La Chiesa di San Martino: un Luogo di Fede e Solidarietà nel Cuore della Penisola
di lucio esposito
Nel piccolo borgo di Maiano, la devozione per San Martino affonda le sue radici in un gesto antico ma sempre vivo nella memoria collettiva: l’atto generoso di San Martino che, cavalcando in un giorno freddo, divide il proprio mantello con un povero infreddolito. Affascinati da tale gesto di compassione, gli abitanti del casale, uniti in confraternita — sia i più umili che i benestanti — decisero di costruire una chiesa e dedicarla proprio al santo. La Chiesa di San Martino, che oggi svetta tra le viuzze, è un simbolo di fede e solidarietà per tutta la comunità.
Un Luogo di Antica Fede
Costruita nel 1660 e primo luogo della Confraternita dei Giuseppini, la Chiesa di San Martino si presenta come una costruzione semplice, ma carica di storia. La facciata bianca, recentemente restaurata, è arricchita da un’ornamentazione sobria: una cornice di piperno avvolge l’ingresso, sormontato da un altorilievo in marmo, opera dell’artista Aniello Apreda. Sul lato destro, una piccola campana dà il benvenuto ai fedeli. Questa chiesa, divenuta un punto di riferimento per la popolazione di Maiano, fu resa patronale, alla fine dell’Ottocento, dalle famiglie Pepe e Gargiulo, che contribuirono alla sua conservazione.
Arte e Devozione: L’Interno della Chiesa
All’interno, il visitatore è accolto da un altare in marmi policromi, sul quale spicca un quadro di Salvatore Cozzolino (1932), raffigurante un episodio della vita di San Martino. Attorno, le statue del Cristo alla colonna e di San Giuseppe custodiscono l’altare, incorniciato dai dipinti della Madonna delle Grazie e di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Nella zona absidale, due nicchie ospitano le statue del Sacro Cuore di Maria e di San Martino, mentre lungo le pareti laterali della navata trovano posto recenti opere del pittore Antonio Massa, che raffigurano il Sacro Cuore di Maria tra i Santi Prisco e Agnello e la Beata Teresa di Calcutta.
Sul lato sinistro, una lapide commemora la fondazione della Confraternita dei Giuseppini nel 1887, per opera di Monsignor Giuseppe Giustiniani, a ricordare una tradizione di pietà e fede che si è radicata nel cuore del casale.
Il Mantello di San Martino e l’Oratorio
Un elemento di grande fascino e significato storico è custodito alle spalle dell’altare, nella sacrestia: il cosiddetto “Mantello di San Martino”. Non si tratta del mantello originale del santo, ma di una reliquia preziosa, il mantello che un tempo copriva la statua del santo, ancora oggi venerata nella chiesa. Accanto alla chiesa, molti anni fa, Monsignor Girolamo Bagnasco fondò l’Oratorio di San Martino, un luogo di ritrovo e di crescita per i giovani del paese, che, grazie a instancabili volontari, continua tutt’oggi a essere un punto di riferimento per le nuove generazioni.
Un Invito a Ricordare
Il nome di Don Girolamo Bagnasco è indissolubilmente legato alla storia di questa chiesa e dell’oratorio, e il suo ricordo vive nell’affetto della comunità. Sarebbe giusto, come suggeriscono alcuni fedeli, commemorare in modo più tangibile il suo impegno per il paese, magari con un monumento dedicato a questo sacerdote che ha saputo fare della chiesa un luogo d’incontro e di formazione.
La Chiesa di San Martino, con la sua storia e il suo profondo legame con la comunità di Maianone, è più di un semplice edificio religioso: è la testimonianza di una fede che si rinnova ogni giorno, un simbolo di accoglienza e di solidarietà che continua a unire generazioni nel nome del santo cavaliere che divise il suo mantello.
La Leggenda di San Martino e le Dodici Parole della Verità: Tradizioni Popolari tra Bologna e Pianoro
Nell’immaginario collettivo italiano, novembre è un mese intriso di miti e leggende, di cui una delle più affascinanti è senza dubbio quella di San Martino. Proprio quest’antica tradizione popolare, riportata da Ignazio Massaroli a Pianoro, ci narra una storia di redenzione e fede che ruota attorno al pescatore, un uomo che, sopraffatto dalla povertà e dalla fame, si ritrova a barattare la propria anima con il Diavolo in cambio di abbondanza.
La Storia: Una Disperazione che Richiama il Diavolo
La leggenda narra di un povero pescatore, con una numerosa famiglia, che lottava per sopravvivere, trovandosi da tempo in un mare di difficoltà: ogni tentativo di pesca risultava vano. In un impeto di frustrazione, l’uomo arrivò a pronunciare una frase fatale: “Darei l’anima al diavolo pur di avere quel pesce!”. E il Diavolo, nelle vesti di un signore elegante, apparve proprio davanti a lui. Gli propose un patto: in cambio della sua anima, gli avrebbe garantito un giorno di pesca ricco e fortunato, a condizione che, entro ventiquattro ore, il pescatore avesse imparato le “dodici parole della Verità”.
Il patto fu siglato, e subito la rete del pescatore si riempì di pesce, tanto che egli poté vendere una parte al mercato e portarne in abbondanza alla sua famiglia. Quel giorno portò a casa pane e pesce a volontà, ma col calar della notte il pensiero del Diavolo tornò a tormentarlo. Il pescatore, temendo per la sua anima, si immerse in una profonda angoscia, alla quale neppure l’affetto della sua famiglia poteva porre rimedio.
Un Viandante Misterioso
Nel pieno di una tempesta, si presentò alla porta della sua casa un anziano, stanco e inzuppato d’acqua, che chiese ospitalità. Mosso a compassione, il pescatore lo accolse e lo rifocillò. Notando il suo stato d’animo inquieto, l’anziano chiese il motivo della sua tristezza. Quando il pescatore gli raccontò del patto con il Diavolo, l’anziano rivelò di essere San Martino, il santo protettore cui sua moglie era devota, e gli insegnò le “dodici parole della Verità”, parole sacre e simboliche che rappresentano una protezione contro il maligno.
Le Dodici Parole della Verità: un Codice di Fede
Le dodici parole, recitate in dialetto bolognese, sono una sequenza di simboli di fede e valori cristiani, che crescono progressivamente. Ad esempio, i “Tre Re Magi”, i “Quattro Evangelisti” e i “Cinque Piaghe del Nostro Signore” si sommano in una litania di credenze radicate che, come formule magiche, accompagnano i fedeli in un viaggio di salvezza spirituale.
Il linguaggio in dialetto, arcaico e affascinante, sottolinea la ricchezza culturale del territorio bolognese e il valore di questa trasmissione orale, capace di resistere nel tempo e di mantenere la sua potenza narrativa.
La Vittoria sul Diavolo
A mezzanotte in punto, il Diavolo giunse per reclamare l’anima del pescatore, ma trovò in lui una salda fede, rafforzata dalle dodici parole apprese da San Martino. Furioso, il Diavolo dovette ritirarsi, sconfitto dalle formule di fede e dalla devozione che lo avevano esorcizzato.
La leggenda di San Martino e le dodici parole della Verità è un racconto che non solo incarna i valori religiosi e culturali della tradizione popolare italiana, ma porta con sé un messaggio di speranza. Attraverso la figura del santo e la forza della fede, si narra la vittoria del bene sul male, del coraggio sulla disperazione. In questo racconto, il popolo trova una sorta di guida spirituale, una protezione mistica che, anche nei momenti di difficoltà estrema, ricorda come la fede e la bontà d’animo possano rappresentare la vera salvezza.