Ischia. Il popolo di Casamicciola sarà deportato, addio Majo e La Rita. Il comune : delocalizzateli! 

21 ottobre 2024 | 23:45
Ischia. Il popolo di Casamicciola sarà deportato, addio Majo e La Rita. Il comune : delocalizzateli! 

Ricostruzione Ischia. Tra ipotesi di Delocalizzazione e nuove mappature del patrimonio edilizio, i comuni  hanno presentato le osservazioni al Pdri, Piano della Ricostruzione, al 30 settembre 2024, cosi come concordato all’esito dell’incontro tenutosi il 3 settembre a Napoli tra i vertici della Regione Campania ed i Sindaci isolani ed allorquando si decise, contro ogni norma, di riaprire i termine delle osservazioni ad un Piano di per se confliggente al resto dell’enciclopedia normativa vigente su ischia ed il cui preliminare era già stato approvato dalla Giunta Regionale il 31 luglio 2024. Intanto, mentre il paese attende una norma li dove regna il caos di mappe e ordinanze, mentre si attende un atto che possa dare finalmente certezza ai cittadini, per avere un quadro finalmente compositivo su quel che afferisce soprattutto la ricostruzione post sisma e post alluvione, è già stato tutto deciso. Il popolo di Casamicciola sarà deportato, addio Majo e La Rita. Gli inquilini del Convento hanno dato la loro sentenza: delocalizzateli. Si attendono, ora, le contro deduzioni di Palazzo Santa Lucia che dovrebbero giungere entro la fine di questo ottobre per poi approvare il piano definitivamente a dicembre.

I deportati. Cancellati Majo e La Rita. Il comune: Delocalizzateli!

LeOsservazioni al Pdri, chiesta la delocalizzazione di antichi borghi

Osservazioni del comune di Casamicciola al Pdri, delocalizzazione obbligatorie Majo e La Rita

Con le osservazioni al piano della ricostruzione firmato dalla Regione Campania, infatti, il Comune di Casamicciola Terme chiede e cerca di imporre la delocalizzazione obbligatoria degli abitanti, la demolizione di tutti i borghi antichi del Majo e di La Rita colpiti dal sisma del 21 agosto 2017. Nelle osservazioni inviare dopo la riapertura dei termini richiesta alla Regione Campania nel settembre scorso ( il 31 scadrà tra l’altro l’altra emergenza legata alla frana del 26 novembre 2022) il comune guidato dal sindaco Giosi Ferrandino ha presentato all’assessore regionale all’urbanistica Bruno Discepolo osservazioni molto severe per le popolazioni locali a cui di fatto si impone la deportazione di un popolo. Il popolo di Casamicciola alta. Nella mappa prodotta per modificare quanto deciso dalla regione Campania con il Piano della Ricostruzione (Pdri) da La Rita al Majo viene chiesto di radere tutto al suolo, gli edifici fronte strada dovranno essere delocalizzati obbligatoriamente. Non c’è principio, logico, tecnico, scientifico, identitario che tenga. Non viene indicato l’assunto scientifico o la motivazione tecnica basta su presupposti inoppugnabili di rischio, non c’è il filo coerente della storia, ma solo un disegno colorato che cambia i pantoni della originaria mappa del Piano, del Pdri.  Una nuova apartheid, una nova forma di ingegneria umana che impone di fatto la  segregazione civile e politica a danno della minoranza terremotata e alluvionata del paese isolano, ad opera del governo e sulla base di pregiudizi di quartiere e sociali. Ma questa non è una sciagura di quartiere. Questa è la vita di centinaia di persone non il trastullo di un singolo che gioca sulle cartine.

Apartheid ischitana

Si sta trasformano la Ricostruzione di Ischia in apartheid. Senza piani di delocalizzazione e alternative, ma solo giochi di color color su mappe che cambiano a seconda dell’umore dell’uno o dell’altro decisore istituzionale, non si può usare altro termine. Le mappe inviate per far modificare il preliminare del PdRi approvato il 31 luglio scorso dalla Giunta Regionale sono tutte nere, il nero degli abbattimenti obbligatori per far posto a strade. Non ci sono altri progetti oltre alle vie indicate con tratteggi rossi li dove un giorno viveva la gente.

