Ischia. Emergenza smaltimento macerie post demolizioni pubbliche 

26 novembre 2024 | 05:10
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Le macerie del piano Legnini restano a piazza Majo, pochi i trasporti a discarica e c’è chi scarica tra le terre degli alvei sfratto e materiali da risulta

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Il piano per reperire siti di stoccaggio, per riciclare in maniera, ecosostenibile le macerie derivanti dai cantieri delle demolizioni pubbliche appare miseramente fallito. Macerie, rifiuti e quant’altro devono partire, quando ci riescono, alla volta degli impianti in terra ferma e devono farlo con la nave Traspemar, unica accreditata sulle rotte del golfo di Napoli. Così, difronte ad un limite oggettivo, si alimentano altre pratiche. Tra queste la trasformazione di piazza Majo a Casamicciola Terme in un sito di stoccaggio macerie da abbattimento. Sono in gran parte i prodotti del discusso piano delle “demolizioni pubbliche” varato da Giovanni Legnini.   Per smaltire l’imponente mole di rifiuti e materiali da abbattimento il Commissariato per l’emergenza e la ricostruzione ha avviato un risiko degli impianti di smaltimento, impiantandone uno al Majo con tutti i rischi per la sicurezza di un’area chiusa e per la salute pubblica di chi ancora vive queste zone. Il Majo continua ad accogliere il suo patrimonio edilizio, non più puntellato però, ma ridotto in macerie e dunque con una capacità inferiore di agibilità, ma di certo con uno spazio enorme per farsi discarica a cielo aperto. Mentre da un lato il Commissariato annuncia la ricostruzione ecosostenibile e votata alla tutela dell’ambiente è la realtà dei fatti fare il punto della situazione sui rifiuti da demolizione pubblica e non solo, nuova pagina dell’emergenza Ischia dopo il sisma del 2017 e l’alluvione del 2022 che hanno colpito in particolare Ischia: Resta problematica, più di quanto non lo fosse prima, la situazione dello smaltimento dei rifiuti da quando si è deciso, ad agosto 2024 di accelerare con l’abbattimento proprio di piazza Majo, dove sono stati demolite decine di case inserite in almeno tre impianti immobiliari e annoverate in un unico grande blocco, il “blocco 5”. Tonnellate e tonnellate di macerie che non sono state ancora quantificate che al momento (sono tre mesi) restano al suolo, non è quindi possibile quantificare con precisione né i danni né tempi certi di ripristino di quei siti che comunque non saranno inferiori a 45 giorni.

10mila metri cubi

A Piazza Majo   stiamo sui quattromila metri cubi per il primo tratto e più o meno lo stesso quantitativo per la zona Spezieria. La metà circa su via Nizzola. Sono ipotizzabili circa 10 mila metri cubi ancora a terra. Di questi, quando tutto va bene, vengono rimossi circa quaranta metri cubi al giorno, se parte il traghetto, praticamente due camion al giorno e se c’è posto a bordo. Un camion da 15 M³ con prelevamento, trasporto e deposito rifiuti in terraferma costa fra i 500 e 600 €. È questo dail senso e la porzione dei costi oltre la creazione di discariche da macerie in centri che dovrebbero essere abitati. Queste non meglio precisate tonnellate di rifiuti dovranno essere dirottate in impianti che si trovano fuori dai confini, il perimetro limitato dell’isola con le navi battenti bandiera rossa. Il problema comporterà, tra l’altro nel periodo stagionale più critico per la gestione del materiale, la necessità di trovare nuovi impianti dove staccarli ad Ischia prima di trasferirli altrove, sempre che non si sia deciso di trasformare la parte alta in una discarica perenne. Va detto, ad onore del vero che anche per la demolizione dell’Ex Capricho (abbattuto è ora stato sottratto per sempre all’eterna diatriba sulla proprietà contesta tra comune e demanio che ora viene riconosciuto propietario, ma di fatto ha solo un mucchietto di macerie interrate) dove non si sorride lo smaltimento ed, al momento, le macerie restano in parte interrate nei sotterranei dello stabile nella piazza litoranea.

