Pablo Picasso, il quadro ritrovato: il mistero che avvolge i ritratti della sua amante a Capri e Atene
Un’inaspettata scoperta artistica riporta alla luce i ritratti di Dora Maar, l’amante di Pablo Picasso, svelando un intricato mistero che collega due icone culturali: Capri e Atene.
Capri, con la sua atmosfera rilassata e affascinante come la descrivono le canzoni italiane, sembrava favorire un certo distacco dalla realtà, e forse è stato proprio questo a permettere a Luigi Lo Rosso, un mercante di oggetti usati, di non dare troppo peso al dipinto che aveva nel soggiorno da più di cinquant’anni. Quel quadro, un ritratto di Dora Maar, non aveva mai suscitato troppo interesse nella famiglia Lo Rosso. Sua moglielo considerava addirittura orribile, mentre Luigi ne apprezzava l’aria “picassiana” senza mai sospettare che potesse essere un’opera autentica.
Questo dipinto, soprannominato “mostro” dalla signora Lo Rosso, era stato addirittura lavato con del detersivo in giardino per ripulirlo dalla polvere accumulata. Nonostante il suo aspetto controverso, rimase nella famiglia fino a quando Andrea, il figlio di Luigi, cominciò a notare una sorprendente somiglianza con i lavori di Picasso e a interrogarsi sulla sua vera natura.
Gli esperti ora sono convinti che questo ritratto di Dora Maar potrebbe essere autentico. Se confermato come parte delle opere del celebre artista, il suo valore potrebbe raggiungere i 12 milioni di dollari. Ma come è stato possibile che questo quadro sia passato inosservato per così tanto tempo? E perché ci sono così tante opere di Picasso rubate, incluse quelle di Dora Maar, come il quadro trafugato dalla Galleria Nazionale di Atene?
Una scoperta casuale
Negli anni ’60, Luigi Lo Rosso venne incaricato di svuotare la cantina di una vecchia casa a Capri. Tra i vecchi mobili e cianfrusaglie trovò un dipinto dai colori vibranti che lo colpì, nonostante non fosse un intenditore d’arte. Portò il quadro a casa sua, a Pompei, ma le continue lamentele della moglie, che lo trovava inquietante, lo convinsero ad appenderlo nel suo ristorante. Col tempo, i clienti cominciarono a farsi domande sul dipinto, ma Luigi non sospettava che avesse alcun valore. Solo quando un gallerista gli propose una cifra considerevole per acquistarlo, iniziò a domandarsi se ci fosse qualcosa di più.
Fu Andrea, il figlio, a decidere di approfondire la questione, sfogliando libri d’arte e scoprendo che Picasso era stato un assiduo frequentatore della zona negli anni ’40 e ’50, ospite di amici artisti. Convinto che il quadro potesse essere autentico, Andrea chiese il parere di esperti, tra cui il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che lo incoraggiò a continuare le sue ricerche, riconoscendo un’alta probabilità che fosse un originale.
Andrea tentò di contattare il Museo Picasso, ma senza successo. Tuttavia, non si scoraggiò e coinvolse la Fondazione Arcadia, che riunì un team di specialisti per esaminare il quadro.
La conferma dell’autenticità
Grazie a un’analisi scientifica dettagliata, esperti come l’ingegnere Maurizio Seracini confermarono che la firma sul dipinto apparteneva proprio a Picasso. Questa scoperta rese sempre più probabile che si trattasse di un’opera originale e non di una semplice imitazione. Ora, il ritratto è custodito in un caveau a Milano, in attesa della conferma definitiva da parte della Fondazione Picasso.
Nonostante i ripetuti tentativi di contatto, la famiglia Lo Rosso non ottenne risposte chiare dalla Fondazione Picasso. Quando finalmente arrivò una comunicazione, il tono fu sorprendentemente negativo, insinuando che il dipinto potesse essere stato rubato. Questa accusa non fece che aumentare i sospetti sull’autenticità del quadro, aprendo la possibilità che la famiglia potesse trovarsi al centro di una questione legale più ampia.
Il caso ha suscitato un dibattito interessante su possibili collegamenti tra quest’opera e altri ritratti di Dora Maar, come quello rubato nel 1938, trovato su uno yacht saudita, o il Picasso scomparso dalla Galleria di Atene. C’è forse un filo conduttore tra questi furti e una rete criminale che si occupa di opere d’arte trafugate?
Dora Maar: la musa di Picasso
Dora Maar, nata Henriette Theodora Markovitch, fu molto più di una musa per Picasso. Era una fotografa di talento, celebrata da figure come Henri Cartier-Bresson e Man Ray. Prima di incontrare il celebre pittore, aveva già costruito una brillante carriera. Ma la sua eredità è stata spesso oscurata dalla sua relazione con Picasso.
Oltre a essere un’artista, Dora Maar fu una convinta attivista politica, partecipando ai movimenti antifascisti durante la guerra. Fu parte del gruppo rivoluzionario surrealista guidato da André Breton, e la sua arte immortalava spesso i volti degli emarginati. Picasso si innamorò di lei, rendendola protagonista di molte delle sue opere, come la celebre serie di fotografie durante la creazione di “Guernica”.
Il mistero dei furti d’arte
Nel 2017, le opere di Picasso erano quelle più rubate al mondo, con oltre 1.100 pezzi registrati come scomparsi o contestati. Molti dei furti più clamorosi si sono verificati in prestigiosi musei, come il Museo Picasso o la Galleria Nazionale di Atene. Spesso queste opere riemergono nei luoghi più improbabili, come le collezioni segrete di facoltosi individui.
Il recente ritrovamento di un Picasso rubato ad Atene ha sollevato nuove domande sul traffico d’arte. Il presunto ladro, Georgios Sarmatzopoulos, si era dichiarato colpevole, ma la sua versione dei fatti ha lasciato molti dubbi. Resta quindi da capire se anche il ritratto di Dora Maar scoperto dai Lo Rosso possa far parte di un intricato puzzle di furti organizzati o di un tesoro dimenticato, finalmente riportato alla luce.