Piano di Sorrento, “Il Carottese” di Geppino Russo: un mensile di politica e informazione

3 ottobre 2024 | 17:41
Piano di Sorrento, “Il Carottese” di Geppino Russo: un mensile di politica e informazione

Correva l’anno 1978 quando Geppino Russo, imprenditore turistico e assessore comunale a Piano di Sorrento, fondava il mensile “Il Carottese”, uno dei primi e più riusciti esperimenti di comunicazione pubblica a sfondo politico che ha segnato una pagina significativa della storia politica e amministrativa della città.
Il direttore di PositanoNews Michele Cinque mi ha chiesto di ricordare questa stagione di cui sono stato protagonista, insieme all’amico e collega Antonio Volpe, a fianco di Geppino Russo quasi sin dalla nascita del giornale fino ad assumerne la direzione.
Un’esperienza assolutamente straordinaria di cui cercherò di evidenziare la peculiarità sotto diversi aspetti perché “Il Carottese” ha anticipato in modo significativo l’epoca dell’informazione e della comunicazione pubblica in campo politico.
Perchè Russo fonda il mensile che, ricordiamolo, usciva ogni mese e veniva distribuito a mezzo posta e gratuitamente a ogni famiglia di Piano di Sorrento? All’epoca Geppino era uno degli assessori del sindaco architetto Antonino Gargiulo, diventandone vice sindaco e con lui gestendo una delle vicende più drammatiche della storia cittadina: il terremoto che il 23 novembre del 1980 sconvolse la Campania e che colpì in modo tragico Piano di Sorrento dove si contarono dieci vittime e centinaia di crolli, fra cui anche la Villa De Sangro di Fondi. Un accadimento che, per tante ragioni, ha segnato anche la mia vita.
L’esigenza di fondare un giornale, il cui primo direttore è stato il giornalista di Massa Lubrense Alessandro Gargiulo, all’epoca corrispondente de “Il Mattino” e della Rai, scaturiva dalla necessità di Russo di dialogare direttamente con i cittadini in un’epoca senza internet (in Italia il 30 aprile 1986 si stabilì il primo collegamento che divenne disponibile col www per tutti solo il 30 aprile 1993) e con la stampa tradizionale che dedicava, se non marginalmente, attenzione alle realtà locali fatta eccezione per eventi di cronaca.
“La gente, i cittadini non sanno nulla di quello che fa un’amministrazione comunale, di quello di cui si occupa la politica – spiegava Russo – per cui col Carottese voglio colmare un vuoto informativo sui fatti e misfatti della politica, ma anche narrare la quotidianità del nostro paese”.
Un nobile intento che sottintendeva però anche un secondo fine: quello di costruire un consenso di natura politico-elettorale in una stagione di conflitti interni alla Democrazia Cristiana che governava in un regime di potere assoluto la Penisola Sorrentina avendo il centro propulsore e più autorevole proprio a Piano di Sorrento la cui leadership politica ha rappresentato la costante di una lunga stagione, almeno fino all’avvento di tangentopoli nel 1992. Ricordiamo che Piano di Sorrento ha espresso un parlamentare e sottosegretario di stato – Raffaele Russo – un presidente di Provincia – Rosa Russo – e ben due consiglieri provinciali nella medesima consiliatura: Francesco Casa (che è stato anche assessore provinciale) e Antonio Esposito (Pri).
Insomma una rappresentanza politica trasversale ai livelli istituzionali e con solidi riferimenti in tutte le amministrazioni comunali dell’area e non solo, appartenendo il gotha politico democristiano imperante alla corrente dorotea di Antonio Gava (successivamente denominata Corrente del Golfo quando Gava divenne Ministro dell’Interno). Il Carottese nasce quindi in questa stagione politica affermandosi prepotentemente come strumento di informazione e di propaganda. Attenzione, però, perché in questo frangente nel gruppo dirigente e amministrativo democristiano stava maturando una profonda frattura per i crescenti dissidi interni e per le sempre più vivaci contrapposizioni dei suoi esponenti più autorevoli, vicende che si conclusero con il clamoroso divorzio dalla DC di tre suoi esponenti alla vigilia delle elezioni amministrative del 1983 quando Geppino Russo, Vittorio d’Esposito e Angelo Di Stefano, tutti assessori in carica, lasciarono la Dc per schierarsi col PRI che all’epoca era rappresentato in consiglio comunale dall’ortopedico Antonio Esposito.