Pdri: Non deportateli

Uno stralcio del Piano di Ricostruzione regionale

Il Piano della regione Campania. A Majo e La Rita si può ricostruire in sicurezza

E’ indubbia la contrapposizione di interessi e di visioni, il Piano della ricostruzione di Ischia firmato dalla Regione Campania sconfessa tutto quanto detto sin qui dai comuni, in parte anche dall’ultimo commissario che, tra ordinanze, ordinanze speciali e guazzabugli vari, continua ad alimentare il caos Ischia. Da sponda ad un sistema politico evidentemente distruttivo di ogni percorso virtuoso. Con un tratto di colore quella politica ha tentato di devastare i borghi storici e la sua gente piegata e rassegnata e di cancellare quanto di buono contiene il PdRi. Un piano che redatto così com’è, senza la mano nefasta dei politici aborigeni (ma non di Casamicciola), ha bocciato, con una ipotesi coerente e a larghi tratti condivisibile, tutte le altre scelte (comune-commissario) e regolamenta anche quelle già estremizzatecome gli abbattimenti, i decolli e gli atterraggi. Impedisce lo spopolamento e la perdita di economia, commercio, industria, storia o memoria.Il piano è unico in Italia, perchè ha valore di piano paesaggistico.  Con il piano paesistico vigente, grazie ad una intesa con il Ministero competente, in attesa dell’approvazione del piano paesaggistico regionale, non avremmo potuto ricostruire nulla. Al contrario del drastico intento demolitorio comunale, dal Pdri sono circa 20 gli edifici neri da demolire tra Casamicciola e Lacco Ameno. Non più di 5 sono in questo ultimo comune, al Fango. Il Celario e la zona del Gradone teatro della frana del 26 novembre 2022 sono “grigio Articolo 39” del PdRi. Ovvero: Edifici e aggregati da demolire per la realizzazione di interventi pubblici.⁠ ⁠Si tratta degli edifici che, sebbene non rientranti nelle fattispecie di cui all’articolo 39 (nero demolizione), il PdRi considera necessario acquisire alla proprietà pubblica, al fine di consentire, previa loro demolizione, la realizzazione di opere di messa in sicurezza, il miglioramento della dotazione infrastrutturale anche con finalità di Protezione civile, la riqualificazione urbanistica e ambientale degli insediamenti preesistenti.Un orpello di articoli e regoli che però muovo su pochi assunti: “no” a nuovi edificati, “si” a sicurezza e paesaggio. Il PdRi si impegna quindi a intervenire su un luogo identitario, rispondendo alle esigenze di sicurezza e stabilità abitativa della comunità. Va detto che forse che questa ultima versione by Bruno Discepolo e Romeo Gentile, bisogno ammetterlo, è la più razionale rispetto alla reale esigenza di una isola dalle molteplici fragilità e vincoli e soprattutto dal perimetro limitato e dal disagio smisurato. Eppure confligge con quanto fatto sin qui da comune e commissario. L’obbiettivo della regione non è deportare come dice il comune ma:

  • facilitare il rientro delle popolazioni nelle abitazioni recuperate, o in quelle realizzate in sostituzione di quelle non recuperabili a seguito dei danni provocati dai predetti eventi calamitosi; con l’Ordinanza n. 17/2022 emessa dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione;
  • incentivare la riqualificazione dell’abitato, in funzione anche della densità, della qualità dei servizi di prossimità e dei servizi pubblici, mediante interventi ecosostenibili, senza incremento netto delle superfici urbanizzate, favorendo, inoltre, l’efficienza energetica dei manufatti;
  • riqualificare e rigenerare il territorio interessato anche attraverso la manutenzione, la ristrutturazione, la sostituzione e/o la demolizione degli immobili non funzionali agli obiettivi del Piano;
  • promuovere la ripresa socio-economica sostenibile.

