Tramonti domenica 1 dicembre festeggia “Il Mosto che Diventa Vino”, uno sguardo alla storia per comprendere il futuro.
Tra una degustazione e l’altra di prodotti tipici, domenica 1 dicembre, nei pressi della Cappella Rupestre della frazione Gete del borgo di Tramonti, si festeggia “Il Mosto che Diventa Vino”, manifestazione giunta quest’anno alla XVII edizione.
Un’occasione per assistere anche alla presentazione dell’Antologia di Tramonti – Opera n.13 “L’Eco di Tramonti”, prima voce dell’informazione a Tramonti (1970-1975), curata da Antonio Giordano ed Aldo Del Pizzo.
Il confronto verte sul tema dell’evoluzione della società rurale di Tramonti tra il 1960 e il 1970, con l’analisi del fenomeno dell’emigrazione e della resilienza.
Un tema molto importante, che riflette l’esigenza della comunità di comprendere quale potrebbe essere il suo futuro, alla luce degli esempi di gentrificazione ai quali si sta assistendo in molti comuni della costiera.
Importare quel modello di sviluppo anche nei siti meno “intaccati” dal turismo di massa, risponde all’attuale richiesta di sostenibilità e come può evolvere il post-overtourism?
Questi piccoli centri che, all’originaria vocazione agricola uniscono il riconoscimento del valore Unesco, sono ecosistemi naturali ed umani molto delicati, ed il primo passo verso la strada del turismo sostenibile, è proprio quella di attenzionare l’identità del luogo: una personalità forte, dove gli abitanti sono radicati alla propria terra ed alla sua vocazione agricola.
L’identità locale ed il suo “sense of place”, forse sono ancora in grado di attirare persone esterne genuinamente interessate, e la cultura in questo processo, costituisce un mezzo molto efficace per dare visibilità al luogo, in modo che sia in sintonia con il vivere degli abitanti.