Sorrento, ancora una frana all’interno del Vallone dei Mulini
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E’ quanto segnalato da cittadini e associazioni ambientaliste, un importante quantitativo di tufo si è staccato in questi giorni dalla parete sud ostruendo in modo abbondante il sentiero e il rivolo proveniente dal parco Ibsen. Un ulteriore crollo che sta a dimostrare il pericolo e la estrema fragilità delle pareti tufacee mentre monitoraggio e controlli assidui continuano ad essere ignorati da chi di dovere.
Sorrento – Ancora un evento franoso è da registrare all’interno del Vallone dei Mulini che si ricorda essere un luogo tra i più fotografati al mondo. Un importante quantitativo di tufo, segnalato da cittadini e Associazioni ambientaliste, si è staccato in questi giorni dalla parete sud, di fronte all’albergo Antiche Mura, precipitando giù nel burrone ostruendo il sentiero e il rivolo proveniente dal parco Ibsen. Un ulteriore segnale di quanto tale storico sito sia a pericolo di dissesto idrogeologico, tanto da essere classificato dal Piano di Stralcio dell’Autorità di Bacino, ex Campania Centrale, a Rischio Frana molto elevato e a Rischio Idraulico molto elevato, pertanto Zona Rossa. Criticità tra l’altro confermata,già varie volte in passato, da ulteriori eventi franosi che in varie occasioni hanno interessato i costoni di tale straordinario luogo.
I vari crolli del recente passato
Oltre ai numerosi eventi franosi degli anni precedenti, spesso passati inosservati, sono balzati agli onori della cronaca, soltanto negli ultimi anni, episodi come quello dell’Aprile del 2006, che secondo gli ambientalisti fu conseguenza di una ingiustificata eliminazione e capitozzatura degli alberi posti sulla parete ovest del vallone che complice l’abbondante pioggia,provocò il crollo del costone tufaceo proprio sotto l’area dell’intervento. Nell’Agosto 2014, in piena estate, dal fronte sud del vallone, proprio al di sopra del vecchio Mulino,si registrò uno scivolamento di materiale di copertura misto ad acqua con un fronte di qualche decina di metri che scivolò trascinando varie piante nel burrone. Un fenomeno, si disse all’epoca, dovuto alle numerose piogge cadute durante la primavera, ben lontane dalle “bombe d’ acqua” odierne. In tale occasione l’Amministrazione comunale immediatamente si mobilitò varando un’Ordinanza sindacale. Con la quale si invitava “ad horas” i 16 proprietari del fondo, ove vi era stato lo smottamento, ad attivarsi innanzitutto con l’interdizione sia pubblica che privata della terrazza interessata al crollo, provvedendo all’esecuzione delle necessarie opere provvisionali finalizzate alla messa in sicurezza dell’area. In quella occasione la Polizia Municipale fu incaricata di accertare l’esatta osservanza dell’Ordinanza, che a tutt’oggi (2024) non è dato sapere se sia stata ottemperata. Lasciando pericolosamente nel dubbio che da tale parte del costone possa tutt’oggi venire giù ulteriore quantitativo di materiale tenendo soprattutto conto dei frequenti improvvisi nubifragi che generano quantità di acqua al suolo sempre più imprevedibile . Altro evento franoso, all’interno del Vallone, fu registrato agli inizi di Gennaio 2015, quando sempre dalla parete ovest sottostante l’albergo “Antiche Mura”, grosse porzioni di tufo, si staccarono e rotolarono giù nel burrone andando ad ostruire ancora una volta il rivolo proveniente dal parco Ibsen. In relazione a tale ennesimo crollo il Wwf Terre del Tirreno, denunciò che nella mattinata del 16/07/2014 si era proceduto al drastico taglio a raso di alcuni importanti esemplari arborei della specie Leccio (Quercus ilex), creando una evidente e pericolosa modifica dello stato dei luoghi e delle condizioni del già fragile equilibrio idrogeologico del sito e quindi,l’evento franoso di quei giorni potrebbe benissimo essere stato addebitato a quello che fu definito uno scellerato intervento. Altro preoccupante smottamento all’interno del Vallone dei Mulini si registrò nel Gennaio del 2017 dal costone del lato est, proprio al disotto di via Fuorimura, la strada che, costeggiando il vallone, collega Piazza Tasso a Santa Lucia. Il crollo provocò il distaccamento di una enorme quantità di blocchi di tufo che stavolta andarono ad ostruire, il corso d’acqua proveniente dal Rivolo Atigliana. Infine aagli inizi di Agosto 2022 un enorme boato, a cui seguì un forte scossone e poi una nube densa di polvere si sollevò ancora una volta al di sotto di via Fuorimura trascinando nel burrone anche l’antica storica scalinata.
Una criticità sottovalutata
La successione di crolli in differenti punti stanno ad indicare la grande fragilità dell’intero costone tufaceo che circonda il Vallone. Una serie di episodi, quelli elencati, che oltre alla preoccupazione da parte delle Associazioni ambientaliste e gran parte della popolazione non ha suscitato, nel corso del tempo, lo stesso interesse e preallarme da parte del Comune e delle Autorità preposte. Lasciando intendere che quello che dovrebbe essere un controllo assiduo e competente dei nostri Valloni continua ad essere in modo inaccettabile ignorato da coloro che gestiscono un territorio morfologicamente fragile e nello stesso tempo unico e prezioso dal punto di vista paesaggistico.