L’interesse pubblico si definisce, in questo Piano, attraverso una mutua convergenza tra azioni volte ad assicurare il miglioramento della sicurezza dei cittadini e la tutela del paesaggio, operando in un contesto estremamente fragile dal punto di vista geologico-sismico, idro- geologico e paesaggistico.

Pdri, al Majo e La Rita si può ricostruire

La gente dei borghi che attende da sette anni

La gente dei borghi che attende da sette anni rischia di non tornare più a casa

Dov’era, non com’era. Il Piano intende consentire, in tutti i casi in cui ciò sia possibile, la permanenza degli abitati nei siti dove essi si sono sviluppati nei secoli. In particolare, si propone la ricostruzione delle storiche frazioni collinari di Fango, Piazza Maio – via D’Aloisio e Bagni. Gli studi specialistici – di natura geologica, sismica, idrogeologica – confermano la presenza di rischi importanti che, tuttavia possono essere mitigati per consentire un nuovo, sicuro, modo di abitare. Dal punto di vista sismico, gli studi di dettaglio condotti dalla Regione Campania con il sussidio dell’INGV, hanno consentito di localizzare faglie attive e capaci sub-emergenti (di tipo “B”, secondo la classificazione tecnica), la cui fascia di inviluppo (di 160 metri) include una ricostruzione in queste condizioni. Dal punto di vista idrogeologico, fondamentali sono le opere di mitigazione del rischio idraulico e da frana. Il PdRi recepisce tali nuove infrastrutture – strutture paramassi, vasche, adeguamenti dei collettori e realizzazione di nuovi tratti fognari, altre opere necessarie alla messa in sicurezza – predisponendo le condizioni urbanistiche per il loro corretto inserimento ambientale e paesaggistico. Queste opere di mitigazione potranno dunque, per la prima volta in Italia, essere concepite in modo integrato alla ricostruzione.

Sono 160 edifici da acquisire alla proprietà pubblica, 53 non riparabili. Sono state mappate più di 2.500 UMI attraverso le quali l’intero territorio oggetto di attenzione è stato discretizzato e collegato a un database conoscitivo anche successivamente implementabile in fase attuativa.

Le Umi hanno assunto l’innovativa caratteristica di tenere insieme sia gli aggregati edilizi che gli spazi aperti di loro pertinenza.Il Piano di Ricostruzione assume un duplice ruolo: da un lato agisce come un piano sovraordinato al quale i Comuni dovranno conformarsi nella redazione dei propri piani urbanistici comunali; dall’altro si configura anche come un piano di dettaglio, di livello attuativo. In tal senso, alcune delle scelte di Piano, come abbiamo già detto, non possono che essere subordinate alla piena attuazione del Piano degli interventi urgenti per la mitigazione del rischio idrogeologico e Programma degli interventi di mitigazione previsti dal Commissariato straordinario e dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale(anche questo strumentalmente avversato dal comune di Casamicciola Terme che invece di presentare osservazioni tecniche è ricorso altrettanto pretestuosamente al TAR). Così come un ruolo rilevante è giocato dalle manifestazioni di interesse per le delocalizzazioni volontarie, e dai Piani di demolizione dei fabbricati danneggiati, trasmessi alla Regione dal Commissariato.

