Overtourism a Sorrento, Roberto Cautiero: “Senza organizzazione regna il caos”

20 ottobre 2024 | 15:24
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Overtourism a Sorrento, Roberto Cautiero: “Senza organizzazione regna il caos”

Il fenomeno dell’overtourism non risparmia la città di Sorrento, una delle mete turistiche più amate al mondo. Sul punto interviene di Roberto Cautiero: «Ho visto con soddisfazione che finalmente ci si sta rendendo conto che nelle nostre zone si sia creato un grosso problema chiamato overtourism. Io parlo per Sorrento dove vivo, ma penso che il fatto riguardi tutta la Penisola sorrentino-amalfitana. È ormai una grande bolla destinata inevitabilmente, prima o poi, ad esplodere, con le immaginabili conseguenze. E ciò non riguarda solo noi residenti: ho sentito personalmente un turista del nord Italia che affermava sconcertato, davanti all’ingorgo umano in piazza Tasso: “Io a Sorrento non ci torno manco morto”. E temo proprio che non sia il solo a pensarla in siffatta maniera… Non si può più nemmeno camminare a piedi per la zona del centro! File interminabili di turisti (150 persone almeno), con in testa il solito tizio/tizia con paletta/bandierina, bloccare di continuo il traffico sia veicolare che pedonale, soprattutto alla strisce appunto pedonali. Ma un po’ di organizzazione (e buona volontà), via! Perché non suddividere un’unica gigantesca fila di così tante persone in tre file ugualmente grandi ma, è il caso di dire, “passabili”?!? basterebbe solo incaricare non un solo addetto/a ma altri/e due per evitare quell’iper-congestionamento stradale. Un po’ di soldini in più per questa operazione di guida turistica penso non sia un grande onere economico per chi queste file organizza, dato proprio l’innegabile apporto in denaro che ne deriva. Però, senza organizzazione regna il caos: una situazione che non penso sia gradevole agli stessi turisti, come prima ho accennato: mi calo io stesso nei panni di un turista esigente (come esigente deve essere un turista che viene da noi, zona rinomata in ogni dove) per storcere il naso e cominciare a chiedersi: “dove si va l’anno prossimo, lontano da qui”? È una domanda che non vorrei diventasse “cronica” e quindi oltremodo dannosa negli effetti».