A due anni dalla frana di Ischia: «Da due giorni solo parate.Un’offesa alla memoria, al dolore ancora vivo, alla paura, alle incertezze»
La lettara monito di due anonimi lasciata sul luogo del disastro e il me accuse di Vito Iacono. Mentre si organizzano le esercitazioni di protezione civile le vie di fuga a casamicciola alta restano inibite con gravi rischi per la popolazione e non è una esercitazione
Due anni fa la frana che sconvolse Casamicciola Terme, uccise 2 vite e stravolse per sempre la vita di Ischia. Da due giorni, con oggi tre si susseguono le manifestazioni e le parate istituzionali, anche se con istituzioni e soggetti in tono minore. Oltre i suffragi e la messa. Martedi Pomeriggio i sindaci isolani ed il commissario Giovanni Legnini hanno deposto una corona al Celario teatro della devastazione. Poco prima che sindaci e commissario deponessero la loro corona di fiori due anonimi Francesco e Laura hanno lasciato una lettera e un cero per le12 vittime, ma anche un monito per le istituzioni stesse. Nel giorno della prima esercitazione ritorna prepotente il tema della mitigazione del rischio, del giusto investimento dei fondi pubblici stanziati, scrive Laura con una missiva scritta a mano e lasciata sui crateri e le buche del Celario dove prima c’erano case: «Il 26 novembre 2022 una frana si è verificata di buon mattino e ha spazzato via tutto ciò che si trovava sul suo cammino. Purtroppo, c’erano anche case con persone che dormivano, dopodiché non è rimasto più nulla, come se le case non fossero mai state qui non c’erano persone, ma sappiamo che la vita c’era e si è spenta così all’improvviso. La vita dei bambini, un neonato. La frana si è presa tutta la famiglia, le giovani coppie, tutti coloro che qui avevano la loro casa e qui si sentivano al sicuro. È ancora più triste che non sia cambiato molto, anche dopo due anni. C’è una nuova. Strada in salita, un marciapiede, una nuova illuminazione, è una grande grondai, ma se sali sopra questo posto in montagna vedrai posti non sicuri, nessuna barriera per limitare il flusso d’acqua giù in città è triste vedere che nonostante così tante vite rovinate non riescano a sollevare l’andare dei cittadini ad essere più interessati alla loro sicurezza, alla loro vita e alla vita dei loro figli. Durante le forti piogge la situazione può ripetersi e probabilmente laggiù a valle nessuno si preoccupare. Non si preoccupano affatto. In quel caso c’è solo la preghiera per noi. E l’intercessione di chi ci guarda dalla lassù». Francesco dedica delle rime: «Il grido di un popolo che aveva le scarpe tutte uguali. Andava cercando ciò che non si voleva trovare. Dalla montagna scendeva l’odore di morte.Ed in ogni secondo la vita giocava con la sorte. La montagna si univa col mare. Casamicciola voleva ancora sognare. Maria Teresa ultima ad arrivare sopra il piazzale il Rarone aveva il sapore del dolore. Vennero tutti ad aiutare i ragazzi avevano imparato a spalare.Casamicciola camminava con fervore tra Usar ed i pompieri con la loro preoccupazione. Si cercava insistentemente ciò che non si voleva trovare.Casamicciola aveva riscoperto il dolore.C’è da ricostruire…Si abbatte con gran fervore. Per ricordare al popolo la vita Bisogna vincere la delicata partita. Si lotta Si suda per ricostruire. Per un popolo da riscoprire.Casamicciola è forte nel dolore.E ricostruita farà scalpore.E brillera’ con ardore». Al Celario, oltre le parate non sono mancate le polemiche e le critiche sulla gestione, Vito Iacono consigliere comunale di Opposizione a Forio ha cosi commentato quanto accade : «Rivendicare risultati che non si percepiscono, organizzare la farsa di una esercitazione di protezione civile che sa tanto di una inutile esibizione è una offesa a chi soffre ed il modo peggiore per ricordare le vittime, per dare un senso ad una immane tragedia. Un’offesa alla memoria, al dolore ancora vivo, alla paura, alle incertezze. Non mi sono note attività di informazione e di formazione della cittadinanza, non mi è noto il coinvolgimento del mondo della scuola e dell’associazionismo protagonisti di un percorso epocale teso alla prevenzione, alla sicurezza ed a conoscere le buone prassi per salvare la propria vita e quella degli altri, perché tragedie così non si ripetano più.