Il piano delle demolizioni pubbliche di Legnini

Il piano delle demolizioni pubbliche

Il piano delle demolizioni pubbliche del Commissario Legnini

Intanto mentre la Regione Campania stava portando avanti il suo piano razionale dove si poteva ricostruire, nonostante le polemiche ed i malumori il Commissario Giovanni Legnini accelera sul piano delle demolizioni (commissariali) pubbliche .Non mancano i malumori, le polemiche e soprattutto gli scontri per il programma d’intervento per lo smontaggio controllato, demolizione e la rimozione selettiva delle macerie degli edifici privati ritenuti pericolanti, prospicienti la Piazza del Majo e la Rita che paradossalmente asseconda i piani del comune di Casamicciola Terme senza tenere conto del pregiudizio che questo potrebbe cagionare al diritto alla ricostruzione dei cittadini in ordine ai dettami del PAI e del PdRi che non consentirebbero assolutamente la ricostruzione dopo la demolizione in quei luoghi. I grattacapi maggiori in quel di Casamicciola Terme dove il commissario vuole demolire anche gli immobili con danni lievi, mai oggetto di puntellamenti e messa in sicurezza e dove da sette anni ed ancor di più dal 26 novembre 2022 passano i mega camion dei cantieri post frana. Il che già di per sé potrebbe essere una contraddizione in termini. Una linea che ha aperto lo scontro a suon di carta bollata tra Giovanni Legnini ed i  terremotati e  che coinvolge anche il PAI e il PdRi della Regione Campania.Oggi tutte le strade del borgo antico di Casamicciola sono accomunate da un unico destino: la demolizione e la cancellazione di ogni storia antica (senza neanche più memoria delle sue strade) che dal 1883 ad oggi era valsa la pena di raccontare. Ai posteri la storia moderna lascerà la desertificazione di un paese nel nome delle macerie. Demolizione pubblica secondo un piano approvato da Legnini in 5 lotti con ordinanza speciale, n. 8, in assenza, peraltro, di contraddittorio con gli interessati. Un piano da milioni di euro che riguarda La Rota, Majo e che solo con il quinto lotto di via Spezieria supera il milione e mezzo di euro. Inoltre, con l’ultima ordinanza speciale, la n.9 che si insinua nel PAI e nel Pdri, varata sempre da Giovanni Legnini, viene stabilito anche l’incremento, con ulteriori 4 milioni di euro, del Fondo per le demolizioni pubbliche, il cui programma procede speditamente.

La Mappatura di Legnini e il Geoportale, tutto ed il contrario di tutte le mappe di Regione, comune e demolizioni

Il Geoportale del Commissario

Il Geoportale del Commissariale e i colori sulla mappa dei tecnici commissariali

Poi per completare il quadro del casino di colori, mappe e indicazioni c’è la mappatura pubblicata sul GIS del Geoportale pubblicato sul sito del commissario per la ricostruzione. C’è per l’appunto o l’ordinanza commissariale speciale 9 del l3 settembre. Ricordate i colori regionali e comunali, le demolizioni e le mappe narrate sin qui? Ebbene dimenticatele. Sul  Geoportale ne troverete di diversi e che sconfessano ogni mappatura. Il che alimenta i dubbi sul fondamento scientifico di questi atti. Possibile che nella stessa zona a seconda degli enti ci siano disparati e diversi rischi che indicano altrettante colorazioni per dire “sì” o “no” alla ricostruzione ? L’ordinanza speciale 9 varata a metà settembre dal Commissario, quindi dopo le liti per l’approvazione del PdRi, si sancisce per l’appunto la non applicabilità delle norme di salvaguardia al Piano adottato dalla Regione Campania il 31 luglio scorso. Pensate un po’ che confusione per un povero sfollato che vuole orientarsi. Con tale ordinanza si recepiscono innanzitutto le intese raggiunte con la Regione Campania, in base alle quali il PdRi verrà nuovamente adottato una volta recepite le proposte e le integrazioni dei tre Comuni, Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, e dalla Struttura Commissariale. Pertanto, le domande di contributo per la ricostruzione privata saranno procedibili sulla base delle disposizioni delle ordinanze commissariali vigenti. Inoltre, in virtù di una norma chiarificatrice, saranno salvaguardate tutte le domande già presentate e quelle che verranno trasmesse fino alla data di nuova adozione del PdRi. Specifiche indicazioni vengono poi fissate sia per le richieste di contributo relative agli immobili di colore “arancione”, sia per quelle attinenti agli immobili di colore “marrone” (come specificato nell’ordinanza speciale n.8). gli immobili arancioni potranno prevedere l’attuazione degli interventi di ricostruzione previa approvazione dei progetti di mitigazione del rischio idrogeologico. Il relativo decreto di concessione del contributo potrà essere emanato solo a seguito dell’approvazione dei relativi progetti pubblici da parte della Struttura commissariale. Gli edifici marroni potranno prevedere ricostruzione previa approvazione del piano di ricostruzione, ovvero  aggregati ed edifici ubicati in aree ad elevato rischio e oggetto di possibile delocalizzazione obbligatoria, sulla base delle previsioni del piano di ricostruzione approvato dalla Regione Campania e del piano stralcio PAI approvato dall’Autorità di Bacino Distrettuale. Con modifiche all’ordinanza commissariale n. 24 del 21 luglio 2023, vengono introdottenovità anche in tema di delocalizzazioni. Tra queste, la regolamentazione della compravendita degli immobili tra parenti; l’introduzione della possibilità di destinare i contributi di delocalizzazione non soltanto alla ristrutturazione degli immobili da acquistare, ma anche agli edifici di proprietà. Inoltre, il termine per presentare le domande di delocalizzazione volontaria viene ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2024, dando così più tempo ai cittadini per poter aderire a questa opzione, in ragione del protrarsi dell’approvazione definitiva del PdRi. Poi, come anticipato, con un apposito articolo dell’ordinanza, viene stabilito l’incremento, con ulteriori 4 milioni di euro, del Fondo per le demolizioni pubbliche, il cui programma procede speditamente.

