Racconto fotografico di una serata densa di emozioni forti. Il ricordo che il Comune di Vietri sul Mare, in Costiera Amalfitana il sindaco Giovanni De Simone e l’amministrazione comunale tutta hanno voluto tributare alla memoria del 70° anniversario dell’alluvione del ’54 è stato un vero viaggio nei cuori delle tantissime persone presenti in aula consiliare.
Il percorso fotografico immersivo, il documentario di Ugo Gregoretti, il docu-film “E fu fango e mare” e il racconto dettagliato dello storico Prof. Aniello Tesauro hanno colto tutti i presenti nel profondo dell’anima.
L’alluvione che tra il 25 ed il 26 ottobre del 1954 colpì il salernitano ma soprattutto la città di Salerno, Vietri sul Mare, Cava de’ Tirreni, Maiori, Minori e Tramonti provocò 316 morti, di cui 100 solo a Vietri, ma anche tanta devastazione: 10.064 senza tetto, 320 edifici distrutti e 272 danneggiati, per un valore complessivo di 45 miliardi di lire dell’epoca
Incisivo il commento del sindaco De Simone
Una tragedia che settanta anni fa ha trasformato completamente la città di Vietri sul Mare ma ha trasformato anche la coscienza di tanti cittadini facendo scomparire l’intera famiglia.Come amministrazione comunale per il settantesimo anniversario dell’alluvione abbiamo realizzato un video e, devo dire, davvero molto commovente con quelli che sono ormai i superstiti, con i ricordi di persone che hanno perso fratelli, figli o anche genitori. È stata l’occasione per ridare vita alla memoria, è importante ricordare per tenere sempre viva l’attenzione e fare in modo che non accada più. I rischi ideologici sono sempre in costante monitoraggio, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo con i cambiamenti climatici. Vietri è un esempio di come gli eventi ideologici possono modificare anche il tessuto economico. Settanta anni fa il nostro territorio, a causa dell’alluvione, ha subito anche una completa trasformazione economica. A Molina c’erano gli opifici dell’industria tessile e del ferro: questi furono spazzati via. Nella frazione Marina, siccome c’era il fondale molto alto, in quell’area c’era la cantieristica che in una sola notte fu totalmente distrutta. Quando c’è stata la ricostruzione, quelle attività non sono più tornate e oggi viviamo di turismo