Intervista allo scrittore Nicola Pesce ospite del C.M.E.A. di Sorrento

5 ottobre 2024 | 19:43
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Sorrento (NA) Lunedì 30 settembre presso l’Aula Magna del Liceo Artistico “F.S. Grandi” è stata inaugurata la terza edizione del corso-concorso “Un fumetto per l’ambiente” promosso dal C.M.E.A. presieduto dall’Avv. Luca Vittorio Raiola che ne è ideatore. Ospite d’onore dell’evento Nicola Pesce, noto scrittore oltre che fondatore della NPE, casa editrice specializzata  sulla pubblicazione del fumetto d’autore e saggistica. I destinatari del progetto sono gli studenti del triennio del Liceo Artistico di Sorrento “F.S. Grandi”. Alla fine del corso-concorso la ragazza o il ragazzo più meritevole riceverà una borsa di studio per frequentare per un anno la prestigiosa Scuola Italiana di Comix diretta da Mario Punzo. Il tema che caratterizzerà i workshop di quest’anno sarà legato al legno, tessuto vegetale di notevole importanza per l’ambiente, che è stato rappresentato graficamente nella locandina di presentazione del progetto dal Pinocchio di Collodi. Un doveroso ringraziamento va infine alla dirigente del “Grandi” prof. Pasqua Cappiello e al Sindaco di Sorrento, avv. Massimo Coppola, per la promozione e il supporto incondizionato dato all’evento. Quella che segue è la breve intervista che lo scrittore Nicola Pesce, autore dei romanzi di successo editi da Mondadori, “La volpe che amava le piccole cose” e “Il sapore dell’albicocco”, mi ha gentilmente concesso.

I ragazzi che parteciperanno al Corso Un fumetto per l’ambiente si confronteranno anche con il Pinocchio di Collodi, mi vuole raccontare il suo rapporto con questo testo?

A me Pinocchio è sempre piaciuto molto. Detta così sembra la risposta che darebbe chiunque per qualsiasi libro, in realtà a me piace perché rappresentava per la narrativa di quel periodo una novità, una rottura rispetto ai vecchi canoni che caratterizzavano la letteratura per bambini, era un racconto realistico e intriso di, come dirle, provincia. Mi spiego, quella di Collodi la trovo una scrittura sanguigna, incentrata sulla quotidianità e focalizzata sulle radici di un autore. Un esempio lampante, per rimanere in famiglia rappresentato da “Sussi e Biribissi”, un testo per bambini scritto da Paolo Lorenzini (nipote del più famoso Carlo Lorenzini detto Collodi N.d.A.), che ha come sottotitolo “Storia di un viaggio verso il centro della Terra”, con riferimento al romanzo Viaggio al centro della Terra di Jules Verne. I due ragazzini protagonisti, uno basso e grassottello l’altro alto e magro, infatti, affascinati dalle avventure descritte nel romanzo di Verne, decidono di ripercorrere il misterioso viaggio, partendo dalle fogne di Firenze. Naturalmente gliene capiteranno di tutti i colori malgrado i buoni consigli del gatto Buricchio. I topi, le fogne, la sporcizia, la realtà insomma narrata in questi testi mi è sempre piaciuta molto, così come la fiorentinità che da colore alla scrittura dei due Lorenzini. Trovo affascinante che in questi testi i personaggi vivono delle avventure dove nessuno alla fine ha la pretesa di insegnare loro qualcosa, se dalla disavventura trarranno un insegnamento, sarà anche questo frutto di una loro maturazione interiore, al contrario, per cercare di essere più chiaro, non sono attratto da testi come “Cuore” di De Amicis, dove il cattivo è riconosciuto tale fin dalle prime pagine e non avrà modo di riscattarsi così come il buono rimane tale, eroe perfetto inarrivabile. Questa idea di perfezione, di divisione netta tra bene e male, di persone che portano addosso una stimmate e da quella restano segnati non mi piace.

Questa che chiameremo “sanguignità”, ci scuseranno i professori dell’Accademia della Crusca, non la ritroviamo anche in Basile?

Beh, è il contrario, in Collodi ritrovo molto della maestria e carnalità del nostro Basile. Noi abbiamo molti grandi autori e se il fiorentino Dante o il “sorrentino” Tasso, rappresentano la letteratura cosiddetta classica, l’Aretino, Cecco Angiolieri per me rappresentano quella più sanguigna. A me piace moltissimo questo genere letterario concreto, passionale che fa da contraltare, per citare ancora un autore Alessandro Monti che è invece simbolo di una letteratura più compassata, accademica, in parole povere: fredda. In estrema sintesi tra Petrarca e Boccaccio, scelgo Boccaccio.

Dopo questa chiacchierata sulla letteratura molto interessante, voglio spostare la sua riflessione sul concetto di ambiente visto che siamo a Sorrento ospiti del C.M.E.A.