A dimostrazione di tale condotta anche la evidente superficialità che caratterizzò l’iter che portò al rilascio delle autorizzazioni da parte degli Enti ed Uffici comunali, utili poi all’inizio dei lavori presso la struttura del vecchio mulino all’interno del Vallone. Eppure per mesi, a partire da giugno del 2019, gruppi di operai vi hanno lavorato senza che fosse stata messa in sicurezza la parete sovrastante all’intervento, come all’epoca previsto dalle disposizioni imposte dalla Soprintendenza e contenute nell’autorizzazione paesaggistica n. 68 del 03/06/2019 e ribadite in modo concreto nelle note inviate al Comune e al proprietario. Ovvero: “nella fase concreta di realizzazione dell’intervento le pareti del vallone” sarebbero dovute risultare “in sicurezza tramite opportune opere di consolidamento”. Ciò nonostante si continuò con i lavori al vecchio mulino per soddisfare la tanto devastante quanto assurda l’idea dell’imprenditore/proprietario ed ex assessore del comune di Sorrento (fino al giorno prima dell’acquisto del la vecchia struttura),di recuperare il rudere trasformandolo in un’attrazione turistica. Eppure la stessa relazione istruttoria di conformità urbanistica ed edilizia (prot. n. 36116 del 10 ott. 2018) a firma dell’arch. Daniele De Stefano si esprimeva chiaramente: “Stante le problematiche di altissima pericolosità del sito Zona R4 Rischio Frana Elevato, Zona P4 Pericolosità da Frana elevato, Zona P3 Rischio Idraulico elevato con notevole trasporto solido allo stato urbanisticamente gli interventi NON SONO ESEGUIBILI se non a valle della rimozione del vincolo e della redazione della nuova cartografia del PSAI” pertanto si ribadisce, nelle prescrizioni, come “ai sensi delle norme di attuazione del PSAI la fattibilità urbanistica è subordinata al superamento di declassificazione delle zone di pericolosità da parte dell’Ente preposto al Vincolo”.
Le autorizzazioni paesaggistiche
Solo dopo mesi, grazie all’interessamento del Ministro all’Ambiente Sergio Costa e della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, si giunse finalmente al blocco dei lavori e al sequestro delle opere. Il crollo di questi giorni, così come quelli precedenti stanno a dimostrare la valenza delle prescrizioni imposte nella prima autorizzazione paesaggistica (n.68/2019 ) completamente disattese dal committente con l’avallo dell’allora Amministrazione comunale. Di recente invece sono state varate due autorizzazioni, la 104 e la 52, relative ai lavori del costone sovrastante il Mulino (da accertare la proprieta) e i lavori al costone sottostante la strada che non sono altro che le prescrizioni imposte nel 2019 dalla Soprintendenza ma ignorate nell’intervento alla vecchia struttura del mulino.Infatti,l’efficacia dell’ autorizzazione paesaggistica n. 68 del 03/06/2019 rilasciata all’epoca dei lavori, era subordinata al rispetto di tutte le condizioni e prescrizioni indicate sia dalla Soprintendenza che dall’Ufficio comunale del paesaggio e precisamente la messa in sicurezza delle pareti tufacee tramite adeguate opere di consolidamento. – Mentre l’autorizzazione paesaggistica n. 104 del 22/11/2023 esprime parere favorevole all’esecuzione dei lavori di consolidamento del costone tufaceo sovrastante il vecchio Mulino, bisognerebbe però ricordare che le prescrizioni della paesaggistica n. 68 del 2019 non sono state osservate nonostante l’esecuzione dei lavori al vecchio Mulino, per cui la stessa perde la sua efficacia, e volendo essere “pignoli”,ovvero rispettare la Legge, avendo eseguiti i lavori ,gli stessi dovrebbero considerarsi abusivi e quindi attivare la procedura di acquisizione al patrimonio comunale circa la quale l’Ufficio Tecnico Comunale dovrebbe attivarsi. Tenendo anche presente che i lavori richiesti, oggetto della paesaggistica n. 104, non sono altro che una minima parte delle prescrizione imposte nella n. 68/2019.
Tuttavia, dopo anche l’ennesimo segnale lanciato dal Vallone, un’area che tra l’altro, si ricorda essere interessata da tre bacini idrografici (appartenente al Demanio Idrico e dove vige il Regio Decreto 523/1909 e soggetta anche al rilascio del parere idraulico da parte del Genio Civile) e che non bisogna mai dimenticare è classificata come “zona rossa” e soggetta, secondo le Enti preposti, ad una potenziale colata di materiale alluvionale definita nell’ordine di 100.000 mc, sarebbe quanto meno opportuno, prima di azzardare qualsiasi ulteriore intervento all’interno del sito, concentrarsi in una riperimetrazione dell’intera area che dovrebbe essere conseguente ad idonei lavori da eseguire alle pareti tufacee atti a rendere tale luogo sicuro.