I mezzi in campo

In campo sul territorio ci sono decine di camion ruspe dedicati alla demolizione, movimentazione e rimozione dei rifiuti, ma di fatto le si spostano da una parte all’altra senza avere la capacità di concretizzare e rafforzare il modo di gestire la mole di rifiuti. Che lo smaltimento delle macerie, specie in concomitanza con il continuo trasporto di quelli che vengono detti fanghi e dei residui alluvionali, sarebbe diventato un problema, non era una ipotesi, era la certezza di una emergenza nell’emergenza, sin dal primo giorno per un territorio come Ischia dove è già crisi per gli interventi di demolizione. Il Commissario delegato o i soggetti attuatori, ove necessario, possono individuare appositi siti di stoccaggio provvisorio ove depositare i fanghi, i detriti e i materiali anche vegetali derivanti dagli eventi di cui in premessa, definendo, d’intesa con gli Enti ordinariamente competenti, le modalità per il loro successivo recupero ovvero smaltimento in impianti autorizzati, anche con oneri a carico delle risorse emergenziali. Alla raccolta e al trasporto dei materiali si può provvedere con le modalità e avvalendosi delle deroghe concesse dal commissario, a condizione della compatibilità di tali rifiuti con le caratteristiche tecniche e le modalità gestionali degli impianti. ARPA Campania fornirà supporto per la corretta attuazione di quanto previsto dal presente articolo.

Sulla gestione delle Macerie da L’Aquila, all’Abruzzo fino all’Emilia Romagna

Sulla gestione delle macerie generate da terremoti in Italia fin ora non si è riusciti ad arrivare a delineare modalità corrette ed efficaci, a volte anche rispettose.La gestione dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione in generale e delle macerie generate da un evento sismico in particolare rappresenta una delle tematiche ambientali più importanti, sia per le criticità tecniche relative alla movimentazione di ingenti quantitativi di materiali, sia per le importanti implicazioni sociali, normative ed economiche connesse. In questo caso la gestione dei rifiuti, unita a una pianificazione delle tempistiche e delle procedure di intervento, assume anche una connotazione di urgenza con conseguenti considerevoli criticità socio-sanitarie, di sicurezza, di rispetto delle norme nonché di tutela ambientale e di sostenibilità economica. È un dato acclarato dagli esperti.  Il tema appare di drammatica attualità ad Ischia dove è seria la questione degli obblighi di controllo e tracciabilità dei rifiuti nonché agli obiettivi di recupero e riciclo anche rispetto agli standard europei. I detriti prodotti da un terremoto sono molto eterogenei, i volumi enormi e i tempi di rimozione. Di fatto si tratterebbe di un rifiuto difficilmente gestibile con la normativa ordinaria, perché le sue caratteristiche indistinte ne dovrebbero prevedere lo smaltimento indifferenziato in discarica, non essendo concepibile che siano mescolate frazioni con caratteristiche merceologiche completamente differenti. Il dramma del recupero macerie dopo sette anni si riprende e non è causa di crolli o di collassi causato dal terremoto, ma dagli abbattimenti imposti dal Piano Demolizioni commissariale.In Abruzzo nacque una soluzione normativa ad hoc, applicata anche in seguito: in deroga alla normativa nazionale, si concede di classificare le macerie pubbliche con il codice generico 200399, normalmente attribuito ai rifiuti solidi urbani. Ciononostante, la loro movimentazione, pianificata sulla base di un “Piano per la gestione delle macerie e rocce da scavo derivanti dagli interventi di prima emergenza e ricostruzione”, avvenne in tempi molto lunghi. Ed eravamo in continente e on su di un’isola. Per l’Aquila e i comuni del cratere la gestione dei volumi della filiera pubblica fu affidata alla locale società multiservizi, con il supporto, nella fase di rimozione, di Vigili del Fuoco e Esercito Italiano; la destinazione provvisoria scelta fu un unico sito di ex cava di capacità sufficiente ad accogliere l’intero quantitativo previsto di macerie pubbliche.Le disposizioni commissariali successive introdussero nuove modalità di rimozione e gestione delle macerie anche private (qualificate come rifiuti speciali e gestite nell’ambito del circuito ordinario di recupero/smaltimento con codici CER 17), prevedendo la realizzazione di piazzole di selezione-trasferenza, nelle quali conferire in modo differenziato i materiali prodotti dai crolli e dalle successive demolizioni. I rifiuti selezionati dovevano essere avviati a recupero presso centri di raccolta e il sovvallo smaltito in appositi impianti autorizzati.Con il sistema di tracciabilità adottato in Abruzzo, si iniziò a monitorare in tempo reale la rimozione delle macerie prodotte dal terremoto. In occasione dell’evento sismico del 2012, la Regione Emilia Romagna decise di intervenire immediatamente con una raccolta e pulizia capillare delle aree occupate dai rifiuti e con il loro invio alle discariche autorizzate presenti sul territorio. In relazione alla gestione di fabbricati pubblici o privati, crollati interamente o in parte, ma da demolire, e poi alle richieste di agibilità da parte dei cittadini, sulla base di elenchi stilati dai sindaci, si scelse di dare priorità assoluta allo sgombero, riducendo al minimo le operazioni sui cantieri, compatibilmente con i tempi delle verifiche preventive, con un approccio sostanzialmente dettato dalle priorità del caso. Basta leggere i report per avere queste info.

