Piano di Sorrento, i ricordi del terremoto di Mario Russo “La gente pregava. La gente Piangeva.Si abbracciava “
Piano di Sorrento, i ricordi del terremoto di Mario Russo “La gente pregava. La gente Piangeva.Si abbracciava ”
Oggi 23 novembre ricordiamo il terribile terremoto dell’Irpinia che fra i territori che seguiamo, Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, ha colpito maggiormente i carottesi. Il ricordo emblematico del consigliere comunale Mario Russo
“Fb rimosse la storia del mio terremoto del 1980, io la riscrissi e la riscrivo come se fosse ieri…
Avevo quasi 20 anni in quel novembre dell’80 , un presente di amicizie ed un futuro di sogni
Abitavo in via Bagnulo prima del ponte della vesuviana . Era stata come tante una Domenica di Messa ,di noia,Carne e maccheroni e Tutto il Calcio minuto per minuto .Ma sapevamo che la sera tutto sarebbe cambiato SI sarebbe andati a Ballare . E Ballammo .
Mia madre era in salotto a guardare la Tv , papa’ in cucina
Stavo in corridoio poggiato al muro per infilare i miei nuovi stivali Barrow quando mi trovai sballottato tra i due lati dello stesso
Era una cosa nuova , una emozione forte.
Recuperai mamma dal salone mentre papa gridava dii scappare . eravano fuori casa ma intrappolati sul terrazzo. Potevo facilmente saltare giu ma rimanemmo assieme ,abbracciati .E venne il buio .improvviso.Feroce.Assieme si alzarono
grida ,folate di vento tra case piegate ,pianti disperati .
Quando passo’ quell’interminabile minuto , correvano le prime auto con clacson acceso .Ma non era una festa
.Velocemente ci portammo in strada verso il piazzale della stazione dove erano gli abitanti del Rione ,C’erano tutti ,i piccoli gli anziani, i piu’ vestiti da casa altri con improbabili cappotti e coperte prese nella fretta
“ce manno a Mario” era la voce di papa’.Ero il ragazzo del portone e dove ” dovevo andare” era quella casa lasciata di corsa Senza voltarci.
:Ritornare a casa per prendere il latte per bambini e cappotti e coperte per noi. Cuore a mille ed una “reputazione “ da difendere . Ritornai a casa .Lasciai la porta aperta , il corridoio mi sembro’ interminabile , uscii fuori il terrazzo ,ma delle due bottiglie di latte che il contadino Mauro ci lasciava sul muro,una era rovesciata Ripassai in cucina e dal mobile di formica marrone depredai come un Saraceno tutto cio’ che entrava nella borsa della spesa di corda di Nylon. Tornai alla stazione sentendomi un eroe ,un eroe con Colussi ed Ovo Maltina tra le mani .erano passati in tutto pochi minuti .
La gente pregava. La gente Piangeva.Si abbracciava . Era una giostra di sensazioni e luci, rumori ,paura
Passo’ un mio amico correndo,Nello Ponticorvo, che ora vive in belgio “ Alla ripa , sono cadute le case ce’ mia sorella” Mi girai verso i miei e prima che potessi dire qualcosa papa’ mi tocco la spalla “ Vai , tanto lo so vai lo stesso …” Alla stazione stavo con Fabrizio Gargiulo figliodel Sindaco ed assieme scendemmo assieme alla ripa ,Alla Madonna di Rosella trovammo gente attonita ,stupita davanti una montagna di pietre , polvere ,travi di legno
Altri amici erano la .Eravamo noi di quelli abituati a tirare notte, a far baldoria ,un poco guasconi un poco mammoni e tra loro Giacomo Marciano ,antonio Gargiulo i fratelli Cuccaro .,Luigi Gherardi
Dietro quel cumulo di cose ammassate era cio’ che rimaneva della casa ed ancora gente che chiedeva di essere presa dai piani alti.
Era forse troppo anche per noi superare quella collina ed entrare in una fossa con sopra la testa un palazzo cadente .Cuore in gola e pugni chiusi
In mezzo a tanta sconfitta, un vecchio , “Zi Aniello” cercava di salire e di scavare tra le pietre. Aveva la moglie sotto quelle macerie .Sopra i suoi troppi anni. Tiro dalla tasca il portafogli e ci imploro di scavare “ Ma che dite andiamo noi “ e ci ritrovammo tra il cumulo di macerie e le gride di chi stava sopra .
E vennero giu la famiglia Bucciero e finalmente arrivo’ la scala dei fratelli Mormile con Gerardo e Vincenzo che salirono a prendere Rosario Gargiulo e la madre ,
Ci tagliammo le mani ,la polvere entrava in gola , tra le pietre ,pezzi di vita violata , vecchie fotografie ,carillon con ballerine ,vestiti , scarpe , corone del Rosario .
Quando la scossa della una e 15 ci colse in quella fossa ,rimanemmo abbracciati Uniti.
Risalimmo oltre la barricata e ricevemmo caffe e carezze. Eravamo le braccia di quella gente
.In quella pausa di pochi minuti realizzammo quanto fossimo fragili al cospetto degli elementi
Erano cadute case alla ripa , Villa Fondi .Avevano gia trovato alcuni morti ,Carotenuto ,Martorelli
Ci vedemmo con Federico Iaccarino che stava scavando alla ripa con Peppe 105. Ci disse del ritrovamento della Lancia beta di Matteo Conte ,i familiari erano livicino e con Elio Angrilli comunicammo la triste Notizia
Non esistevano i telefonini , tutto viaggiava con staffette che portavono notizie da un posto all’altro tra equivoci, incomprensioni, notizie false
Ritornati in trincea ,spostammo pietre , e scavammo e tirammo viva una vecchietta e vedemmo mani senza vita che uscivano da quelle pietre troppo ammassate, troppo terreno e polvere per consentire di respirare
Intanto arrivo’ altra gente a scavare e quando distrutti demmo il cambio Ci demmo appuntamento in mattinata
Passammo per Via delle Rose piena di gente che dormiva in macchina e da tanti ricevemmo caffe’ ed un saluto caloroso. Uno che ci aveva visto scavare ci regalo’ un Panettone di Natale che fu la nostra cena mancata Ero con Antonio Apuzzo , avremmo dormito nella sua 850 grigia In piazza Mercato. Quando la mattina tornammo alla Casa trovammo l’esercito a scavare ,espropriandoci di quel posto che rimarra’ sempre Nostro .Il resto furono storie di solidarieta’ e di appartenenza .Non potrò dimenticare la gente radunata nelle piazze attorno la televisione , di Pertini, di Teora , Castelnuovo di Conza , di Calabritto dei 66 bambini morti in chiesa a Balvano
del freddo nell’anima per tutto quel dolore.
Poi sarebbero venuti “ loro” a sporcare con le tangenti sugli appalti , sui Terremotati in Albergo , le ruberie ,gli affari di Camorra e Colletti Bianchi , i nuovi e vecchi sciacalli .Qualcuno ancora sopravvive ,qualcuno ha figli d’arte , e noi non dovremo mai dimenticare le vittime di quel 23 Novembre1980 e mai dimenticare questi assassini di stato e la loro stirpe .”