Don Carmine Giudici e il Premio Sorrento Civica 2024
Riceviamo e pubblichiamo.
22/11/2024
Caro Sindaco, caro Massimo.
Martedì scorso mi è pervenuta la tua lettera con la quale mi comunichi che sarei stato insignito dell’onorificenza “Sorrento Civica 2024” dalla vostra amministrazione.
Nel ringraziarvi per tale riconoscimento mi preme intanto comunicarvi che in questigiorni io sono in visita presso un monastero di clarisse in Umbria e presso la comunità francescana dei frati minori de La Verna in Toscana; tale impegno programmato da tempo non mi consentirà pertanto di essere presente alla cerimonia prevista per questo
pomeriggio.
Inoltre mi sembra doveroso ricordare intanto a me stesso, perché non mi lasci visitare dalla insidiosa tentazione di un immotivato autocompiacimento, e poi a voi che non credo di essere meritevole né di questo né di altri riconoscimenti che riguardino un “servizio della comunità” che promuova “l’integrazione, l’accoglienza degli ultimi a
tutela dei diritti umani” come specificato nella tua comunicazione.
Intanto la questione del “merito” per noi credenti nel Cristo crocifisso è una questione resa vana dalla stessa croce; per noi, suoi discepoli, non c’è merito che valga, non C’è nulla che ci meritiamo soprattutto quando si tratta di vivere o almeno di provare a vivere con semplicità il Vangelo. Lo stesso Vangelo in cui Gesù ci ricorda che “così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:
“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”” (Luca 17, 10). E l’ inutilità, vale a dire il non cercare un utile per sé, è il passo ed il ritmo con il quale un cristiano segue il suo Maestro.
Infine, per quanto apprezzabile possa essere un riconoscimento a piccoli segni di testimonianza cristiana ed umana a favore dei più poveri e dei più fragili, credo che questo vada attribuito alla comunità e non ad una sola persona. Sono persuaso che la comunità sorrentina, per quanto stordita e confusa ormai da ritmi e stili di vita troppo accelerati e a tratti insostenibili, è una comunità che ha imparato e sta imparando ad
accorgersi di chi è in affanno, di chi non ce la fa, di chi viene da altri paesi alla ricerca di un pò di pace e di un benessere dignitoso ed offre una disponibilità al lavoro umile che è ormai diventata merce rara, di chi non riesce a fa quadrare i conti del proprio misero portafoglio, di chi semplicemente aspira ad una vita più decente…
Certo, restano tante questioni che attendono risposte, a Sorrento come altrove: il problema della diffusione incontrollata di sostanze stupefacenti soprattutto tra i più giovani, l’indebitamento da gioco d’azzardo e da gioco legalizzato, la disponibilità di alloggi per famiglie, la scarsa attenzione ai problemi della sanità pubblica locale sono
solo alcune delle questioni delicate e per certi aspetti drammatiche che richiamano l’attenzione di tutti, delle istituzioni, della comunità ecclesiale, della società civile…di tutti. Ciò non toglie che crescono e lievitano anche silenziosamente attività ed iniziative di prossimità e di volontariato che vanno sostenute e incoraggiate, ma non osteggiate o
sminuite, anche perché al netto delle iniziative proposte hanno una risonanza culturale dirompente; ci aiutano a cambiare mentalità e il nostro modo di vedere l’altro e gli altri.Alcune di queste esperienze provengono da una storia lunga, altre sono espressione di una nuova sensibilità che sta maturando; tra queste mi preme che venga apprezzata in particolare l’operosità generosa e continua dei volontari che da 25 anni si occupano della Mensa Caritas delle parrocchie della città e quella degli operatori del Centro di ascolto della stessa Caritas sorrentina. Insomma, realtà belle e animate e rese vive da laici più
che da noi preti, anche quelle che non nascono ed operano all’interno della realtà ecclesiale, a cui la nostra città deve essere grata.
Permettimi infine di salutare e ringraziare con affetto quanti verranno premiati con la stessa onorificenza in questa occasione come nelle precedenti edizioni di “Sorrento Civica”, a loro sì che vanno riconosciute la stima e la gratitudine dei sorrentini e di chi amministra la nostra città.
Lavoratori, o come si diceva una volta “faticatori”, che in maniera instancabile e con una fedeltà impareggiabile hanno dedicato la loro vita ad attività di cui hanno beneficiato intanti. Se ne è giovata anche una “sorrentinità” ormai perduta, quella delle piccole botteghe, degli artigiani, dei vicoletti, dei piccoli negozi in cui le nostre famiglie
andavano a fare la spesa con contrattazioni interminabili, gridate e divertenti, in cui si manifestava una simpatica familiarità tra acquirente e venditore; la stessa familiarità –
grazie al cielo non ancora del tutto perduta – che fa delle nostre strade, delle nostre scuole, di tanti spazi comuni, anche delle nostre parrocchie, il luogo in cui ritrovarsi conrispetto, amicizia, senza andare di fretta o farsi travolgere dalla frenesia. Riconoscere,prima ancora che premiare, le dedizione di questi nostri compaesani (e quanti ce ne sono!) significa riscoprire la bellezza di una comunità che sa aprire il suo cuore e
allargare le sue braccia!
Con la stessa larghezza e apertura abbraccio voi e confido che insieme si possa crescere nella integrazione di chi arriva da lontano anche senza un soldo in tasca, nell’accoglienza degli ultimi e dei più fragili e nella tutela a pieni polmoni dei diritti umani.
Il Signore ci dia Pace!
Con affetto, don Carmine