Il caso Ischia

Ad Ischia per lo smaltimento macerie appare evidente e forse andava ponderato prima, non c’è modo di trasferire l’intera mole di prodotti senza un piano macerie adeguato che tenga conto della insularità, non lo si riesce a smaltire così come è accaduto per per i fanghi alluvione e così, si corre il rischio, che si alimentino pratiche illecite come l’occultamento e materiali di scarto delle terre buone e nei fanghi ricavati dagli alvei che poi vengono interrati altrove, alcuni carichi di camion  sono transitati nella meglio nota vasca di colmata, impastati con la terra della Cava Fontana, altri finiscono chissà dove, favorendo lo smaltimento non tracciato di sfratto proveniente da cantieri edili e demolizioni che di fatto vengono già pagati per asse trasferiti a discarica e che a volte vengono anche occultati tra i fanghi alluvionali che invece dovrebbero essere “puliti”. Realtà che alimentano mercati poco leciti, pertanto, trasformando forse, terreni agricoli e siti- magari di interesse politico- in nuove discariche, quindi stravolgendo quella che è la realtà dell’Isola d’Ischia. Questo non può che non fare gioco degli imprenditori che, a torto o a ragione, avendo investito nel trasporto dei rifiuti e delle merci speciali quindi incrementando quello che hai già un fiorente mercato ormai dal tempo delle sciagure del terremoto e dell’alluvione anche a due camion di macerie al giorno al giorno. Quindi ci chiediamo perché continuare a demolire, i borghi, senza soluzione di continuità, farlo a spron battuto con il piano delle demolizioni pubbliche trasformando quelle che erano le piazze della gente nelle piazze delle macerie, è il caso del Majo dove da agosto si ammassano i resti delle case abbattute. Al contrario si è visto che nei pochi cantieri privati, dove operano le ditte private si procede, rimuovendo sistematicamente le macerie e lasciando comunque percorribili le strade. Al momento l’unica risposta sono i costi a carico della contabilità speciale ed i ricavi di chi riesce a gestire questi interventi tra i pi rapidi e remunerativi al momento non c’è ricostruzione, ma solo demolizione.

CostoDemolizioni pubbliche

Macerie accumulate sulle pubbliche strade e le piazze senza siti di stoccaggio.Dopo Casamicciola Terme il commissario per la ricostruzione Giovanni Legnini aveva provato  a far partire anche le demolizioni a Lacco Ameno, in piazza Fango.Intanto lievitato i costi. Dopo la demolizione delle Terme La Rita, la scorsa estate sono stati stanziati altri 4 milioni di euro per abbattere con un apposito articolo dell’ordinanza speciale n.9 varata il 13 settembre, viene stabilito l’incremento, del Fondo per le demolizioni pubbliche, il cui programma per i decisori istituzionali deve procede speditamente.Completati i lavori nel primo sito termale ischitano e avviati quelli a piazza Majo. Qui a venire giù è stato un aggregato di 7 edifici.
Si tratta del secondo lotto del Piano pubblico di demolizioni approvato con l’ordinanza del commissario straordinario di governo Giovanni Legnini. L’obiettivo è portare a termine un  programma di rigenerazione urbana. Dopo i lavori presso le terme La Rita e l’apertura del cantiere a Piazza Majo (di cui non sono mai stati resi noti chiaramente i costi), si procederà senza interruzioni anche con il terzo lotto a Piazza Fango nel comune di Lacco Ameno, il quarto lotto a Via Nizzòla accorpato poi con via spezieria, e a seguire quinto lotto nei pressi di via Ottrìngolo, che è in fase di approvazione.  Per Via Nizzola è Via Spezieria l’importo complessivo d’intervento 745.782,99 €. Ad occuparsene la Epsilon 2000 SOC.COOP di Quarto, la stessa ditta che ha effettuato la demolizione di Piazza Majo. L’abbattimento di Piazza Dottor Verde verso via Spezieria per l’occasione denominata Via Ottoringolo costerà 1.733.004,16. In quel del Fango con determina dirigenziale n.370, il responsabile di Legnini, Arch.Marco Raia ha disposto l’affidamento diretto per un costo complessivo dell’intervento riportato da Raia è di 313.246,07 €. Ad occuparsene l’impresa Edil Veloce Srl di Napoli. All’impresa Edil Veloce Srl a cui vanno lavori per un importo pari ad € 138.547,91 con un QE di 147.875,65 €.

*In memoria delle vittime della frana e del terremoto di Ischia che la loro morte non resti vana, sacrificata sull’altare degli appalti.