Positano (SA) Se avete la fortuna di visitare Positano di questi tempi, tra le sue attrazioni poco conosciute vi invito ad ammirare un bell’esemplare di Ceiba speciosa o albero bottiglia che dimora in uno spicchio di terra di fronte a via San Sebastiano. Di questi tempi la Ceiba, infatti, è in fiore, a ottobre la sua chioma si colora di fiori dai petali rosa acceso che in direzione dello stimma vanno screziandosi di un giallo tenero, Georgia O’Keeffe o Paul Cézanne se ne sarebbero innamorati all’istante, come i turisti che passeggiano per via Cristoforo Colombo diretti in Piazza dei Mulini che si fermano a frotte per fotografarli o per immortalarne la bellezza nel più classico dei selfie, “prendi la bellezza e portala in giro per il mondo” avrebbe sentenziato il poeta argentino Ernesto Sàbato. La Ceiba speciosa, infatti, non è albero autoctono, viene da lontano dal Sudamerica, molti di questi alberi dalla lontana Argentina, il primo a fregiarsene in Italia fu l‘Orto botanico di Palermo il secolo scorso. La Ceiba è un albero che può raggiungere i venti metri di altezza, ma una delle sue caratteristiche peculiari è il tronco rigonfio che ricorda il ventre molle e prominente di un ubriaco, per questo gli argentini, che in fatto di soprannomi sono maestri salaci, come abbiamo imparato da sempre, noi che amiamo la matita irriverente del grande Quino, lo chiamano Palo Borracho, albero ubriaco. In realtà il tronco della Ceiba speciosa è ricolmo d’acqua che la pianta immagazzina durante l’anno per superare con nonchalance anche i periodi di siccità più duri, questa ricchezza poi la protegge spine coniche che possono raggiungere anche i 15 centimetri. El palo borracho di Positano* è l’esempio di come un albero possa esaltare l’arredo urbano, diventando anche attrazione turistica, oltre a rendere tutto ciò che lo circonda più vivibile grazie al suo processo di respirazione e fotosintesi, che aiuta a combattere il riscaldamento climatico assorbendo l’anidride carbonica e contribuendo alla pulizia dell’aria, incamerando inquinanti come biossidi di zolfo, ozono, ossidi di azoto. Del resto dalle nostre parti Lady Walton e il paesaggista Russell Page, ci hanno insegnato, con quel capolavoro che sono i Giardini La Mortella di Ischia, quanto gli alberi e le piante possano essere preziosi combinando sapientemente esigenze ambientali e aspetto economico. Oggi si parla tanto di alberi e arredo urbano, il mio invito è di saper scegliere le piante, perché esse rappresentano davvero un patrimonio per ogni Comune, e questa ricchezza andrebbe sempre affidata a persone competenti che sappiano proporre la pianta giusta nel luogo più adatto e cosa più importante, saperne avere cura dopo. Un albero non “uccide” nessuno, quando crolla è sempre per colpa di chi non ne ha avuto la giusta cura, come il lampione stradale sul quale non si è fatta manutenzione lesinando sui soldi. Impariamo a guardarci intorno, a scoprire questi piccoli grandi gioielli green, pretendiamo poi dai nostri amministratori che la loro cura sia affidata a giardinieri e agronomi competenti. Come scrive un altro argentino Hugo Mujica, quella bellezza che talvolta cerchiamo, invochiamo per la nostra terra la creiamo insieme entrando in sintonia con essa, troppo spesso invece affidiamo tutto al dio denaro, a gare al ribasso e motoseghe che nulla sanno della vita di una pianta. Se vogliamo che Positano continui ad essere quel corpo caldo nella pietra che vèrzica di sole, come scrive il salernitano Alfonso Gatto in “Rime di viaggio per la terra dipinta”, continuiamo ad avere cura del suo patrimonio arboreo come si sta facendo e spero si farà in futuro.
di Luigi De Rosa
*( Non so se la pianta in questione è di un privato o comunale, la mia comunque vuole essere una modesta riflessione sugli alberi e la loro importanza nel contesto urbano).
Link utili: https://comune.positano.sa.it/