La Soprintendenza di Napoli

Macerie a Piazza Majo

Macerie a Piazza Majo

Dunque, scelte tra il contradditorio ed il drastico che non fanno che alimentare incertezze e malessere proprio rispetto alle indicazioni della Regione. C’è incertezza in un futuro sempre più nero, nero abbattimento e delocalizzazione coercitive. Le scelte di Legnini da una parte si fanno attendiste e dall’altre anticipano le scelte del comune di Casamicciola che vuole cancellare i borghi. Mentre vanno avanti le macerie restano ammassate, dal  Majo a Beirut è un attimo. E proprio sulla necessità di evitare scenari da guerra  ha scritto la Soprintendenza di Napoli. La  soprintendenza nella riunione del comitato tecnico mentre ha ben chiarito che sul Piano generale di demolizione pubblica non si può radere al suolo senza pensare a dare dignità.

Macerie da demolizione

Macerie da demolizione

Lo ha fatto rispondendo al RUP del Piano, l’arch. Marco Raia che parlava di edifici senza pregio che intralciano la ricostruzione e creano rischi: « si è in presenza di una scarsa qualità edilizia del costruito» ha detto per assecondare le voglie di governo. Angelo Borrelli nel 2017 per molto meno fu linciato dai sindaci. Oggi i sindaci tacciono e acconsentono.

Cronoporgramma demolizoni

Cronoporgramma demolizoni, dovevan concludersi ad agosto

Addirittura, il Commissario Legnini evidenzia l’unico aspetto rilevante è quello  paesaggistico. Tutti tacciono ma non la soprintendenza con l’arch. Borea che non si esprime in merito alla scelta della demolizione, precisa di non voler entrare nel merito di un’azione di progettazione complessa spettante al Comune ma, proprio in un’ottica ditutela del paesaggio, chiede « una previsione di massa della restituzione dell’area con un minimo di intervento di messa a sistema dell’area al termine delle demolizioni per valorizzare lo stesso lavoro svolto e non rischiare di lasciare un paesaggio come se fosse stato oggetto di un “bombardamento”». Il Commissario dice di accogliere, ma i fatti evidenziano altro, la proposta integrativa dell’arch.Borea, ma di fatto da agosto le macerie giacciono al Majo ed i buchi dei bombardamenti delle ruspe dominano a La Rita.

