Il sogno del secondo binario e di una metropolitana veloce tra Sorrento e Vico Equense: una chimera sempre più lontana
Se sperate ancora nel secondo binario o in una metropolitana che colleghi velocemente Sorrento a Vico Equense, forse è giunto il momento di rassegnarsi. Come una cometa che si allontana sempre più nel cielo, anche questo sogno sembra destinato a restare irrealizzabile, perlomeno nel futuro prossimo.
Negli ultimi due giorni, infatti, il treno proveniente da Napoli e diretto a Sorrento ha subito ben due avarie nelle ore serali, costringendo i passeggeri a scendere dal convoglio e a proseguire a piedi sui binari. I viaggiatori, tra cui pendolari e turisti, hanno dovuto camminare sul pietrisco della massicciata per raggiungere la stazione più vicina, un’esperienza non solo disagevole ma anche potenzialmente pericolosa. A peggiorare la situazione, tra un guasto e l’altro, ci si è messo anche uno sciopero di mezza giornata, che ha lasciato migliaia di persone nel caos, prive di alternative e in balia dei taxi, con tariffe spesso gonfiate.
Il malcontento è palpabile, soprattutto tra chi ogni giorno si affida a questo servizio ferroviario per motivi di lavoro o turismo. Il disagio è diventato ormai cronico e la prospettiva di un miglioramento infrastrutturale sembra sempre più remota. I pendolari, che per anni hanno ascoltato promesse su una modernizzazione della linea, si sentono abbandonati e disillusi.
E la risposta delle autorità? Il presidente dell’EAV, Umberto De Gregorio, in una intervista televisiva, ha voluto sottolineare che anche lui si è ritrovato su un treno ad alta velocità in avaria e che non ha potuto neppure scendere. Un paragone che, però, suona quasi come una beffa per chi ogni giorno è costretto a fare i conti con ritardi, guasti e disservizi su una linea essenziale per i collegamenti della Penisola Sorrentina.
Mentre le avarie si moltiplicano e gli scioperi paralizzano il trasporto pubblico, la sensazione prevalente tra i pendolari è di frustrazione e impotenza. Quello che dovrebbe essere un diritto – un servizio di trasporto efficiente e sicuro – è invece diventato una lotta quotidiana. Così, mentre il sogno del secondo binario si allontana, la realtà dei treni della Circumvesuviana si fa sempre più amara.
Un viaggio verso il passato: quando la Vesuviana impiegava meno di un’ora da Sorrento a Napoli
C’era un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui il treno della Circumvesuviana – oggi gestito dall’EAV (Ente Autonomo Volturno) – collegava Napoli a Sorrento in meno di un’ora. Per i pendolari di oggi, abituati a ritardi cronici e tempi di percorrenza spesso dilatati oltre le due ore, questo sembra un sogno, un ricordo sbiadito di un’epoca in cui la mobilità tra la Penisola Sorrentina e il capoluogo campano era rapida ed efficiente.
Qualche decennio fa, la linea ferroviaria che attraversa alcune delle località più amate dai turisti in tutto il mondo era considerata un modello di trasporto. I treni, seppur spartani, erano sufficientemente veloci e consentivano di spostarsi agevolmente lungo la costa, offrendo un servizio puntuale che oggi sembra irraggiungibile.
Oggi, però, la situazione è ben diversa. Il materiale rotabile – in gran parte obsoleto e risalente agli anni ’70 e ’80 – non è più in grado di sostenere le velocità di un tempo. Le corse che un tempo si completavano in meno di 60 minuti ora impiegano spesso più del doppio, e non è raro che si verifichino guasti che causano ulteriori ritardi e disagi. Il degrado delle infrastrutture e la mancanza di un vero piano di ammodernamento fanno sì che la qualità del servizio peggiori di anno in anno, allontanando sempre più quella che un tempo era una linea veloce ed efficiente.
