Massa Lubrense, il verbale choc svela come l’assessore ottenne il condono: “Carte false e foto sostituite”
Un’inchiesta de IL FATTO QUOTIDIANO a firma di Vincenzo Iurillo mette in luce le manovre illecite dietro il condono dell’ex assessore di Massa Lubrense: carte false e fotografie sostituite per ottenere una concessione edilizia irregolare.
L’ex assessore al condono di Massa Lubrense, Domenico Tizzano, si trova al centro di un’inchiesta che svela gravi irregolarità nella pratica edilizia che gli ha permesso di ottenere un condono. Secondo quanto emerso, la sua richiesta, risalente alla legge 724/94, sarebbe stata manipolata e alterata per ottenere l’approvazione nel 2017, utilizzando documenti falsificati e prove inconsistenti. Questi atti truccati hanno permesso la sanatoria di un fabbricato che, all’epoca della richiesta, non esisteva neppure.
L’elemento chiave di questa vicenda è la testimonianza di Carlo Cangiani, tecnico del servizio Urbanistica del Comune. In un verbale consultato da ilfattoquotidiano.it, Cangiani spiega come la pratica di condono fosse stata manipolata in maniera “clamorosa e fraudolenta”. Documenti progettuali e relazioni tecniche relativi all’edificio attuale sarebbero stati inseriti successivamente in una pratica che originariamente riguardava un altro immobile, quello dove abitava il padre di Tizzano.
Le falsificazioni avrebbero consentito il rilascio di una concessione edilizia in sanatoria per un fabbricato che non esisteva quando fu presentata la richiesta nel 1995. Secondo l’accusa, il fabbricato è stato costruito solo anni dopo, tra il 2007 e il 2012, e non sarebbe mai dovuto essere sanato. La Procura di Torre Annunziata ha sequestrato l’edificio, accusando Tizzano, padre e figlio, di lottizzazione abusiva. Al momento del sequestro, erano ancora in corso altri lavori abusivi.
Cangiani, che lavora in Comune dal 1986, ha svelato le incongruenze durante due giorni di deposizione, avvenuta tra l’8 e il 9 ottobre. Il tecnico ha scoperto che la concessione edilizia, rilasciata nell’ottobre 2017, si basava su una richiesta di condono completamente illegittima sia sotto il profilo ambientale che urbanistico. Le sue indagini hanno inoltre rivelato che l’edificio non compariva in nessuna aerofotogrammetria precedente al 2016, contraddicendo così la documentazione presentata.
Utilizzando le immagini di Google Earth e i rilievi aerofotogrammetrici del 2000, Cangiani ha potuto dimostrare che il fabbricato in questione non esisteva fino al 2016. Tra il 2013 e il 2014, nell’area era presente solo un piccolo pergolato, ben lontano dall’edificio attuale. Solo successivamente, nel 2016, è comparso il fabbricato che oggi vediamo, e che è stato sanato grazie alla pratica di condono truccata.
La confusione creata dalla pratica inviata alla Soprintendenza ha ulteriormente facilitato la frode. I documenti presentati facevano riferimento a particelle diverse e incoerenti, come evidenziato da Cangiani. Sembra che il trucco sia stato quello di far passare la concessione di un fabbricato diverso, situato sulla particella 422 (in una zona dove i condoni erano ammessi), mentre l’immobile di Tizzano è situato sulla particella 757, una zona dove non era possibile condonare nulla, se non piccoli interventi di manutenzione.
Cangiani ha ipotizzato che la concessione originale fosse stata falsata, sostituendo documenti e allegati tecnici per far apparire che la richiesta di condono fosse sempre stata riferita all’immobile attuale. Questo stratagemma avrebbe permesso a Tizzano di ottenere la sanatoria per un edificio costruito abusivamente molti anni dopo il termine ultimo per il condono previsto dalla legge.
La vicenda si complica ulteriormente quando si considera che l’ordinanza di demolizione, emessa di recente per gli abusi edilizi, potrebbe essere invalidata perché non è stata annullata la concessione in sanatoria rilasciata nel 2017. Questo crea un rischio elevato che il ricorso presentato da Tizzano al TAR venga accolto, come evidenziato nel decreto di sequestro firmato dal pm Matteo De Micheli.
Cangiani, con oltre trent’anni di esperienza nel Comune, ha fornito una testimonianza dettagliata che evidenzia come, fin dall’inizio, ci sia stata malafede nella gestione della pratica. La particella 757, dove si trova il fabbricato di Tizzano, è situata in una zona (1A) in cui la legge vieta qualsiasi intervento edilizio, rendendo impossibile ottenere una sanatoria, a prescindere dalla data di realizzazione dell’edificio.