Le mappe del patrimonio immobiliare. Cambiano (ancora) i colori ma…

Delocalizzazione, oggi,  sembra la parola magica. Ma su quali basi. Se torniamo alla mappatura del piccolo Cratere di Ischia presentata con il sistema Erikus di Legnini che rende tutto digitale, tracciabile e trasparente, a parte il daltonismo dei decisori istituzionali ciò che emerge, si evidenzia l’ennesimo cambio dei colori nel gioco dello scacchiere non si rilevanza o eccezionali accelerazioni al pachidermico impianto, anzi contrasta le altre mappe.  Di mezzo tar un colore e l’altro c’è sempre  il PdRi annunciato e dibattuto e mai fatto finire. Sempre sul sito del commissario è infatti on line da due anni, ovvero dopo la frana del 26 novembre, la planimetria ricognitiva sullo stato degli edifici danneggiati dal terremoto del 2017, che, come vi abbiamo ampiamente annunciato  sono classificati in tre categorie:

  • in verde gli edifici per cui è possibile presentare l’istanza per la definizione della domanda di condono e l’istanza di concessione del contributo, secondo le procedure definite dall’ordinanza commissariale n. 17/2022;
  • in rosso gli edifici per i quali, in attesa dell’approvazione del Piano di ricostruzione, in fase di predisposizione da parte della Regione Campania, è necessario valutare caso per caso la procedibilità sia della domanda per la definizione del condono che dell’istanza di contributo;
  • in arancione gli edifici per cui è possibile presentare l’istanza per la definizione della domanda di condono, secondo le procedure definite dall’ordinanza commissariale n. 17/2022, mentre è da valutare caso per caso la procedibilità dell’istanza di contributo.

Non cambia granché nella sostanza delle cose. La ricostruzione. Post sisma ed il suo piano, procedono a Tentoni Le planimetrie, redatte dai tecnici della Struttura commissariale, dovevano integrare il piano della Regione Campania e le informazioni sulle aree a rischio idrogeologico come riportato nella zonizzazione allegata all’ordinanza n. 4/2022 e nella sua revisione allegata all’ordinanza n.10/2023. Tali planimetrie, precisa il Commissario, non hanno però alcuna natura pianificatoria ma sono finalizzate a fornire maggiori certezze informative ai cittadini nel periodo transitorio che ci separa dall’approvazione del Piano di ricostruzione da parte della Regione, consentendo ai tecnici di progettare gli interventi con una ragionevole previsione del grado di accoglibilità delle domande. “Abbiamo voluto dare un contributo alla trasparenza e alla chiarezza delle informazioni. Dalla planimetria risulta che dei 931 edifici censiti, 622 sono verdi, 204 arancione e 105 rosso. Quindi, per due terzi dei fabbricati la ricostruzione può partire senza più attendere”, ha concluso il Commissario Giovanni Legnini. E meno male che volevano semplificare, pensate se volevano rendere difficile la vita che avrebbero combinato. Non è facile fissare l’attenzione sull’ombra che dal primo momento muove con estrema certezza su questa tragedia: l’inadempienza dello Stato e l’inattendibilità delle sue ramificazioni anche periferiche. Nella politica di tutela del territorio, considerata anche l’emergenza climatica che avanza rapidamente.  Frammentare le responsabilità sui vari territori non sembra l’approccio vincente, mentre in ogni caso vanno messe a disposizione le risorse indispensabili per passare da una gestione tardiva delle tragedie ad interventi di prevenzione. Per la densità dei commissari straordinari comincia quasi ad emergere la necessità di una ulteriore figura di coordinamento tra la folla di figure specializzate nella gestione delle emergenze. Non comanda lo Stato, non comandano i poteri territoriali: attraverso figure terze si prova a surrogare il mancato funzionamento delle istituzioni ordinarie con soggetti teoricamente dotati di poteri speciali; i fatti stanno a dimostrare che non è questa la soluzione Oggi, con i morti, e le responsabilità evidenti di chi non ha investito, né programmato il recupero e la messa insicurezza di Casamicciola, Lacco e Forio  la catastrofe ha già spostato il baricentro delle responsabilità in modo sostanziale verso le vittime, i morti, provando a mascherare l’incapacità dello Stato. Lo stesso Stato che oggi PROROGHERA’ dichiara l’Emergenza alluvione tornando a finanziare solo se stesso ed i suoi apparati.  Proprio per questa ragione può forse valere la pena di riprendere la discussione, seria, sulla mappatura ed il contesto urbanistico dei luoghi oggi colpito dall’ ecatombe.