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Aliberti l’assoluzione del sindaco di Scafati dopo dieci anni , un calvario giudiziario politico. Ecco i retroscena

17 novembre 2024 | 22:11
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Aliberti l’assoluzione del sindaco di Scafati dopo dieci anni , un calvario giudiziario politico. Ecco i retroscena “Tornerò a fare il sindaco della mia Città?” C’era preoccupazione per la vicenda, che ancora doveva scatenarsi in tutta la sua forza, riferisce l’avvocato Pepe e Pasquale Aliberti si rivolse così ai suoi avvocati nel corso di uno dei primissimi incontri. “Mi colpì tantissimo – riferisce Giuseppe Pepe, mentre l’avvocato Silverio Sica annuisce con un sorriso – che davanti a un peso così gravoso, di un processo di questa portata, la passione viscerale che muoveva Pasquale Aliberti per l’amministrazione, per la sua città, era veramente qualcosa di irrefrenabile”.

“Dalla vicenda ricaviamo autorevolezza. Passerelle di nemici personali, interessati, dissolti poi alla difesa”, ha rimarcato Pepe. “I processi vanno fatti – ha aggiunto – per verificare fondatezza. I danni che porta una condanna, che sfocia poi con sentenza che il fatto non sussiste, inenarrabili! Occorre porsi il problema dello spirito garantista: dal primo momento ci siam resi conti della completa estraneità di Aliberti ai fatti. Mi auguro che il futuro riservi novità importanti, che s’arrivi ad un vero garantismo, perchè non può essere lo stesso processo la pena!”

“La città di Scafati vittima di un sistema sbagliato”. Questo il concetto principe della conferenza stampa tenuta dal sindaco Pasquale Aliberti e dagli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe dopo la sentenza in primo grado del processo Sarastra che ha assolto tutti gli imputati. Il primo cittadino, protagonista dello scioglimento del consiglio comunale scafatese tra il 2016 e il 2017, ha ripercorso il calvario giudiziario degli ultimi quasi 10 anni, fatto di custodie cautelari e attacchi personali.

A qualche giorno dalla notizia dell’assoluzione per il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, imputato di voto di scambio politico-mafioso in occasione delle amministrative del 2013 e delle regionali del 2015, ha incontrato i giornalisti per parlare della sua vicenda giudiziaria.

Per i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore “il fatto non sussiste”, la Dda di Salerno aveva chiesto una condanna di 6 anni e 8 mesi. Le accuse, dopo quasi dieci anni di indagini e processi, sono risultate prive di fondamento. Il Sindaco parla della sofferenza nell’affrontare gli anni trascorsi, la reclusione, oltre che l’umiliazione e subito dopo la sentenza in un post sui social aveva scritto: “Non sono mai stato un camorrista, né un uomo che si piega al potere della malavita”.

Assolti con formula piena anche tutti gli altri imputati, tra cui la moglie di Aliberti, l’ex consigliere regionale della Campania, Monica Paolino, e il fratello del primo cittadino, Nello Aliberti.

Accompagnato dai suoi avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe, Aliberti ha detto: “Il ringraziamento più grande lo faccio ai miei avvocati. Sono stati dieci anni difficili sotto l’aspetto umano. Dieci anni che bisogna cancellare assolutamente”.

Poi ha raccontato del carcere e della sofferenza. “In carcere a Salerno, e poi il fuori regione a Roccaraso, l’essere stato in un reparto di psichiatria perché pensavano volessi suicidarmi, ma non era affatto vero, prendevo solo farmaci per dormire; il carcere a Sulmona con aggravamento della pena, poi di nuovo al carcere di Salerno, poi fuori regione in Calabri. Liberato dopo le amministrative del ’19.

Tutta questa storia – è un fiume in piena il “rieletto” sindaco di Scafati – l’ha vissuta la mia famiglia, mia moglie in primis e i miei figli che venivano in carcere ed erano gli unici che potevano parlare con me. Portare le manette ai polsi per andare in tribunale, non avere neanche la possibilità di essere ascoltato, ora mi sento confuso e ancora di più addolorato perché dopo una sentenza di questo tipo, dopo una vicenda processuale di questo tipo, la stanchezza si fa sentire. Le 40 pagine scritte dai miei avvocati, fanno capire che non ci sono fatti d’accusa: la verità emersa finalmente, ben riscontrabile da intercettazioni”.

Poi Aliberti, alla domanda dei giornalisti che chiedevano se avesse festeggiato, ha risposto: “Mi sento confuso, addolorato per la grande stanchezza di questa vicenda dolorosa, nella quale mi hanno anche psicologicamente sostenuto gli avvocati Sica e Pepe. Quanto fango fasullo mi è stato riversato addosso! Tra tanti avvocati avuti ho scelto poi Sica e Pepe, che mi hanno condotto in questa battaglia di verità, con determinazione ed amicizia. Anche la mia candidatura a Sindaco, come processo di guarigione, dopo essermi consigliato con Sica. Oggi sono senz’altro un uomo diverso, provato, ma senza rancori verso i miei detrattori, di festeggiare non vedo proprio il motivo”.

“Tre coraggiosi giudici del Tribunale di Nocera – ha affermato l’avvocato Sica – hanno esaminato i fatti, ponendo fine ad una storia drammatica. Questa vicenda in uno Stato democratico, civile dovrebbe aver la parola Fine! Da scrivere a caratteri cubitali. Purtroppo in tante vicende giudiziarie non vien vergata, perchè potrebbe esserci ancora un ricorso in appello. E pensare che non c’è un giudice in appello che legga tutte le carte! Passare da 6 anni di processo a tre giorni previsti per l’appello, in cui a stento si leggerebbe la centesima parte dell’intero fascicolo, sarebbe paradossale! Una battaglia di grandissima civiltà la nostra: un uomo ha diritto dopo il primo grado, dopo quanto ha vissuto, a chiudere il processo. Tutte infondate le accuse come mostrato in dibattimento”.

Ora solo la parola “fine”, dopo interminabili anni di sofferenza fisica e morale per sé, per i familiari e per l’intera comunità, mortificata dal Commissariamento, per dare inizio ad “una pace sociale – conclude Aliberti – fatta di confronto politico sui temi importanti per la nostra città. Un confronto leale. Non sono più disposto allo scontro politico inutile, con persone che vogliono lo scontro solo per alzare il polverone, ma non per confrontarsi su idee, su una proposta, sulla voglia di ragionare nell’interesse di questo paese. Prima si parlava dello scioglimento, ragioniamo sulla modifica al testo unico degli Enti Locali che riguarda la modalità dello scioglimento dei consigli comunali, su come avviene.

Avviene sulla base di “presunzioni”. Non è possibile che dei funzionai arrivino al Comune di Scafati e, spinti magari dalla procura che sta facendo un indagine, nel nostro caso dalla Direzione Investigativa Antimafia, arrivano a sciogliere il consiglio comunale perché c’è una richiesta di misura cautelare che si fonda su cose che poi portano ad una assoluzione. Ci deve essere un contraddittorio prima di uno scioglimento, perché quando poi vai a fare ricorso al Tar, ti diranno che lo scioglimento è soltanto una forma di prevenzione non è una cosa punitiva. Non è vero! E’ un atto punitivo e politico. Un atto che riguarda tutti, destra e sinistra indifferentemente.

Oggi per coloro che mi hanno mandato in carcere, in modo scientifico, ho quasi pietà”.