Vede io soffro di una forma di autismo, questa condizione fin da bambino mi ha sempre spinto a cercare l’isolamento, il mio rifugio è rappresentato da un giardino. Ho, infatti, la fortuna di avere un giardino di diversi ettari, all’interno ci sono eucalipti alti trenta metri, un laghetto, e tanti alberi da frutta, ma è soprattutto un’oasi dove gli animali selvaggi possono vivere in tranquillità o servirsene da pit stop tra uno spostamento stagionale e l’altro. Da me ho visto anatre, cormorani, oche selvatiche etc. fermarsi per poi ripartire. Ho ammirato anche rapaci come falchi e poiane, piccoli mammiferi come ricci e soprattutto le volpi: oramai à il loro giardino non più il mio. Per rilassarmi spacco la legna, mi godo il contatto diretto con la natura. Per me ogni animale ha un significato profondo e merita rispetto. Con le volpi poi, che tornano spesso come personaggi nella mia narrativa, ho un legame speciale. “Papà le amava” (Momento di pausa e commozione N.d.A.) Qualche tempo fa ho perso mio padre al quale ero legatissimo. Ricordo sempre con commozione che lui le amava e quando ne scopriva una in giardino era contentissimo: cambiava d’umore. Per questo motivo, quando da bambino mi capitava di vederlo giù di morale, gli andavo vicino e, mentendogli, gli raccontavo di averne vista una, così per magia la malinconia spariva. Mio padre era nato in una famiglia molto povera, con tanto sacrificio, lavorando sodo, era riuscito a comprarsi un terreno dove permetteva a tutti gli animali comprese le volpi di fare la loro tana. Questo lo rendeva felice. Ancora oggi quando nel mio giardino scopro una volpe penso immediatamente: Papà è venuto a trovarmi.

Vorrei una sua riflessione sull’autismo e la Scuola italiana.

Da persona che soffre d’autismo spezzo una lancia a favore degli insegnanti, per i cosiddetti docenti di sostegno, credo che il loro stipendio non sia dei migliori e spesso devono affrontare problematiche più grandi di loro. Quando ero bambino avvertivo lo stress che essi stessi soffrivano, le sembrerà assurdo ma a me, ex alunno autistico, viene da suggerire che prima di tutto lo Stato dovrebbe provvedere a che gli insegnanti che occupano un ruolo così delicato operino con serenità il che comporta mettergli a disposizione materiale didattico consono e offrire loro un trattamento economico migliore. Ai docenti invece suggerirei, sempre da ex bambino autistico, di approfondire il concetto di comunicazione. Voglio dire ai docenti: “Se avete di fronte un bambino che non vi parla o non vi risponde, questo silenzio è esso stesso già una forma di comunicazione che va ascoltata”. Alle volte un bambino autistico legge le parole come minacce, un insegnante dovrebbe imparare ad ascoltarne anche il silenzio, dovrebbe spogliarsi da certi preconcetti o pregiudizi, soprattutto dall’arroganza di pretendere di aver capito tutto di un bambino quando invece di lui non si è capito un bel nulla perché ci si dimentica di ascoltarne parole e silenzi che sono diversi dai nostri. Il Nicola “autistico” ha messo anni per imparare a comunicare con gli altri, di questo percorso sono orgoglioso così come vivo con serenità la mia attuale condizione che mi permette di entrare subito in sintonia con chi ha le mie stesse problematiche. Mi è capitato in passato durante delle presentazioni di essere abbracciato da bambini autistici con grande sorpresa delle madri, che mi rivelavano che quest’affetto ad altri anche conoscenti non era concesso. Se mi chiedesse: perché succede? Le potrei rispondere: perché conosco l’inferno che c’è dietro l’essere autistico, perché quando mi trovo davanti ad un autistico mi dico sempre, “Nicola, stai zitto e ascolta, tu non sei nessuno, stai qui per ascoltare”. Credo che per entrare in sintonia con un altro essere umano bisogna prima di tutto imparare ad essere umili e a dare l’importanza che merita alla persona che abbiamo di fronte.

Un’ultima riflessione sul suo ultimo scritto Il Sapore dell’Albicocco”.

È un libro sul mio rapporto con la Natura, sul rapporto con il giardino che dopo la scomparsa del dio della mia vita, mio padre, ho dovuto proteggere e conservare impedendo che le difficoltà economiche sofferte, potessero costringermi a venderlo. Ne “Il Sapore dell’Albicocco”, rivelo il mio rapporto paritario con ogni albero di quel giardino, che per me ha la dignità di una persona, il mandarino è legato a determinati momenti della mia infanzia, così come l’albicocco che mi ha quasi suggerito la scrittura del libro. Le confesso che non amo il sapore delle albicocche, le trovo dolciastre, ma quelle di quell’albero che era all’ingresso del giardino avevano un nonsoché di speciale, quando un giorno mi sono reso conto che stava inevitabilmente morendo e che di quelle albicocche non avrei goduto più quel sapore che era unico, magico, particolarissimo, mi sono detto, prima che finisca nell’oblio anche il ricordo di quel sapore, mi piacerebbe mettere tutto per iscritto. Devo affidare alle pagine di un diario ricordi e riflessioni legate a questo come ad altri alberi del giardino. All’inizio, visto che viviamo nel mondo dei social, ho affidato ricordi e riflessioni a semplici post su Facebook o Instagram, poi questi post sono diventati un racconto sulla gentilezza, la lentezza, le piccole esperienze della vita di tutti i giorni. Nel testo sono un vecchio spaccalegna che raggiunto da una signora decide di aprirsi a lei raccontando le piccole cose che fanno grande la vita: le volpi, i tramonti, il sapore delle albicocche.

Grazie

A cura di Luigi De Rosa

CMEA Sorrento : https://www.cmea.it/

libri Pescelibri Pesce “La volpe che amava le piccole cose” e “Il sapore dell’albicocco”

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Generico ottobre 2024 Club del Fumetto Penisola Sorrentina

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