Omicidio Vassallo, Ridosso parla. Le Iene “Possibile che un sindaco sia stato ucciso da due carabinieri?”
Omicidio Vassallo, Ridosso parla. Le Iene “Possibile che un sindaco sia stato ucciso da due carabinieri?” E’ quello che si chiedono tutti in Italia. La vicenda del sindaco Angelo Vassallo ucciso il giorno primo di un appuntamento con il Procuratore del Tribunale di Salerno Greco, al quale avrebbe detto quello che sapeva del traffico di droga ad Acciaroli – Pollica e nel Cilento. L’inquinamento della scena del crimine è stato inquientant, il coinvolgimento di alcuni uomini dell’arma spiegherebbe il ritardo e le difficoltà dell’inchiesta , ma sarà un compito arduo per la Procura ricostruire la vicenda se i protagonisti sono proprio dei carabinieri avranno saputo bene come confondere le tracce, mentre i due carabinieri protagonisti si professano innocenti, l’amministrazione comunale difende il sindaco Pisani, anche se , a questo punto, approfondire anche nelle carte comunali non sarebbe una cattiva idea, riproponiamo il servizio delle Iene. «Sono innocente». È l’unica dichiarazione resa da Lazzaro Cioffi (difeso dall’avvocato Stellato) nella giornata di ieri durante l’interrogatorio delegato al quale è stato sottoposto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Per Romolo Ridosso, assistito dal penalista Michele Avino, l’interrogatorio continuerà anche nella giornata di oggi. Il suo legale riferisce che il contenuto delle sue dichiarazioni non possono essere rivelate ma che «qualcosa sta dicendo».
APPROFONDIMENTI
E comunque si andrà al Riesame. È la linea dei difensori dei quattro indagati, oltre a Cioffi e Ridosso, ricordiamo, anche il colonnello Fabio Cagnazzo e l’imprenditore di Scafati Giuseppe Cipriano. Sono 80mila le pagine che compongono il fascicolo d’inchiesta che racconta quattordici anni di indagini, 5mila euro il prezzo dei diritti di segreteria.
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Ma la posizione dei legali resta la stessa per tutti: chiedere almeno una misura alternativa al carcere dal momento che – come affermato da Giovanni Annunziata difensore di Cipriano – «la prova non è cristallizzata». Ma prima di proporre appello ci sono da studiare le carte, le tante carte. Solo l’ordinanza del gip Annamaria Ferraioli è di 411 pagine.
Le carte
A ricostruire i rapporti tra i quattro indagati è Antonella Mosca ex compagna di Ridosso. Il nome di Cagnazzo difficilmente veniva fuori nei loro discorsi, perché l’ex pentito quando parlava con lei lo chiamava sempre il «maggiore». E, per la Mosca, «il maggiore e Cioffi erano una cosa sola». È lei a dire che Cioffi, presso il cui impianto lavorava Ridosso, insieme anche a Giuseppe Cipriano avevano intenzione di creare un cartello per fare concorrenza ai «casalesi».
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La donna, sentita da Rosa Volpe, all’epoca sostituto procuratore ed oggi procuratore aggiunto proprio a Salerno, ha parlato nel tempo anche di buoni rapporti tra il «maggiore» e l’imprenditore di Scafati, dicendo che, in un primo momento, si sentiva «rinfrancata del fatto che avesse (il riferimento è a Romolo Ridosso, ndr) rapporti con i carabinieri di Castello di Cisterna». È lei a dire che spesso, quando usciva con loro, Ridosso «non tornava a casa per giorni perché andava qui e andava lì». Erano il punto di riferimento di Ridosso, soprattutto Cioffi e Cipriano perché quando «non arrivavano i soldi, raggiungeva Giggino che aveva un impianto di distribuzione delle benzina sull’autostrada».
Cagnazzo, Cioffi e questo Giggino, secondo la Mosca «avevano creato una società di fatto per accaparrarsi le pompe di benzina». È stato questo Giggino, quando Cagnazzo chiese duemila euro a Cioffi in cambio di un assegno post datato, a dare il denaro in contanti al maggiore. Oggi colonnello. In quel periodo Cagnazzo e Cioffi erano stati trasferiti nel Foggiano. Ma, nonostante tutto, le intercettazioni dimostrano che lui utilizzava ancora militari di fiducia di Castello di Cisterna per portare a termine servizi personali, come la riscossione del denaro in contanti da Giggino.
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La scena del crimine
Dal primo momento, proprio nell’immediatezza dei fatti, Cagnazzo avrebbe inquinato la scena del crimine. Con un rametto di albero avrebbe addirittura preso un bossolo da terra per mostrato al fratello di Angelo Vassallo, Claudio, per dimostragli che l’omicidio era avvenuto con una pistola. Bossolo preso e poi riposto a terra.
«Il mio più grande problema è dire al maggiore Cagnazzo di stare fermo» avrebbe riferito un carabiniere del Ros al generale Domenico Pisani. Durante il sopralluogo dei Ris lo stesso Cagnazzo si sarebbe messo alla ricerca di mozziconi di sigaretta nella zona raccogliendoli e mettendoli da parte. Un «andirivieni» sottolinea il gip nell’ordinanza, che si sarebbe interrotto all’arrivo dei Ris che avrebbero chiesto a tutti di uscire fuori dallo spazio precedentemente recintato dai colleghi e nel quale c’erano diverse persone, compreso lui. Dettaglio, questo delle cicche che lui ha smentito nel lungo interrogatorio fiume di quest’anno, ammettendo soltanto di aver raccolto il bossolo.