Il problema principale è l’inefficienza del materiale ferroviario, ormai logoro e inadatto a garantire prestazioni adeguate alle esigenze moderne. Treni vetusti, soggetti a continui guasti, e binari inadeguati rendono difficile mantenere le velocità e la puntualità di un tempo. Gli investimenti in manutenzione e ammodernamento, sebbene promessi più volte, non hanno portato ai risultati sperati.
A peggiorare la situazione sono i numerosi scioperi e le difficoltà nella gestione delle risorse, che lasciano spesso i passeggeri in balia di ritardi e cancellazioni. Chi viaggia quotidianamente su questa linea, pendolari o turisti, si ritrova ad affrontare una realtà ben lontana da quella degli anni passati, quando la Vesuviana era sinonimo di velocità e affidabilità.
Nel frattempo, il sogno di una linea moderna, con treni più veloci e frequenti, sembra allontanarsi sempre di più. Il progetto di un secondo binario, essenziale per decongestionare il traffico ferroviario, è ormai una chimera, mentre la prospettiva di un miglioramento concreto si fa sempre più incerta. Oggi, viaggiare tra Napoli e Sorrento in meno di un’ora sembra quasi un’utopia, un lusso che le generazioni passate hanno avuto il privilegio di conoscere, ma che quelle attuali possono solo immaginare.
Turismo sostenibile: parole vuote e convegni, mentre il traffico soffoca la Penisola Sorrentina
Si sente parlare sempre più spesso di “turismo sostenibile”, una delle parole d’ordine più gettonate in conferenze, convegni e tavole rotonde. Tutti sembrano voler dare il proprio contributo per un turismo che rispetti l’ambiente, riduca le emissioni e promuova un modo di viaggiare più responsabile. Ma nella realtà quotidiana, soprattutto in zone come la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana, la situazione appare drammaticamente diversa.
Ogni giorno, frotte di autobus turistici e migliaia di veicoli NCC (noleggio con conducente) invadono le strade strette e tortuose della costiera, creando ingorghi infiniti e riversando tonnellate di emissioni in un territorio già fragile e soggetto a problemi ambientali. Questi mezzi, che servono a pendolarizzare frotte di turisti da Napoli e dalle altre città vicine, rappresentano la quotidianità di un sistema di trasporto che non solo non è sostenibile, ma è addirittura insostenibile.
La congestione delle strade, l’inquinamento atmosferico e acustico, l’usura delle infrastrutture e il disagio crescente per residenti e visitatori stanno trasformando quello che dovrebbe essere un paradiso naturale in un inferno di traffico e smog. Eppure, le soluzioni esistono. Il problema è che, mentre si moltiplicano gli incontri pubblici e le dichiarazioni di buone intenzioni, mancano azioni concrete e investimenti reali.
Basta guardare al Nord Europa, dove città come Amsterdam, Copenaghen o Stoccolma hanno investito nel trasporto pubblico e nella mobilità sostenibile già mezzo secolo fa. Queste città, considerate modelli di benessere e vivibilità, hanno scelto di puntare su mezzi di trasporto ecologici, con reti di tram, metropolitane e autobus elettrici efficienti e integrati. Hanno creato ampie aree pedonali e ciclabili, riducendo la dipendenza dall’automobile e migliorando la qualità della vita dei loro abitanti. E questo non è solo un vantaggio ambientale: investire in trasporti sostenibili significa anche creare un “gradiente di benessere” per chi vive quei luoghi.
La Penisola Sorrentina, invece, è rimasta indietro, intrappolata in un modello di sviluppo turistico che sembra ignorare l’urgenza di un cambio di rotta. Il trasporto pubblico, come quello gestito dall’EAV, è inadeguato, con treni obsoleti e servizi spesso discontinui, incapaci di far fronte alla domanda di residenti e visitatori. Nonostante le promesse, gli investimenti nella modernizzazione della rete ferroviaria o nell’adozione di mezzi di trasporto elettrici sono ancora carenti.
