commissario, si potrà inviare mail, ovvero fissare un appuntamento con il Dirigente facente funzioni, arch. Marco Raia.
“NO” ALLA DEMOLIZIONE
I Taliercio hanno riscontrato con un secco diniego alle richieste del commissario evidenziando una serie di pregiudiziali all’iter che il commissario intende seguire e “rappresentano che non procederanno autonomamente alla demolizione delle medesime e, pertanto, si oppongono fermamente alla demolizione pubblica secondo il piano da Voi arbitrariamente approvato con ordinanza speciale, n. 8, in assenza, peraltro, di contraddittorio con gli interessati”.Con l’assitenza dei propri legali i Taliercio contestano in particolare la parte in cui Legnini afferma che “In coerenza con quanto previsto dell’ordinanza speciale n. 5 dell’8 agosto 2023, si rappresenta che la realizzazione degli interventi di demolizione pubblica non pregiudicherà in alcun modo i diritti e gli interessi dei soggetti titolari degli immobili demoliti, sia con riguardo al contributo pubblico per la ricostruzione che per quello spettante per la delocalizzazione”.«Innanzitutto, i nostri assistiti ci tengono a precisare che non hanno presentato e non presenteranno nessuna istanza di delocalizzazione volontaria in quanto è ferma la volontà degli stessi di presentare domanda di contributo per la riparazione e la ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017- spiegano gli avvocati incaricati di contrastare l’avanzata commissariale- Gli esponenti evidenziano che in caso di demolizione del loro immobile secondo le norme vigenti in materia non è più possibile procedere alla ricostruzione dello stesso in relazione alle indicazioni del Piano per l’Assetto idrogeologico dell’Isola d’Ischia-Primo Stralcio Funzionale-Comune di Casamicciola Terme, per cui il fabbricato di proprietà dei nostri assistiti ricade in area a Rischio Potenzialmente Alto-RPA. Quindi, nelle zone a rischio potenzialmente alto si applicano le misure di salvaguardia del PSAI. Ovvero : “Nelle aree perimetrate a rischio molto elevato da frana sono consentiti in relazione al patrimonio edilizio esistenti tra l’altro solo GLI INTERVENTI DI DEMOLIZIONE SENZA RICOSTRUZIONE». «Non vi è dubbio che in caso di demolizione coattiva del fabbricato di proprietà dei sigg. Taliercio gli stessi PERDEREBBERO, allo stato, IL DIRITTO ALLA RICOSTRUZIONE» è evidente rilevano i legali dello studio Palomba che siamo dinanzi a provvedimenti e norme confliggenti dove le parole e le rassicurazioni non corrispondono ai fatti.«D’altronde è la stessa ordinanza speciale n. 8 con il “Piano degli interventi di Demolizione Pubblica” al punto 5, secondo capoverso, prevede espressamente “Sono fatte salve diverse future disposizioni previste dal Piano di ricostruzione che sarà approvato dalla Regione Campania; ciò sta a significare che il Piano di Ricostruzione della Regione Campania una volta approvato potrà prevedere delle misure di salvaguardia che, in caso di demolizione coattiva, potrebbero pregiudicare per sempre il diritto alla ricostruzione dell’immobile oggetto di controversia. Pertanto, in attesa dell’approvazione definitiva del Piano di Ricostruzione della Regione Campania, che secondo le notizie pubblicate, sarà un Piano condiviso tra tutti gli enti ovvero Comune, Regione, Autorità di Bacino e Commissario alla Ricostruzione, i nostri assistiti, proprietari delle unità immobiliari, invitano Legnini a desistere dal procedere alla demolizione pubblica- i legali ancora indugiano parlando dell’entità di un dano tale da potere essere recuperato con appositi interventi- In ogni caso, a tutto voler concedere, è espressamente previsto che, nel caso di specie, l’assegnazione del livello operativo L4 non comporta obbligatoriamente la demolizione e ricostruzione dell’immobile in quanto le parti interessate potrebbero salvaguardare lo stesso mediante interventi di restauro e risanamento conservativo aventi lo scopo di preservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità grazie ad un insieme sistematico di opere, il tutto nel rispetto degli elementi tipologici, formali, strutturali, estetici e architettonici ancora presenti».Sono molti i rilievi fatti al Commissario dai cittadini che lo invitano a desistere tra i quali un corretto calcolo delle spese che verrebbero eventualmente imputate in danno: « Fermo quanto innanzi, la preannunciata demolizione pubblica si appalesa illegittima anche per i seguenti ed ulteriori motivi.Non risulta agli scriventi che sia stato effettuato il sopralluogo da parte del Comitato Tecnico di Giovanni Legnini all’interno delle unità immobiliari sopra citate, tra l’altro non accessibili in quanto gravate da ordinanza di sgombero, per effettuare il rilievo delle varie unità immobiliari in termini di superficie al fine di calcolare il costo convenzionale concedibile con il contributo alla ricostruzione. Risulta chiaro ed evidente, pertanto, che il corretto calcolo del contributo di ricostruzione è imprescindibile da un minuzioso rilievo delle singole unità immobiliari costituenti il fabbricato e dalla misurazione delle superfici interne ed esterne alle stesse. Inoltre, si evidenzia che non è stata adeguatamente valutata la circostanza che l’eventuale demolizione dell’aggregato edilizio di proprietà dei nostri assistiti comporterebbe danni alla struttura portante di altro edificio confinante non rientrante nel piano di demolizione pubblica. Alla luce di tali considerazioni, la richiesta di procedere, anche coattivamente, alla demolizione è illegittima e destituita di fondamento atteso che le unità immobiliari di proprietà degli istanti non rientrano in nessuna della fattispecie tipiche previste dall’ordinanza speciale n. 8. Quindi, dopo 7 anni dall’evento sismico e a pochi mesi dall’approvazione del Piano di Ricostruzione della Regione Campania, fortemente voluto dal Commissario alla ricostruzione, si procede a demolizioni coattive che potrebbero compromettere per sempre il diritto alla ricostruzione dell’immobile dei nostri assistiti. Si precisa, infine, che le unità immobiliari da Voi identificate sono destinatarie di ordinanza di sgombero e non accessibili e, pertanto, a tutto voler concedere, gli istanti si trovano nella impossibilità oggettiva di procedere al recupero di tutti i beni mobili presenti all’interno e all’esterno delle stesse». Infine i Palomba rammentano, tuttavia, che la stessa Ordinanza Speciale n. 8 di Legnini prevede che “In caso di opposizione dei proprietari al progetto di demolizione, provvede il Sindaco con ordinanza contingibile e urgente ai, ove ne ricorrano i presupposti” ». Pertanto, nel ribadire tutti i motivi di opposizione, i sigg.ri Taliercio Mario, Taliercio Giovangiuseppe e Mucibello Carmela. Si riserva, anche per tale motivo, ogni azione e richiesta di risarcimento danni.