“Il Carottese” ha contrassegnato in modo puntuale dal 1978 e fino al 1993 la storia politica e amministrativa di Piano di Sorrento, in particolare lungo una stagione di dieci anni (1983-1993) durante la quale lo scontro politico fu particolarmente aspro e che diede vita a un gruppo politicamente trasversale (altro che campo largo!) costituito dagli ex Dc approdati al Pri, dal Pci, dal Psi, dal Psdi fino al Msi uniti nell’obiettivo di sconfiggere la DC e guidare l’amministrazione comunale. Circostanza che avvenne nel 1993, in una competizione elettorale giocata senza esclusione di colpi e fino all’ultimo voto (alla fine furono una trentina i voti a fare la differenza) con l’elezione a sindaco del prof. Vincenzo Nastro leader della lista “Insieme per Piano” che governò il Comune fino al 1997 (all’epoca la durata della consiliatura era stata ridotta a quattro anni).
Un ruolo fondamentale, anzi strategico lo svolse proprio “Il Carottese” che, affermatosi come house organ dell’alleanza anti- Dc, aveva centrato il duplice obiettivo di fare comunicazione pubblica e informazione politica, un esperimento che in seguito contrassegnerà la stagione dei media tradizionali e quelli della rivoluzione mediatica fino all’affermarsi dei social, oggi strumento privilegiato (ma anche pericoloso) di qualunque tipo di informazione. Il successo de “Il Carottese” va ascritto innanzitutto all’intuizione del suo fondatore che, di tasca propria, finanziò l’operazione (stampa e distribuzione) per diversi anni, prima di introdurre una formula di abbonamento divenuta indispensabile per sostenere la spesa sul lungo termine.
Un’opzione che col tempo ha inevitabilmente ridotto la platea dei lettori, nonostante si trattasse di una modica cifra utile soltanto a coprire le spese vive, ma che dovette fare i conti anche con i nuovi contesti politico-amministrativi che intanto erano maturati e che vedevano Russo&C nelle vesti dei principali attori dello scenario comunale, riducendosi drasticamente la funzione di “racconto alternativo” – diremmo oggi storytelling – che la politica faceva di sé stessa e del proprio operato.
“Il Carottese” di quell’epoca passò dalle mani del suo fondatore (ma col suo consenso esplicito) in quello del Pri che era il gruppo amministrativamente più consistente ed elettoralmente più rappresentativo ed io ne assunsi la direzione dopo un periodo che era stato diretto da Giuseppe Cioffi di Vico Equense.
L’esperienza de “Il Carottese” ha segnato professionalmente la mia vita perché posso a ragione considerarla la prima palestra nella quale è maturata la consapevolezza di questa passione. Quella per la scrittura l’ho sempre coltivata, sin dalla più tenera età, per l’imprimatur paterno che ha costituito un punto fermo sui cui principi si è espressa e si esprime tutta la mia variegata esperienza umana, professionale e politica.
Di questa stagione mi piace ricordare il momento e l’intervista più importante che ho fatto e che ho pubblicato: quella al Sen. Giovanni Spadolini all’epoca presidente del Senato e che venne ospite a Piano di Sorrento in una memorabile vigilia elettorale.
All’epoca avevo intrapreso altre due importanti esperienze giornalistiche: quella del quotidiano “Il Golfo” con Fabrizio Guastafierro e che rappresenta un altro esempio di comunicazione e informazione questa volta di livello peninsulare e che è stata la prima palestra per tanti colleghi oggi approdati anche in testate giornalistiche e televisive nazionali; la seconda quella di corrispondente della Campania per “La Voce Repubblicana” che mi ha offerto l’opportunità di lavorare in una dimensione nazionale a forte impronta politica, ma in assoluta indipendenza.
Tornando, per concludere, a “Il Carottese” va riconosciuta a questa esperienza voluta da Geppino Russo l’intuizione di abbinare i due volti di una stessa medaglia: quella comunicativa e quella informativa. Una distinzione fondamentale su cui si sono scritte e si continuano a scrivere saggi e si tengono seminari a tutti i livelli trattandosi di una tematica da cui non si può e non si deve prescindere da parte di tutti i soggetti che si “cimentano” nell’esercizio dell’attuale comunicazione, sia essa di natura pubblica, politica, commerciale. Il confine tra di esse è rappresentata dall’etica cui si ispirano comunicatori e giornalisti e dal rispetto di quella deontologia professionale che marca le differenze tra tutti gli attori di cui oggi è stracolmo il palcoscenico della vita.

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