– scrive Iacono- Il diritto alla vita, alla casa, a vivere in sicurezza, a vivere nel proprio paese di origine, il diritto al futuro svenduti per un marciapiede, per opere di dubbio gusto, qualità, ma soprattutto inopportune quando hai ancora centinaia di sfollati da sistemare. Le priorità era e sono ben altre! Ed è bene ricordarlo oggi, soprattutto a chi ha pensato che la frana e il dolore, e la morte potessero rappresentare un affare ed a chi li applaude!Non mi resta che chiudere scusa, anche per loro, che avrebbero fatto bene a stare zitti, almeno oggi!». È proprio nelle parole di Iacono si rivive l’assurdo di un paese che da tre giorni ciò a con l’esercitazione intercomunale di protezione civile per il rischio idrogeologico, volta a testare l’efficacia del primo piano intercomunale dell’isola di Ischia. Tale Piano, frutto della collaborazione delle amministrazioni comunali, con il supporto della Struttura Commissariale, è stato elaborato a seguito dell’aggiornamento dei rispettivi piani comunali di protezione civile, come previsto dall’ordinanza commissariale n.18 del 27 febbraio 2024.
Lo scenario di evento previsto prende spunto dal fenomeno franoso del 26 novembre 2022 e interessa in particolar modo l’area di Cava del Monaco al confine tra i comuni da Casamicciola Terme e Lacco Ameno.La zona del Caruto al Fango dove forse non c’è nulla da salvare e forse per nascondere alla vista lo scempio dei luoghi devastati no non si è fatto nulla se non aumentare il rischio. Il paradosso di un paese dove le istituzioni prevedo prove di protezione civile in un posto per nascondere isolano e nelle zone ammalorate dal sisma e colpite dall’alluvione non ci sono vie di fuga per i superstiti e resilienti se malauguratamente succedesse qualcosa. A Casamicciola Terme piazza Majo via di funga per la popolazione è chiusa con ordinanza, ora è un deposito di macere da demolizione. Via De Rivaz dopo l’ennesimo intervento milionario pagato con fondi pubblici e della ricostruzione-emeregnza è sprofondata di nuovo e gli asfaltisti ischitani, le ditte di costruzioni, le solite incaricate che lavorano per rattoppare i danni dei soli lavori capestro. Loro creano il problema e loro lo risolvono a modo proprio e con i soldi dei cittadini. Idem sulla litoranea a finanziata dall’emergenza, dove i sottoservizi, nonostante gli investimenti e le nuove opere è sprofondata nuovamente e non riesce a far defluire l’acqua, anche questa volta senza nessun nesso di causalità con l’alluvione, anche questa volta, sono in corso i lavori per il rifacimento .Mentre si organizzano le esercitazioni di protezione civile le vie di fuga a casamicciola alta restano inibite con gravi rischi per la popolazione e non è una esercitazione. La ricostruzione non è un servizio a favore dei cittadini, ma un affare sulla pelle della gente siamo finiti in una cento guerre: una guerra politica, una guerra si potere, una guerra amministrativa, in una guerra di competenza in una guerra di leggi confliggenti che si accavallano, in una guerra di appalti in una guerra di smaltimento prima dei fanghi ora delle macerie in una guerra delle somme urgenze e degli affidamenti. L’assalto alla diligenza, siamo come le miniere di oro e diamanti in Sierra Leone: ci aspettiamo solo che da un momento all’altro i miliziani vengano a tagliaci una mano come monito, per continuare a sottometterci e continuare a sfruttare costringendo la gente al silenzio. Poi ad ogni ricorrenza si va in scena prepariamo il palcoscenico e sia ore il sipario non sono solo due anni! Sono sette anni e 14 morti andando indietro nel tempo al 2009 sono 15 e tra poco nessuno tranne le famiglie li ricorderà più forse davvero oggi sarebbe dovuto essere il giorno del silenzio in rispetto del loro sacrificio.