E così, mentre si riempiono le piazze e le sale conferenze per parlare di “turismo sostenibile”, la realtà è che le parole non bastano. Serve un piano concreto, investimenti strutturali e una visione a lungo termine che metta al centro il benessere del territorio e delle persone. Solo così sarà possibile immaginare un futuro in cui la bellezza della Costiera non sia soffocata dai fumi di scarico e in cui turismo e sostenibilità possano finalmente andare di pari passo.
Una linea rossa verso la Costiera Amalfitana: il progetto visionario della Vesuviana del 1946
Nel 1946, mentre l’Italia era impegnata nella difficile ricostruzione del dopoguerra, un gruppo di lungimiranti ingegneri e urbanisti tracciava una visione avveniristica per il futuro della mobilità nella Penisola Sorrentina e oltre. Nei piani della nascente Circumvesuviana, tra le tante linee proposte per migliorare i collegamenti tra Napoli e le località costiere, spiccava un progetto ambizioso: una “linea rossa” che avrebbe collegato Castellammare di Stabia alla Costiera Amalfitana, aprendo un accesso diretto e rapido verso una delle zone più affascinanti e impervie d’Italia.
Questa linea progettuale prevedeva un tunnel che, partendo da Castellammare, si sarebbe snodato tra le montagne e sarebbe sbucato direttamente sulla Costa Amalfitana, tagliando drasticamente i tempi di percorrenza rispetto alle tortuose strade costiere che ancora oggi creano difficoltà a residenti e turisti. La visione era quella di una rete ferroviaria capace di collegare agevolmente il cuore della Penisola con le sue perle turistiche, come Amalfi, Positano e Ravello, facilitando lo spostamento di persone e merci in un’epoca in cui il trasporto privato non era ancora così diffuso.
La lungimiranza di quei progettisti era straordinaria. Già nel 1946, concepivano un’infrastruttura che avrebbe trasformato radicalmente la mobilità in una delle zone più delicate del Paese, tanto dal punto di vista paesaggistico quanto ambientale. Lo stesso spirito innovativo si manifestava nei lavori che si stavano già realizzando lungo la linea tra Meta, Vico Equense e Castellammare, con la costruzione di tunnel per superare le asperità del terreno e garantire una connessione più rapida e diretta.
Purtroppo, quel progetto non vide mai la luce. Le difficoltà economiche, politiche e infrastrutturali del dopoguerra fecero sì che la “linea rossa” rimanesse solo su carta, un sogno mai realizzato. Oggi, a quasi 80 anni di distanza, ci si interroga su cosa avrebbe significato per il territorio e per i suoi abitanti se quella visione fosse diventata realtà. Immaginate un tunnel che avesse permesso a pendolari e turisti di attraversare le montagne per raggiungere Amalfi o Positano in pochi minuti, senza doversi destreggiare tra curve strette e pericolose o interminabili code estive.
Oggi la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana restano afflitte da problemi di mobilità che sembrano senza soluzione. Le strade sono sovraccariche di veicoli, soprattutto durante la stagione turistica, e il trasporto pubblico non è all’altezza delle aspettative di chi, per necessità o per piacere, desidera spostarsi lungo queste coste incantevoli ma logisticamente complicate.
Ripensare a quel progetto del 1946 fa riflettere su quanto la lungimiranza e l’audacia di alcuni tecnici avrebbero potuto trasformare radicalmente il territorio, rendendolo non solo più accessibile, ma anche meno vulnerabile all’invasione del traffico privato e alla speculazione edilizia. In un’epoca in cui si parla tanto di sostenibilità e di investimenti per migliorare la mobilità, ci si chiede se non sia il momento di riscoprire e aggiornare quelle vecchie idee, che allora sembravano troppo ambiziose ma oggi appaiono quasi necessarie.
La linea rossa della Circumvesuviana, con il suo tunnel verso la Costiera, è rimasta un sogno irrealizzato, ma potrebbe rappresentare una fonte di ispirazione per un futuro più sostenibile e connesso. Chissà, forse un giorno l’idea di quei progettisti tornerà a vivere in nuove forme, regalando al territorio la mobilità che merita.