Non gli piaci abbastanza…o non si ama abbastanza

25 novembre 2024 | 17:33
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Il film del 2009 “La verità è che non gli piaci abbastanza” oggi più che mai riecheggia emblematico. Oggi, infatti, si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questo film ha una valenza sociale, ha  una vena tragicomica, ha la capacità di far riflettere, ma soprattutto ha un notevole impatto su alcuni dei fatti di cronaca che accalcano le prime pagine dei nostri quotidiani.

Film sulle donne

Questo film parla di alcune storie comuni ai nostri giorni, ovvero sul difficile rapporto che si stabilisce tra uomo e donna e le dinamiche ad esso connesse. Sono storie nelle quali un pò tutti ci siamo ritrovati per diversi motivi…le donne sempre alla ricerca dell’amore perfetto, gli uomini, di converso, pronti a fare la loro parte.

Finché ci teniamo, però, nello stereotipo del film tutto può essere contemplato e considerato nelle sue multiformi sfaccettature, ma quando poi la vita diventa il film da vivere tutto cambia. Quando sono sopratutto i tempi e le società, e, naturalmente, i suoi attori sociali che cambiano, il discorso muta profondamente.

La storia ci insegna che la donna ha dovuto e deve tutt’oggi lottare per farsi spazio in una società talvolta maschilista e che, non sempre, ha favorito il ruolo della donna in tante situazioni. Il mutamento quindi è stato notevole in tanti settori, ma quel che ancora oggi ci porta qui a scrivere, è il fatto stesso di non aver raggiunto quella libertà di espressione dei propri sentimenti, che renderebbe finalmente libere le donne da vincoli talvolta troppo stretti, se non addirittura “tossici“. Su questo le politiche attive si muovono positivamente e tante istituzioni si sono espresse a favore di un maggior monitoraggio della violenza sulle donne, ma ancora non basta proclamare giornata antiviolenza o mettere scarpette rosse per estirpare la piaga della violenza di genere.

Ci poniamo sempre più spesso la domanda su cosa ancora si possa fare al riguardo e qui ci viene in aiuto il sociologo Foucault, il quale sostiene che questo tipo di violenze ha per base la “profonda invidia verso il processo creativo delle donne”. Questa è una delle possibili vie da percorrere ma riteniamo non basti, in quanto una più profonda analisi del mutamento sociale ci offre anche una visione profondamente edulcorata del ruolo maschile. L’uomo per sua natura cacciatore, oggi, è sempre più spiazzato e spaesato nell’approccio con l’altro sesso, che sempre più prende consapevolezza di se e dunque più forza.

Nel gioco dei ruoli l’uomo non sa più come adeguare la propria natura e sente, sempre più spesso, la frustrazione di non sapere approcciarsi all’altro sesso. La donna nel suo cambiamento ha avuto quello spirito adattivo che l’ha portata sempre più a diventare “multitasking” (e non è ironia!) cosa che la allontana sempre più dal capire che invece l’uomo ha il bisogno di sentirsi protagonista, cacciatore appunto, consapevole del suo ruolo sociale. Questo sovvertimento dei ruoli costa tanto in termini psicologici, in quanto la mancata gestione del proprio ruolo porta l’uomo ad una fragilità tale che sfocia in una violenza ingiustificabile.

Non è giustificata la violenza, MAI, in nessuna delle sue forme, ma in questo vortice di continuo cambiamento gli uomini sono vittime della loro stessa violenza tanto quanto le donne. Un dato di fatto è che violenza sulle donne è spesso domestica in quanto è proprio il compagno di cui si ci dovrebbe di più fidare che nutre questo istinto all’uso della violenza sentendosi tranquillo delle quattro mura domestiche. Complice degli abusi è l’incapacità della donna ad accettare che probabilmente c’è un problema serio dietro a questa violenza, tanto è vero che ancora troppo poco si denunciano anche i casi più evidenti ed efferati.

Dunque come si prospetta lo scenario futuro? Sicuramente che questo fenomeno dilagante venga completamente debellato, ma nel frattempo le prospettive da tenere sotto gli occhi sono chiare e devono essere portate all’attenzione del legislatore, ovvero creare sempre più percorsi educativi fin dalla tenera età, ma anche percorsi di recupero per coloro che hanno maltrattato le proprie compagne, insomma tutto ciò che può essere utile ad evitare che si giunga all’atto violento finale o quanto meno al non farlo riaccadere.

Le giornate come queste passano in fretta, nella memoria e nel ricordo restano però le ferite. L’urgenza dell’oggi è la propensione a non condannare mai, ma a cooperare per costruire ponti che facciano rincontrare e dialogare ogni uomo e ogni donna.